Cronaca
Gargano: «L'omicidio è stato l'epilogo di una grave contrapposizione fra i due gruppi»
Una recrudescenza del contrasto tra i Cipriano e i Conte nella ricostruzione del dirigente della Squadra Mobile
Bitonto - domenica 18 marzo 2018
Una recrudescenza del contrasto tra i clan Cipriano e Conte hanno portato alla guerra di malavita culminata nell'omicidio di Anna Rosa Tarantino, l'anziana di 83 anni, innocente, uccisa il 30 dicembre scorso in via Marteri nel centro storico di Bitonto, durante un agguato.
La donna si trovò sfortunatamente sulla traiettoria dei proiettili che dovevano eliminare il 20enne Giuseppe Casadibari, rimasto ferito in modo serio. Questa la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo pugliese, Giovanni Anglana, una ordinanza cautelare in carcere a carico di esponenti delle due organizzazioni.
«Quando siamo intervenuti sul posto - ha raccontato Annino Gargano, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Bari - avevamo già chiaro che era in atto uno scontro tra i sodalizi Cipriano e Conte che facevano dello spaccio di stupefacenti la loro attività principale, fioriera di scontri anche armati. L'episodio più grave, la morte della Tarantino e il ferimento di Casadibari, è stato l'epilogo della contrapposizione fra i due gruppi».
Sette gli arresti effettuati da Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri. Si tratta di Francesco Colasuonno, 31 anni, Benito Ruggiero, 28, Rocco Mena, 30, Michele Rizzo, 45, Cosimo Liso, 23, Michele Sabba, 24, Rocco Papaleo, 38. I reati contestati, a vario titolo, sono omicidio, tentato omicidio, spari in luogo pubblico, detenzione e porto abusivo di armi, minaccia e violenza privata, tutti aggravati dall'aver agito con il metodo mafioso.
La mattina del 30 dicembre, in poche ore, avvennero quattro sparatorie in vari quartieri della cittadina, una delle quali mortale, tra il gruppo dei Conte, operativo nella periferia e precisamente nel complesso di case popolari di via Pertini, e il gruppo dei Cipriano, capeggiato dal pluripregiudicato Francesco Colasuonno, detto Ciccio Cipriano, operativo nel centro storico di Bitonto.
Entrambi fanno affari nel settore della commercializzazione di stupefacenti, attraverso il controllo di piazze di spaccio ricadenti nei rispettivi territori di influenza. Dalla scissione si è avvantaggiata la consorteria del clan Conte, che ha così creato una enclave nel borgo antico e la relativa piazza di spaccio. Una iniziativa criminale che è entrata in rotta di collisione con gli interessi del clan Cipriano, fino a quel momento egemone nel centro storico bitontino.
Già a ottobre del 2017, le indagini, coordinate dalla Procura di Bari e condotte dalla Polizia di Stato, avevano consentito di intervenire con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre esponenti del gruppo Conte: Vito Antonio Tarullo, Vincenzo Caputo e Domenico Liso, ritenuti responsabili del violento pestaggio, avvenuto nel precedente mese di settembre, ai danni di un esponente dei rivali Cipriano.
In questo quadro, a partire dalla vigilia di Natale scorso, in un crescendo di episodi di violenza ed aggressioni, i due gruppi rivali si sono affrontati armi in pugno, fino alla giornata del 29 dicembre, quando, esponenti dei Cipriano hanno ordinato, secondo gli inquirenti, all'ex sodale Cosimo Liso (fratello di Domenico), da qualche tempo, come il congiunto, transitato nel gruppo Conte, di abbandonare la propria abitazione nel centro storico.
Una minaccia che, stando agli accertamenti investigativi, ha provocato la reazione di Liso che, nella prima mattina del 30 dicembre, con una prima azione armata, avrebbe innescato un meccanismo di botta e risposta, una serie di azioni di fuoco per le vie di Bitonto, culminate con la tragica sparatoria a seguito della quale venne mortalmente ferita Anna Rosa Tarantino e anche il giovane gregario del gruppo Cipriano, Giuseppe Casadibari.
«L'epilogo è stato proprio l'omicidio dell'83enne Anna Rosa Tarantino con l'esplosione di colpi di pistola da parte di due soggetti del clan Conte che secondo le indagini - ha proseguito con dovizia di particolari Gargano - sono stati individuati in Michele Sabba e Rocco Papaleo: i due, in concorso, hanno esploso, con due pistole semiautomatiche calibro 9, numerosi colpi uccidendo Anna Rosa Tarantino e ferendo anche Giuseppe Casadibari».
«Gli autori si sono poi dileguati, recandosi in campagna per disfarsi degli indumenti da loro utilizzati e delle armi. Lo spaccio di stupefacenti e il controllo delle piazze di spaccio sono stati il minimo comune denominatore - ha concluso Gargano - delle vicende culminate con la tragica sparatoria del 30 dicembre».
La donna si trovò sfortunatamente sulla traiettoria dei proiettili che dovevano eliminare il 20enne Giuseppe Casadibari, rimasto ferito in modo serio. Questa la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo pugliese, Giovanni Anglana, una ordinanza cautelare in carcere a carico di esponenti delle due organizzazioni.
«Quando siamo intervenuti sul posto - ha raccontato Annino Gargano, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Bari - avevamo già chiaro che era in atto uno scontro tra i sodalizi Cipriano e Conte che facevano dello spaccio di stupefacenti la loro attività principale, fioriera di scontri anche armati. L'episodio più grave, la morte della Tarantino e il ferimento di Casadibari, è stato l'epilogo della contrapposizione fra i due gruppi».
Sette gli arresti effettuati da Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri. Si tratta di Francesco Colasuonno, 31 anni, Benito Ruggiero, 28, Rocco Mena, 30, Michele Rizzo, 45, Cosimo Liso, 23, Michele Sabba, 24, Rocco Papaleo, 38. I reati contestati, a vario titolo, sono omicidio, tentato omicidio, spari in luogo pubblico, detenzione e porto abusivo di armi, minaccia e violenza privata, tutti aggravati dall'aver agito con il metodo mafioso.
La mattina del 30 dicembre, in poche ore, avvennero quattro sparatorie in vari quartieri della cittadina, una delle quali mortale, tra il gruppo dei Conte, operativo nella periferia e precisamente nel complesso di case popolari di via Pertini, e il gruppo dei Cipriano, capeggiato dal pluripregiudicato Francesco Colasuonno, detto Ciccio Cipriano, operativo nel centro storico di Bitonto.
Entrambi fanno affari nel settore della commercializzazione di stupefacenti, attraverso il controllo di piazze di spaccio ricadenti nei rispettivi territori di influenza. Dalla scissione si è avvantaggiata la consorteria del clan Conte, che ha così creato una enclave nel borgo antico e la relativa piazza di spaccio. Una iniziativa criminale che è entrata in rotta di collisione con gli interessi del clan Cipriano, fino a quel momento egemone nel centro storico bitontino.
Già a ottobre del 2017, le indagini, coordinate dalla Procura di Bari e condotte dalla Polizia di Stato, avevano consentito di intervenire con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre esponenti del gruppo Conte: Vito Antonio Tarullo, Vincenzo Caputo e Domenico Liso, ritenuti responsabili del violento pestaggio, avvenuto nel precedente mese di settembre, ai danni di un esponente dei rivali Cipriano.
In questo quadro, a partire dalla vigilia di Natale scorso, in un crescendo di episodi di violenza ed aggressioni, i due gruppi rivali si sono affrontati armi in pugno, fino alla giornata del 29 dicembre, quando, esponenti dei Cipriano hanno ordinato, secondo gli inquirenti, all'ex sodale Cosimo Liso (fratello di Domenico), da qualche tempo, come il congiunto, transitato nel gruppo Conte, di abbandonare la propria abitazione nel centro storico.
Una minaccia che, stando agli accertamenti investigativi, ha provocato la reazione di Liso che, nella prima mattina del 30 dicembre, con una prima azione armata, avrebbe innescato un meccanismo di botta e risposta, una serie di azioni di fuoco per le vie di Bitonto, culminate con la tragica sparatoria a seguito della quale venne mortalmente ferita Anna Rosa Tarantino e anche il giovane gregario del gruppo Cipriano, Giuseppe Casadibari.
«L'epilogo è stato proprio l'omicidio dell'83enne Anna Rosa Tarantino con l'esplosione di colpi di pistola da parte di due soggetti del clan Conte che secondo le indagini - ha proseguito con dovizia di particolari Gargano - sono stati individuati in Michele Sabba e Rocco Papaleo: i due, in concorso, hanno esploso, con due pistole semiautomatiche calibro 9, numerosi colpi uccidendo Anna Rosa Tarantino e ferendo anche Giuseppe Casadibari».
«Gli autori si sono poi dileguati, recandosi in campagna per disfarsi degli indumenti da loro utilizzati e delle armi. Lo spaccio di stupefacenti e il controllo delle piazze di spaccio sono stati il minimo comune denominatore - ha concluso Gargano - delle vicende culminate con la tragica sparatoria del 30 dicembre».