Cronaca
Ex ospedale, Damascelli (FI): «Emiliano rispetti i patti coi bitontini»
Ambulatori depotenziati, liste d'attesa sterminate, strumenti obsoleti e vigilanza notturna le criticità da risolvere
Bitonto - giovedì 27 giugno 2019
7.01
«Dalle parole ai fatti: basta attese per la completa riconversione e operatività del PTA di Bitonto. È la mia richiesta all'assessore alla Sanità (Michele Emiliano, n.d.r.) e ai direttori dell'Asl Bari e del Dipartimento Promozione della Salute della Regione Puglia, che ho chiesto di audire in Commissione regionale Sanità affinché vengano formalizzati gli impegni precisi che hanno assunto, nella nostra lunga interlocuzione, per risolvere le criticità del Presidio territoriale di assistenza bitontino». È questa l'iniziativa intrapresa da Domenico Damascelli, consigliere regionale di Forza Italia, che ha chiesto al governatore pugliese, che è anche assessore alla Sanità, di mettere nero su bianco i suoi impegni col presidio sanitario bitontino.
«Più di otto anni – spiega il forzista – sono passati da quel 22 marzo 2011 che ha segnato l'inizio della riconversione dell'ex ospedale, ma molto c'è ancora da fare per razionalizzare ed ottimizzare le risorse umane e strumentali e gli spazi di cui dispone. Più volte ho evidenziato i problemi organizzativi e operativi del presidio, e mi è stato dato atto della fattibilità delle mie richieste: nessuna luna nel pozzo ma interventi opportuni e perfettamente realizzabili, grazie agli oltre cinque milioni di euro di risorse europee già stanziate ad hoc, rimaste però nei cassetti della Regione».
Tantissime le criticità rilevate da Damascelli che chiede di «garantire la piena funzionalità degli ambulatori specialistici, depotenziati o addirittura chiusi a seguito del pensionamento dei medici responsabili senza che nessuno ne abbia programmato la sostituzione; implementare il personale in organico per sbloccare le agende delle prenotazioni e smaltire le liste d'attesa; attivare la Casa della Salute per poter erogare la dovuta continuità assistenziale; rinnovare il parco delle tecnologie elettromedicali, vecchio di almeno dieci anni: sono tutte richieste sensate dalla cui realizzazione dipende il buon funzionamento di una struttura sanitaria di prossimità con un vastissimo bacino d'utenza».
«E poi c'è la questione del Punto di Primo Intervento Territoriale – rincara il consigliere regionale - che dev'essere messo nelle condizioni di operare al meglio visto che eroga circa 7mila prestazioni all'anno e contribuisce a drenare i codici bianchi e verdi che altrimenti affollerebbero i pronto soccorso degli ospedali. Per non parlare dell'emergenza sicurezza, che impone un servizio di vigilanza per fermare e scoraggiare le continue intrusioni, soprattutto notturne, che espongono l'ex ospedale a furti, danneggiamenti e bivacchi».
«Tutto questo l'ho ribadito in più occasioni. È giunto il momento – aggiunge ancora Damascelli – di mettere nero su bianco questi impegni, perché chi li disattende se ne assuma la responsabilità dinanzi ai cittadini, che rivendicano legittimamente un PTA efficiente, con ambienti a norma e personale adeguato a svolgere le ordinarie prestazioni sanitarie».
«Le sorti del presidio bitontino – conclude – dipendono esclusivamente dalla volontà politica, da scelte di programmazione sanitaria e da decisioni che non possono prescindere dal potenziamento della medicina del territorio, che il presidente-assessore alla Sanità, Emiliano (così come il suo predecessore Vendola) aveva promesso come 'risarcimento' per la chiusura degli ospedali, stringendo un patto con i pugliesi che non ha mai rispettato».
«Più di otto anni – spiega il forzista – sono passati da quel 22 marzo 2011 che ha segnato l'inizio della riconversione dell'ex ospedale, ma molto c'è ancora da fare per razionalizzare ed ottimizzare le risorse umane e strumentali e gli spazi di cui dispone. Più volte ho evidenziato i problemi organizzativi e operativi del presidio, e mi è stato dato atto della fattibilità delle mie richieste: nessuna luna nel pozzo ma interventi opportuni e perfettamente realizzabili, grazie agli oltre cinque milioni di euro di risorse europee già stanziate ad hoc, rimaste però nei cassetti della Regione».
Tantissime le criticità rilevate da Damascelli che chiede di «garantire la piena funzionalità degli ambulatori specialistici, depotenziati o addirittura chiusi a seguito del pensionamento dei medici responsabili senza che nessuno ne abbia programmato la sostituzione; implementare il personale in organico per sbloccare le agende delle prenotazioni e smaltire le liste d'attesa; attivare la Casa della Salute per poter erogare la dovuta continuità assistenziale; rinnovare il parco delle tecnologie elettromedicali, vecchio di almeno dieci anni: sono tutte richieste sensate dalla cui realizzazione dipende il buon funzionamento di una struttura sanitaria di prossimità con un vastissimo bacino d'utenza».
«E poi c'è la questione del Punto di Primo Intervento Territoriale – rincara il consigliere regionale - che dev'essere messo nelle condizioni di operare al meglio visto che eroga circa 7mila prestazioni all'anno e contribuisce a drenare i codici bianchi e verdi che altrimenti affollerebbero i pronto soccorso degli ospedali. Per non parlare dell'emergenza sicurezza, che impone un servizio di vigilanza per fermare e scoraggiare le continue intrusioni, soprattutto notturne, che espongono l'ex ospedale a furti, danneggiamenti e bivacchi».
«Tutto questo l'ho ribadito in più occasioni. È giunto il momento – aggiunge ancora Damascelli – di mettere nero su bianco questi impegni, perché chi li disattende se ne assuma la responsabilità dinanzi ai cittadini, che rivendicano legittimamente un PTA efficiente, con ambienti a norma e personale adeguato a svolgere le ordinarie prestazioni sanitarie».
«Le sorti del presidio bitontino – conclude – dipendono esclusivamente dalla volontà politica, da scelte di programmazione sanitaria e da decisioni che non possono prescindere dal potenziamento della medicina del territorio, che il presidente-assessore alla Sanità, Emiliano (così come il suo predecessore Vendola) aveva promesso come 'risarcimento' per la chiusura degli ospedali, stringendo un patto con i pugliesi che non ha mai rispettato».