Territorio e Ambiente
Danni da xylella: per Italia Olivicola servono 500 milioni di euro
In fumo 50mila ettari di uliveti, 29mila tonnellate di olio e 390 milioni di fatturato
Bitonto - venerdì 1 marzo 2019
12.16
Una ricognizione sulla situazione del settore olivicolo nelle tre province della penisola salentina colpite dal batterio della xylella, per verificare il danno economico arrecato alle aziende interessate e determinare l'entità potenziale della spesa necessaria a ripristinare la piena capacità produttiva degli oliveti irreversibilmente danneggiati. È lo studio effettuato da Italia Olivicola, la più importante organizzazione olivicola italiana, presieduta dal bitontino Gennaro Sicolo, che ha riportato i risultati del lavoro svolto e ha formulato una proposta di intervento indirizzata alle istituzioni nazionali (in particolare MIPAAFT) e a quelle regionali e locali, consistente essenzialmente nella introduzione di uno specifico regime di aiuto per il reimpianto di ulivi in sostituzione di quelli compromessi per effetto dell'infezione parassitaria.
«Il piano – spiegano da Italia Olivicola - non deve limitarsi al ripristino dello status quo in essere prima della diffusione dell'infezione parassitaria, ma si prefigge lo scopo di favorire l'evoluzione verso un sistema produttivo moderno, efficiente, competitivo, sostenibile economicamente e dal punto di vista ambientale, professionale e in grado di attirare giovani generazioni di agricoltori. Alla base vi è la convinzione che sia necessario rivitalizzare nel più breve tempo possibile l'intera filiera olivicola delle zone interessate, per evitare un declino irreversibile del settore, con la perdita di posti di lavoro, di una coltura tipica del tessuto agricolo pugliese e di una filiera che può recitare un ruolo di primaria importanza nell'ambito dello scenario olivicolo globale».
Dopo i segnali incoraggianti del governo nazionale, «l'auspicio è che tali segnali siano confermati dalle imminenti scelte politiche e che non intervenga alcun ripensamento rispetto a quanto sembra essere acquisito negli ultimi tempi. Anzi, si spera siano abbattute le ultime residenze culturali e politiche che hanno ostacolato la ricerca di una soluzione razionale, basata su solide conoscenze scientifiche e tecniche».
Oltre alle istituzioni italiane, il documento è rivolto anche all'Unione Europea, a cui è stato chiesto di intervenire in modo diretto, come accaduto in passato per altre emergenze, una su tutte quella per la "mucca pazza", per la quale furono investiti oltre 4,7 miliardi di euro.
L'indagine che è stata eseguita, interpellando gli operatori del settore e consultando le più aggiornate fonti statistiche ufficiali, ha consentito di quantificare una perdita di produzione dell'olio di oliva nelle ultime tre campagne di commercializzazione per un importo di 390 milioni di euro nelle tre province del Salento dove la xylella è stata ad oggi rinvenuta.
«Questo dato – spiegano però i responsabile di Italia Olivicola - si riferisce alla mancata produzione lorda vendibile da parte delle aziende agricole. Ove si prendessero in considerazione anche le attività economiche a valle (frantoi, impianti di imbottigliamento, commercio e distribuzione) arriveremmo ad un mancato giro di affari complessivo per circa un miliardo di euro nel triennio considerato».
«In base ai calcoli eseguiti – si legge ancora nello studio - la produzione di olio di oliva delle province salentine nell'ultimo triennio sarebbe stata superiore in media di 29.000 tonnellate all'anno rispetto ai volumi che si sono effettivamente registrati. Pertanto l'emergenza della xylella ha comportato una contrazione del 9,5% della produzione olivicola italiana. I conteggi eseguiti si riferiscono al passato perché il danno economico è destinato a crescere negli anni a venire, per effetto della diffusione dell'emergenza sanitaria, sia nei territori già infetti, sia in quelli incolumi».
La soluzione allora è un «intervento straordinario per la realizzazione di nuovi impianti, in sostituzione di quelli che sono irrimediabilmente compromessi dalla infezione da xylella».
«In base alle stime eseguite da Italia Olivicola - si legge nella proposta di intervento - sono 50.000 gli ettari di nuovi impianti olivicoli da realizzare, di cui 3.500 in Provincia di Taranto, 10.000 a Brindisi e 36.500 nella Provincia di Lecce, che come è stato evidenziato, è quella maggiormente martoriata dalla sindrome del disseccamento rapido degli ulivi. Il costo dell'intero piano di investimenti si attesta sui 500 milioni di euro, comprendendo 400 milioni per la realizzazione dei nuovi impianti (preparazione del terreno, piantine, messa a dimora, cure agronomiche, formazione ecc.), cui si aggiungono 100 milioni di euro da erogare a favore degli olivicoltori e dei frantoiani come contributo di mancato reddito per le prime 4 annualità successive alla piantumazione. Per tale conteggio si è considerato un contributo annuo per ettaro di 500 euro».
«Il piano – spiegano da Italia Olivicola - non deve limitarsi al ripristino dello status quo in essere prima della diffusione dell'infezione parassitaria, ma si prefigge lo scopo di favorire l'evoluzione verso un sistema produttivo moderno, efficiente, competitivo, sostenibile economicamente e dal punto di vista ambientale, professionale e in grado di attirare giovani generazioni di agricoltori. Alla base vi è la convinzione che sia necessario rivitalizzare nel più breve tempo possibile l'intera filiera olivicola delle zone interessate, per evitare un declino irreversibile del settore, con la perdita di posti di lavoro, di una coltura tipica del tessuto agricolo pugliese e di una filiera che può recitare un ruolo di primaria importanza nell'ambito dello scenario olivicolo globale».
Dopo i segnali incoraggianti del governo nazionale, «l'auspicio è che tali segnali siano confermati dalle imminenti scelte politiche e che non intervenga alcun ripensamento rispetto a quanto sembra essere acquisito negli ultimi tempi. Anzi, si spera siano abbattute le ultime residenze culturali e politiche che hanno ostacolato la ricerca di una soluzione razionale, basata su solide conoscenze scientifiche e tecniche».
Oltre alle istituzioni italiane, il documento è rivolto anche all'Unione Europea, a cui è stato chiesto di intervenire in modo diretto, come accaduto in passato per altre emergenze, una su tutte quella per la "mucca pazza", per la quale furono investiti oltre 4,7 miliardi di euro.
L'indagine che è stata eseguita, interpellando gli operatori del settore e consultando le più aggiornate fonti statistiche ufficiali, ha consentito di quantificare una perdita di produzione dell'olio di oliva nelle ultime tre campagne di commercializzazione per un importo di 390 milioni di euro nelle tre province del Salento dove la xylella è stata ad oggi rinvenuta.
«Questo dato – spiegano però i responsabile di Italia Olivicola - si riferisce alla mancata produzione lorda vendibile da parte delle aziende agricole. Ove si prendessero in considerazione anche le attività economiche a valle (frantoi, impianti di imbottigliamento, commercio e distribuzione) arriveremmo ad un mancato giro di affari complessivo per circa un miliardo di euro nel triennio considerato».
«In base ai calcoli eseguiti – si legge ancora nello studio - la produzione di olio di oliva delle province salentine nell'ultimo triennio sarebbe stata superiore in media di 29.000 tonnellate all'anno rispetto ai volumi che si sono effettivamente registrati. Pertanto l'emergenza della xylella ha comportato una contrazione del 9,5% della produzione olivicola italiana. I conteggi eseguiti si riferiscono al passato perché il danno economico è destinato a crescere negli anni a venire, per effetto della diffusione dell'emergenza sanitaria, sia nei territori già infetti, sia in quelli incolumi».
La soluzione allora è un «intervento straordinario per la realizzazione di nuovi impianti, in sostituzione di quelli che sono irrimediabilmente compromessi dalla infezione da xylella».
«In base alle stime eseguite da Italia Olivicola - si legge nella proposta di intervento - sono 50.000 gli ettari di nuovi impianti olivicoli da realizzare, di cui 3.500 in Provincia di Taranto, 10.000 a Brindisi e 36.500 nella Provincia di Lecce, che come è stato evidenziato, è quella maggiormente martoriata dalla sindrome del disseccamento rapido degli ulivi. Il costo dell'intero piano di investimenti si attesta sui 500 milioni di euro, comprendendo 400 milioni per la realizzazione dei nuovi impianti (preparazione del terreno, piantine, messa a dimora, cure agronomiche, formazione ecc.), cui si aggiungono 100 milioni di euro da erogare a favore degli olivicoltori e dei frantoiani come contributo di mancato reddito per le prime 4 annualità successive alla piantumazione. Per tale conteggio si è considerato un contributo annuo per ettaro di 500 euro».