Cronaca
Il clochard che viveva a Bitonto in piazza Marconi trasferito in un centro di Gravina
Abbaticchio: «Ha respinto ogni nostro aiuto, ma non poteva continuare a vivere così»
Bitonto - lunedì 26 agosto 2019
12.34
È in viaggio verso un centro specializzato di Gravina di Puglia l'uomo senza fissa dimora di origini slave che da alcuni mesi si era stabilito a Bitonto, nella zona di piazza Marconi.
Il clochard è stato spostato dagli uomini della Polizia Municipale, in collaborazione con il personale del Servizi Sociali del comune di Bitonto e degli agenti del locale commissariato. Un epilogo che chiude il lungo tentativo di accompagnare il soggetto verso un percorso di aiuto e sostegno, magari mirato a un futuro reinserimento nella comunità locale, che però ha sempre puntualmente rifiutato.
La situazione era diventata da tempo difficile da sostenere, soprattutto per i residenti del quartiere, visto che, nonostante la vicinanza dei bagni pubblici, l'uomo, affetto da una forma di disagio psichico, preferiva effettuare i suoi bisogni fisiologici ovunque si trovasse, senza preoccuparsi nemmeno della presenza di altre persone.
«Ho provato anche a parlarci direttamente in più occasioni – ha raccontato il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio - purtroppo ha rifiutato tutte le misure di integrazione che gli sono state offerte e gli avrebbero permesso di continuare a vivere in comunità ma, chiaramente non in quello stato di degrado e precarietà igienica. Per questo è stato necessario l'intervento del comando della Polizia Municipale e dei Servizi Sociali per accompagnarlo in una struttura in grado di accoglierlo e aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Anche perchè non potevo consentire che la situazione continuasse a perdurare. Spero che con l'aiuto degli specialisti di questo centro sociale possa ritrovare le coordinate del suo percorso e in futuro magari riuscire a integrarsi nella comunità».
«Certo mi ha addolorato – ha aggiunto il primo cittadino - leggere i commenti di diversi cittadini che ci accusavano di non esserci interessati della questione, dando per scontato che la persona dormisse su una panchina perchè il Comune non gli avesse proposto niente. In realtà abbiamo cercato molte soluzioni, anche nel tentativo di rispettare il suo legittimo diritto di vivere in libertà la sua esistenza. Ma questo è possibile fino a quando questa libertà non mette a repentaglio anche la libertà altrui di vivere decorosamente la città. Alla fine è stato necessario assumere la scelta più estrema, ma i molti passaggi necessari prima di arrivare a questa decisione andavano intrapresi tutti».
Il clochard è stato spostato dagli uomini della Polizia Municipale, in collaborazione con il personale del Servizi Sociali del comune di Bitonto e degli agenti del locale commissariato. Un epilogo che chiude il lungo tentativo di accompagnare il soggetto verso un percorso di aiuto e sostegno, magari mirato a un futuro reinserimento nella comunità locale, che però ha sempre puntualmente rifiutato.
La situazione era diventata da tempo difficile da sostenere, soprattutto per i residenti del quartiere, visto che, nonostante la vicinanza dei bagni pubblici, l'uomo, affetto da una forma di disagio psichico, preferiva effettuare i suoi bisogni fisiologici ovunque si trovasse, senza preoccuparsi nemmeno della presenza di altre persone.
«Ho provato anche a parlarci direttamente in più occasioni – ha raccontato il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio - purtroppo ha rifiutato tutte le misure di integrazione che gli sono state offerte e gli avrebbero permesso di continuare a vivere in comunità ma, chiaramente non in quello stato di degrado e precarietà igienica. Per questo è stato necessario l'intervento del comando della Polizia Municipale e dei Servizi Sociali per accompagnarlo in una struttura in grado di accoglierlo e aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Anche perchè non potevo consentire che la situazione continuasse a perdurare. Spero che con l'aiuto degli specialisti di questo centro sociale possa ritrovare le coordinate del suo percorso e in futuro magari riuscire a integrarsi nella comunità».
«Certo mi ha addolorato – ha aggiunto il primo cittadino - leggere i commenti di diversi cittadini che ci accusavano di non esserci interessati della questione, dando per scontato che la persona dormisse su una panchina perchè il Comune non gli avesse proposto niente. In realtà abbiamo cercato molte soluzioni, anche nel tentativo di rispettare il suo legittimo diritto di vivere in libertà la sua esistenza. Ma questo è possibile fino a quando questa libertà non mette a repentaglio anche la libertà altrui di vivere decorosamente la città. Alla fine è stato necessario assumere la scelta più estrema, ma i molti passaggi necessari prima di arrivare a questa decisione andavano intrapresi tutti».