Territorio e Ambiente
«Droni e fototrappole contro gli sporcaccioni a Bitonto»
Nella ricetta delle associazioni ambientaliste anche una task force per controllare il territorio
Bitonto - domenica 13 dicembre 2020
10.22
Bonifica radicale, poi controllo da terra e dal cielo, sia con supporti tecnologici che con maggiori risorse umane. Sono questi, in estrema sintesi, i nodi da affrontare secondo le associazioni ambientaliste bitontine che hanno scritto al sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio e all'assessore al Verde e Decoro Urbano, Cosimo Bonasia, per offrire soluzioni all'atavico problema dell'abbandono di rifiuti che puntualmente si trasformano in roghi tossici.
«Nei giorni scorsi – scrivono i firmatari della nota, ha destato curiosità ed interesse la geolocalizzazione di quasi trecento siti con rifiuti abbandonati ( alcuni con rifiuti speciali e pericolosi tipo amianto) da parte di un cittadino, Vito D'Alessandro, da tempo impegnato su questo tema. Quello che, però, fa più rabbia è constatare che, nonostante già in passato alcune associazioni cittadine avevano segnalato e denunciato alle Autorità Competenti la presenza di queste discariche a cielo aperto, nulla sia cambiato negli ultimi anni. Ricordiamo, infatti, le numerose segnalazioni dei Volontari dei SASS Puglia e di Fare Verde Bitonto, nonché l'iniziativa del circolo Legambiente Bitonto "Pino di Terlizzi" denominata Scatta&Mappa e le recenti operazioni di pulizia di altri gruppi locali quali VogliAMO Bitonto Pulita».
Come fare dunque per evitare che i veleni tossici sprigionati dai roghi continuino a rivesarsi nel cibo e nell'acqua che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole? Le soluzioni sono state offerte dal gruppo di associazioni che hanno scritto a Palazzo Gentile, composto da Fare Verde Bitonto, Comitato Ambiente è Vita, Sass Puglia, VogliAMO Bitonto Pulita, Inachis Bitonto, circolo Legambiente Bitonto "Pino di Terlizzi" e NPC Puglia.
Innanzitutto fototrappole e droni, «così da poter monitorare e intervenire in tempo reale alla prima avvisaglia di abbandono rifiuti o incendio degli stessi».
Poi «un tavolo tecnico con tutti i soggetti portatori di interessi (Associazioni e comitati di categoria, Associazioni di volontariato e protezione civile), Enti (Regione, Parco, Città metropolitana, Comune, Consulte, comitati di quartiere), Sanb, Forze dell'ordine e liberi cittadini attenti alla salvaguardia del territorio, al fine di costituire una task force o un osservatorio sull'ambiente che monitori il fenomeno, anche con la costituzione di squadre che vigilino in modo da scoraggiare e dissuadere i malintenzionati, gestite da un'unica cabina di regia».
Impossibile, secondo gli ambientalisti, non passare attraverso la bonifica e mappatura del territorio, anche se non vengono indicate le fonti di finanziamento di queste e delle altre attività, che comportano l'impegno di cifre a sei zeri.
A queste attività andrebbero aggiunti poi controlli a tappeto per far rispettare le ordinanze sindacali che obbligano i proprietari dei fondi alla manutenzione e al controllo dei terreni e contro l'abbandono di rifiuti e l'accensione di roghi. Per completare l'opera, poi, si richiede anche l'installazione «di una rete di videocamere di sorveglianza ad ogni varco di ingresso/uscita dalla città che possa riprendere il movimento di qualsiasi mezzo di trasporto» e l'avvio di «campagne con promozione di sistemi informativi e formativi diffusi che accompagnino le campagne di raccolta dei rifiuti, in modo da diffondere una corretta cultura del riciclaggio e della prevenzione nella produzione di rifiuti, anche con la semplice affissione di manifesti che informino, per esempio, la popolazione sui rischi per la salute e le pene connesse al reato di combustione illecita di rifiuti».
Al di là della fattibilità delle proposte suggerite, un primo risultato è di certo stato ottenuto: l'unità dei soggetti e delle associazioni sensibili al tema ambientale che, unendo le forze e le competenze, potrebbe partorire progetti di tutela e salvaguardia efficaci per consegnare alle giovani generazioni un territorio meno flagellato e più sicuro da vivere.
«Nei giorni scorsi – scrivono i firmatari della nota, ha destato curiosità ed interesse la geolocalizzazione di quasi trecento siti con rifiuti abbandonati ( alcuni con rifiuti speciali e pericolosi tipo amianto) da parte di un cittadino, Vito D'Alessandro, da tempo impegnato su questo tema. Quello che, però, fa più rabbia è constatare che, nonostante già in passato alcune associazioni cittadine avevano segnalato e denunciato alle Autorità Competenti la presenza di queste discariche a cielo aperto, nulla sia cambiato negli ultimi anni. Ricordiamo, infatti, le numerose segnalazioni dei Volontari dei SASS Puglia e di Fare Verde Bitonto, nonché l'iniziativa del circolo Legambiente Bitonto "Pino di Terlizzi" denominata Scatta&Mappa e le recenti operazioni di pulizia di altri gruppi locali quali VogliAMO Bitonto Pulita».
Come fare dunque per evitare che i veleni tossici sprigionati dai roghi continuino a rivesarsi nel cibo e nell'acqua che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole? Le soluzioni sono state offerte dal gruppo di associazioni che hanno scritto a Palazzo Gentile, composto da Fare Verde Bitonto, Comitato Ambiente è Vita, Sass Puglia, VogliAMO Bitonto Pulita, Inachis Bitonto, circolo Legambiente Bitonto "Pino di Terlizzi" e NPC Puglia.
Innanzitutto fototrappole e droni, «così da poter monitorare e intervenire in tempo reale alla prima avvisaglia di abbandono rifiuti o incendio degli stessi».
Poi «un tavolo tecnico con tutti i soggetti portatori di interessi (Associazioni e comitati di categoria, Associazioni di volontariato e protezione civile), Enti (Regione, Parco, Città metropolitana, Comune, Consulte, comitati di quartiere), Sanb, Forze dell'ordine e liberi cittadini attenti alla salvaguardia del territorio, al fine di costituire una task force o un osservatorio sull'ambiente che monitori il fenomeno, anche con la costituzione di squadre che vigilino in modo da scoraggiare e dissuadere i malintenzionati, gestite da un'unica cabina di regia».
Impossibile, secondo gli ambientalisti, non passare attraverso la bonifica e mappatura del territorio, anche se non vengono indicate le fonti di finanziamento di queste e delle altre attività, che comportano l'impegno di cifre a sei zeri.
A queste attività andrebbero aggiunti poi controlli a tappeto per far rispettare le ordinanze sindacali che obbligano i proprietari dei fondi alla manutenzione e al controllo dei terreni e contro l'abbandono di rifiuti e l'accensione di roghi. Per completare l'opera, poi, si richiede anche l'installazione «di una rete di videocamere di sorveglianza ad ogni varco di ingresso/uscita dalla città che possa riprendere il movimento di qualsiasi mezzo di trasporto» e l'avvio di «campagne con promozione di sistemi informativi e formativi diffusi che accompagnino le campagne di raccolta dei rifiuti, in modo da diffondere una corretta cultura del riciclaggio e della prevenzione nella produzione di rifiuti, anche con la semplice affissione di manifesti che informino, per esempio, la popolazione sui rischi per la salute e le pene connesse al reato di combustione illecita di rifiuti».
Al di là della fattibilità delle proposte suggerite, un primo risultato è di certo stato ottenuto: l'unità dei soggetti e delle associazioni sensibili al tema ambientale che, unendo le forze e le competenze, potrebbe partorire progetti di tutela e salvaguardia efficaci per consegnare alle giovani generazioni un territorio meno flagellato e più sicuro da vivere.