Attualità
Ecco dove passarono i nazisti a Bitonto durante la II Guerra Mondiale
LE FOTO - Dai reperti trovati nelle campagne l'associazione Bitonto da Riscoprire traccia la strada della ritirata tedesca
Bitonto - sabato 3 marzo 2018
11.03
La città, per sua fortuna, non conobbe la tragedia dei bombardamenti e dei rastrellamenti, ma i movimenti delle truppe tedesche in ritirata e di quelle inglesi in avanzamento durante la II Guerra Mondiale furono determinanti sul territorio bitontino che è tuttora disseminato di reperti provenienti dagli eserciti in lotta. A ritrovarli per tentare di tracciare con maggiore precisione la mappa degli spostamenti militari durante quegli anni cruciali sono stati gli attivisti dell'associazione Bitonto da Riscoprire, nata dall'idea di Pasquale Fallacara, da sempre appassionato di storia locale e custode di molti interessanti spunti di approfondimento.
Uno di questi è certamente la sua ultima "escursione" tra le campagne bitontine a caccia dell'esatta posizione dell'accampamento tedesco smantellato in tutta furia durante l'avanzata degli Alleati, nel settembre del 1943. Gli indizi lo hanno portato fino al Trappeto Patierno, nell'omonima contrada, adiacente alla Sala del Regno dei testimoni di Geova, in via Ganga di Lupo. Proprio qui Fallacara, assieme all'ex consigliere comunale Franco Mundo e agli altri componenti dell'associazione, ha provato a tracciare un modello di decodificazione dei tantissimi reperti individuati, sia nazisti che inglesi, visto che i militari del Regno Unito hanno certamente sostituito in quei luoghi i tedeschi dopo la loro fuga repentina. Tra il Trappeto Patierno e la contrada Antica dei Giardini, in territorio di Giovinazzo ma in stretta interconnessione col confine di Bitonto, i due appassionati hanno rinvenuto bottiglie e cocci ceramici con le insegne naziste, cartucce e munizionamento di vario tipo, fibre provenienti dall'equipaggiamento militare, boccette di unguenti e medicinali, bottoni di uniformi con i marchi delle aziende inglesi e tedesche che le fornivano agli eserciti e persino le micce di innesco degli esplosivi. Tutto consegnato, come previsto dalla legge, alla Polizia che dovrà valutarne l'effettiva pericolosità. In ogni caso un universo fatto di piccoli pezzi di vita militare rimasto disseminato sul terreno per tre quarti di secolo e ora tornato alla luce per fornire, forse, un quadro più preciso degli avvenimenti che hanno caratterizzato e poi segnato la storia moderna.
IL RACCONTO E LA MEMORIA
«Le nostre campagne – spiega Franco Mundo scavando fra i ricordi - una foresta di ulivi secolari e più alti dell'attuale conduzione agronomica, si prestavano particolarmente per mimetizzare questi depositi alla vista dall'alto. Lungo alcune strade di campagna, furono requisite delle aree che i nostri contadini chiamavano "piazzole" destinate all'uso descritto. Il munizionamento era poi assemblato nel Campo 1010, la famosa "ioio", in pratica era una polveriera, che si trovava dove oggi sorge il quartiere Enziteto e dove i carichi di bombe di ogni tipo (prive solo di spoletta) venivano messi sui camion e inviate al fronte. Mio padre, ci lavorò con altri concittadini per più di un anno.
«Purtroppo – aggiunge Mundo parlando dei reperti rinvenuti - dopo l'8/9/"43, la miseria aggravata dalla guerra, la fame e la penuria di fibre e metalli, spinse alcuni nostri compaesani ad approvvigionarsi illecitamente di queste cose presso i depositi sopra descritti. E tra le varie materie ricercate vi erano le fibre che servivano per creare tessuti. Non furono risparmiati nemmeno i nastri utilizzati per tenere insieme i proiettili per le mitragliatrici. Nastri che erano di tela. E la cosa tragica, raccontata dagli anziani, era che una volta sfilati i proiettili e rimosso il solo nastro, i proiettili venivano rimessi nelle cassette per non far scoprire questo tipo di "prelievo". Si trattava in realtà di tremendi atti di sabotaggio anche se chi li perpetrava non lo faceva per sabotare. Immaginate voi quando, sulla linea di fuoco, i soldati dovevano rifornire una mitragliatrice e si trovavano nell'impossibilità di poter sostituire un nastro esausto con .....inservibili proiettili. Cose di questo tipo e il contrabbando di vari materiali, compresi i viveri, provocarono la reazione energica degli inglesi che controllavano la piazza cittadina. Ci furono minuziosi rastrellamenti che provocarono una pericolosa tensione tra militari inglesi e una parte della popolazione».
«Circa la presenza dei tedeschi in città – scrive ancora l'ex consigliere comunale - posso confermare di si per averlo ascoltato più volte dai miei genitori che nel settembre "43 avevano rispettivamente 16 e 17 anni. Alla loro testimonianza, parlavano di una lunga fila di carri armati e blindati che iniziava da Piazza Porta Robustina e terminava oltre il cimitero, si aggiunge quello di mia suocera che con la sua famiglia abitava a via Antica Chinise, a pochi passi dal cimitero cittadino. Raccontava la madre di mia moglie, che suo padre, reduce della Grande Guerra, quando vide alcuni soldati tedeschi scavare e riempire alcuni sacchetti con il terreno, non riuscì a controllare l'emozione e scoppiò in un pianto dirotto e disperato perché per lui, ciò significava trincerarsi, prepararsi al combattimento, con il fondato pericolo che di lì a poco, nella migliore delle ipotesi, sarebbero stati fatti evacuare dai militari germanici con il conseguente abbandono della casa e dei loro averi. In realtà, con molta probabilità, quei soldati stavano semplicemente predisponendo delle postazioni per le sentinelle che dovevano servire a prevenire eventuali minacce durante l'accampamento notturno e il coprifuoco».
Uno di questi è certamente la sua ultima "escursione" tra le campagne bitontine a caccia dell'esatta posizione dell'accampamento tedesco smantellato in tutta furia durante l'avanzata degli Alleati, nel settembre del 1943. Gli indizi lo hanno portato fino al Trappeto Patierno, nell'omonima contrada, adiacente alla Sala del Regno dei testimoni di Geova, in via Ganga di Lupo. Proprio qui Fallacara, assieme all'ex consigliere comunale Franco Mundo e agli altri componenti dell'associazione, ha provato a tracciare un modello di decodificazione dei tantissimi reperti individuati, sia nazisti che inglesi, visto che i militari del Regno Unito hanno certamente sostituito in quei luoghi i tedeschi dopo la loro fuga repentina. Tra il Trappeto Patierno e la contrada Antica dei Giardini, in territorio di Giovinazzo ma in stretta interconnessione col confine di Bitonto, i due appassionati hanno rinvenuto bottiglie e cocci ceramici con le insegne naziste, cartucce e munizionamento di vario tipo, fibre provenienti dall'equipaggiamento militare, boccette di unguenti e medicinali, bottoni di uniformi con i marchi delle aziende inglesi e tedesche che le fornivano agli eserciti e persino le micce di innesco degli esplosivi. Tutto consegnato, come previsto dalla legge, alla Polizia che dovrà valutarne l'effettiva pericolosità. In ogni caso un universo fatto di piccoli pezzi di vita militare rimasto disseminato sul terreno per tre quarti di secolo e ora tornato alla luce per fornire, forse, un quadro più preciso degli avvenimenti che hanno caratterizzato e poi segnato la storia moderna.
IL RACCONTO E LA MEMORIA
«Le nostre campagne – spiega Franco Mundo scavando fra i ricordi - una foresta di ulivi secolari e più alti dell'attuale conduzione agronomica, si prestavano particolarmente per mimetizzare questi depositi alla vista dall'alto. Lungo alcune strade di campagna, furono requisite delle aree che i nostri contadini chiamavano "piazzole" destinate all'uso descritto. Il munizionamento era poi assemblato nel Campo 1010, la famosa "ioio", in pratica era una polveriera, che si trovava dove oggi sorge il quartiere Enziteto e dove i carichi di bombe di ogni tipo (prive solo di spoletta) venivano messi sui camion e inviate al fronte. Mio padre, ci lavorò con altri concittadini per più di un anno.
«Purtroppo – aggiunge Mundo parlando dei reperti rinvenuti - dopo l'8/9/"43, la miseria aggravata dalla guerra, la fame e la penuria di fibre e metalli, spinse alcuni nostri compaesani ad approvvigionarsi illecitamente di queste cose presso i depositi sopra descritti. E tra le varie materie ricercate vi erano le fibre che servivano per creare tessuti. Non furono risparmiati nemmeno i nastri utilizzati per tenere insieme i proiettili per le mitragliatrici. Nastri che erano di tela. E la cosa tragica, raccontata dagli anziani, era che una volta sfilati i proiettili e rimosso il solo nastro, i proiettili venivano rimessi nelle cassette per non far scoprire questo tipo di "prelievo". Si trattava in realtà di tremendi atti di sabotaggio anche se chi li perpetrava non lo faceva per sabotare. Immaginate voi quando, sulla linea di fuoco, i soldati dovevano rifornire una mitragliatrice e si trovavano nell'impossibilità di poter sostituire un nastro esausto con .....inservibili proiettili. Cose di questo tipo e il contrabbando di vari materiali, compresi i viveri, provocarono la reazione energica degli inglesi che controllavano la piazza cittadina. Ci furono minuziosi rastrellamenti che provocarono una pericolosa tensione tra militari inglesi e una parte della popolazione».
«Circa la presenza dei tedeschi in città – scrive ancora l'ex consigliere comunale - posso confermare di si per averlo ascoltato più volte dai miei genitori che nel settembre "43 avevano rispettivamente 16 e 17 anni. Alla loro testimonianza, parlavano di una lunga fila di carri armati e blindati che iniziava da Piazza Porta Robustina e terminava oltre il cimitero, si aggiunge quello di mia suocera che con la sua famiglia abitava a via Antica Chinise, a pochi passi dal cimitero cittadino. Raccontava la madre di mia moglie, che suo padre, reduce della Grande Guerra, quando vide alcuni soldati tedeschi scavare e riempire alcuni sacchetti con il terreno, non riuscì a controllare l'emozione e scoppiò in un pianto dirotto e disperato perché per lui, ciò significava trincerarsi, prepararsi al combattimento, con il fondato pericolo che di lì a poco, nella migliore delle ipotesi, sarebbero stati fatti evacuare dai militari germanici con il conseguente abbandono della casa e dei loro averi. In realtà, con molta probabilità, quei soldati stavano semplicemente predisponendo delle postazioni per le sentinelle che dovevano servire a prevenire eventuali minacce durante l'accampamento notturno e il coprifuoco».