Territorio e Ambiente
I cinghiali sono arrivati anche a Mariotto
Un branco ha devastato le coltivazioni in una azienda agricola
Bitonto - martedì 9 maggio 2017
13.47
I cinghiali ormai sono arrivati anche nel territorio di Bitonto. Dopo i numerosi avvistamenti all'interno del Parco di Lama Balice, ma nella zona del quartiere San Paolo e quello, isolato, di un piccolo animale nella zona 167 la scorsa estate, ieri un grosso branco è stato sorpreso all'interno dell'azienda agricola biologica Silva, nell'area del Parco dell'Alta Murgia, esattamente sulla Murgia del Ceraso in zona Pietre Tagliate a Mariotto. Come dimostrato dalle foto girate a BitontoViva e scattate dall'agronomo della stessa azienda amministrata da Claudia Delle Foglie, circa sette esemplari adulti e un numero imprecisato di piccoli hanno messo a soqquadro buona parte dei 110 ettari coltivati a piselli, lenticchie e grano, completando il "lavoro" già iniziato nei giorni precedenti.
Quest'anno, fanno sapere dall'azienda, nonostante la terribile siccità il raccolto sarebbe risultato molto ricco (i piselli erano quasi maturi) ma nei gironi scorsi è stato devastato completamente dai cinghiali che quotidianamente accorrono in branchi di anche 50 elementi, tra adulti giganteschi e cuccioli. Al tentativo di spaventarli con i rumori le femmine e i cuccioli sono fuggiti mentre due maschi adulti hanno puntato l'agronomo, che a quel punto si è ovviamente allontanato.
I problemi legati al numero eccessivo di cinghiali in tutta l'area del Parco dell'Alta Murgia e nelle zone limitrofe, ormai, sono note. Il piano di gestione adottato dall'ente Parco non è stato sufficiente a limitare i danni agli agricoltori e non solo, tanto che proprio in queste ore è stata presentata una proposta di legge regionale dai consiglieri Gianni Stea e Donato Pentassuglia per "promuovere l'utilizzo di tutte le strategie venatorie ammesse dalla legge per una presenza della specie compatibile con le esigenze ambientali, sociali ed economiche del contesto territoriale, con particolare riferimento alla salvaguardia delle colture agricole e forestali; promuovere l'utilizzo corretto e completo di tutte le strategie di prevenzione dei danni; promuovere una progressiva riduzione dei danni attraverso la fissazione di soglie massime di danno realistiche, sempre minori e mediante l'utilizzo di tutti i metodi di caccia ammessi; responsabilizzare maggiormente le squadre di braccata, i gruppi di girata e i cacciatori di selezione nel mantenere su livelli accettabili i danni nei territori di loro competenza; garantire la pubblica incolumità, sia per chi pratica tali forme di caccia che per chi frequenta gli ambienti rurali, mediante la formazione dei soggetti abilitati al prelievo; effettuare le misurazioni biometriche sui capi abbattuti, anche al fine di valutare ogni anno il potenziale riproduttivo della popolazione locale; accertare lo stato sanitario dei capi abbattuti per promuovere la valorizzazione delle carni e consentire anche la loro commercializzazione. Pertanto, abbiamo ritenuto utile ed opportuno colmare il vuoto normativo a livello regionale stante l'emergenza determinata dall'aumento incontrollato della specie". Nella caccia non potranno però essere usate gabbie o chiusini né potranno essere maltrattati gli animali catturati.
Quest'anno, fanno sapere dall'azienda, nonostante la terribile siccità il raccolto sarebbe risultato molto ricco (i piselli erano quasi maturi) ma nei gironi scorsi è stato devastato completamente dai cinghiali che quotidianamente accorrono in branchi di anche 50 elementi, tra adulti giganteschi e cuccioli. Al tentativo di spaventarli con i rumori le femmine e i cuccioli sono fuggiti mentre due maschi adulti hanno puntato l'agronomo, che a quel punto si è ovviamente allontanato.
I problemi legati al numero eccessivo di cinghiali in tutta l'area del Parco dell'Alta Murgia e nelle zone limitrofe, ormai, sono note. Il piano di gestione adottato dall'ente Parco non è stato sufficiente a limitare i danni agli agricoltori e non solo, tanto che proprio in queste ore è stata presentata una proposta di legge regionale dai consiglieri Gianni Stea e Donato Pentassuglia per "promuovere l'utilizzo di tutte le strategie venatorie ammesse dalla legge per una presenza della specie compatibile con le esigenze ambientali, sociali ed economiche del contesto territoriale, con particolare riferimento alla salvaguardia delle colture agricole e forestali; promuovere l'utilizzo corretto e completo di tutte le strategie di prevenzione dei danni; promuovere una progressiva riduzione dei danni attraverso la fissazione di soglie massime di danno realistiche, sempre minori e mediante l'utilizzo di tutti i metodi di caccia ammessi; responsabilizzare maggiormente le squadre di braccata, i gruppi di girata e i cacciatori di selezione nel mantenere su livelli accettabili i danni nei territori di loro competenza; garantire la pubblica incolumità, sia per chi pratica tali forme di caccia che per chi frequenta gli ambienti rurali, mediante la formazione dei soggetti abilitati al prelievo; effettuare le misurazioni biometriche sui capi abbattuti, anche al fine di valutare ogni anno il potenziale riproduttivo della popolazione locale; accertare lo stato sanitario dei capi abbattuti per promuovere la valorizzazione delle carni e consentire anche la loro commercializzazione. Pertanto, abbiamo ritenuto utile ed opportuno colmare il vuoto normativo a livello regionale stante l'emergenza determinata dall'aumento incontrollato della specie". Nella caccia non potranno però essere usate gabbie o chiusini né potranno essere maltrattati gli animali catturati.