Cronaca
Devastata la casa del pentito Papaleo. Uccise per errore Anna Rosa
La sua abitazione è stata messa a soqquadro. L'Antimafia: «Vuol dire che sta rendendo dichiarazioni importanti»
Bitonto - sabato 14 aprile 2018
13.33
Il pentito è in carcere. Ma per la mala chi "tradisce" va punito e minacciato anche se lontano. Il 26 marzo scorso (anche se la notizia è stata diffusa solo nelle ultime ore, nda), i suoi ex sodali hanno devastato e saccheggiato la sua abitazione, nel centro storico di Bitonto.
Un'intimidazione bella e buona, per un bersaglio di grosso calibro. Perché in quella casa viveva la famiglia di Rocco Papaleo, 38enne arrestato insieme al 24enne Michele Sabba per l'omicidio dell'anziana 84enne Anna Rosa Tarantino, avvenuto per errore il 30 dicembre scorso, quando sotto i colpi di pistola doveva cadere Giuseppe Casadibari, di 21 anni, che rimase solo ferito.
Proprio Papaleo, assieme a Sabba, ha deciso di collaborare con i magistrati. Lo si è appreso il 12 aprile scorso durante un'udienza dinanzi al Tribunale del Riesame di Bari per la scarcerazione di Cosimo Liso, uno degli otto soggetti arrestati - insieme con Sabba e Papaleo - per quella mattinata di fuoco, nella quale si susseguirono quattro agguati, botta e risposta tra i due gruppi criminali Conte e Cipriano, culminati nell'omicidio dell'anziana.
I pubblici ministeri che coordinano le indagini, Ettore Cardinali e Marco D'Agostino, hanno depositato il verbale con cui Papaleo ha deciso di collaborare con la giustizia, rivelando particolari di quegli agguati ma anche dei conflitti interni alla criminalità organizzata bitontina negli ultimi mesi su cui continua ad indagare l'Antimafia. All'origine dello scontro ci sarebbe la gestione delle piazze di spaccio e il tradimento di alcuni sodali passati al clan rivale.
Insomma l'inchiesta che va avanti, ha spinto i suoi ex sodali, del clan Conte, a minacciare Papaleo, introducendosi nella sua abitazione e saccheggiandola. Per la Direzione Distrettuale Antimafia si tratta di «una pessima reazione del clan, che conferma che stia rendendo dichiarazioni importanti».
Un'intimidazione bella e buona, per un bersaglio di grosso calibro. Perché in quella casa viveva la famiglia di Rocco Papaleo, 38enne arrestato insieme al 24enne Michele Sabba per l'omicidio dell'anziana 84enne Anna Rosa Tarantino, avvenuto per errore il 30 dicembre scorso, quando sotto i colpi di pistola doveva cadere Giuseppe Casadibari, di 21 anni, che rimase solo ferito.
Proprio Papaleo, assieme a Sabba, ha deciso di collaborare con i magistrati. Lo si è appreso il 12 aprile scorso durante un'udienza dinanzi al Tribunale del Riesame di Bari per la scarcerazione di Cosimo Liso, uno degli otto soggetti arrestati - insieme con Sabba e Papaleo - per quella mattinata di fuoco, nella quale si susseguirono quattro agguati, botta e risposta tra i due gruppi criminali Conte e Cipriano, culminati nell'omicidio dell'anziana.
I pubblici ministeri che coordinano le indagini, Ettore Cardinali e Marco D'Agostino, hanno depositato il verbale con cui Papaleo ha deciso di collaborare con la giustizia, rivelando particolari di quegli agguati ma anche dei conflitti interni alla criminalità organizzata bitontina negli ultimi mesi su cui continua ad indagare l'Antimafia. All'origine dello scontro ci sarebbe la gestione delle piazze di spaccio e il tradimento di alcuni sodali passati al clan rivale.
Insomma l'inchiesta che va avanti, ha spinto i suoi ex sodali, del clan Conte, a minacciare Papaleo, introducendosi nella sua abitazione e saccheggiandola. Per la Direzione Distrettuale Antimafia si tratta di «una pessima reazione del clan, che conferma che stia rendendo dichiarazioni importanti».