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Il Covid ferma i falò di S. Lucia a Bitonto: «Accendete un lume nelle vostre case»

L'invito del gruppo folk "Re Pambanelle" del "cenacolo dei poeti" per non perdere la suggestione del momento

Accendere un lume, una candela o un cero nella notte più lunga dell'anno, la notte di Santa Lucia tra il 12 ed il 13 dicembre. È l'invito che arriva dal gruppo folk "Re Pambanelle" e dal "Cenacolo dei poeti" per non perdere la magia di uno dei momenti più suggestivi dell'attesa del Natale, che a Bitonto veniva festeggiato con i falò in giro per il centro storico.

«Dalla notte dei tempi – spiegano dal gruppo folk e dall'associazione - i falò di Santa Lucia illuminano il buio pesto dell'inverno nell'attesa del Santo Natale, quando il giorno ricomincia a crescere. La studiosa di tradizioni popolari Tina Masciale da oltre 30 anni ripropone l'antico rito dei falò, abbinato a danze e canti popolari e prodotti tipici del periodo in piazza San Silvestro. Grazie allo storico gruppo folk "Re Pambanelle" da lei fondato, che proprio in San Silvestro aveva sede, la tradizione non è andata persa, anzi negli ultimi anni è stata imitata da altri gruppi tanto che in città si contano ormai decine di falò. Naturalmente il falò più conforme alla tradizione resta quello organizzato dal gruppo folklorico " Re Pambanelle"».
La tradizione bitontina viene descritta dalla poesia "Sànda Leciòie" del compianto professor Giuseppe Moretti raccolta nel libro "Vetònde" curato da Oronzo Maggio e dalla professoressa Anna Moretti riportata di seguito.

«In questo triste anno di pandemia – chiedono queste due realtà che custodiscono le tradizioni locali - l'impossibilità di accendere il falò collettivo, ha portato all'idea di accendere candele alla Martire della Luce e degli occhi, in continuità con i ceri dell'Avvento e della novena dell'Immacolata, come tanti piccoli falò domestici​ che ci facciano sentire uniti e parte di una Comunità nell'attesa di un anno che si spera migliore».

Sànda Leciòie (professor Giuseppe Moretti)
Nànze a chèuse, matìne-
matòine,
drèite e nànze a la vetròine
Generòuse che premìiure
già s'aggiuste re pastìure.
Jè decèmbre...trìdece dòie,
fèsta bèlle SandaLeciòie!
Jè u fùuche ca l'abbevèsce
che la dòje ca mo s'accrèsce.
Sèmbe u fùuche pòrte la lìuce,
bòune a l'ùcchie ca t'abbrìuce...
e pu fùuche a dà trevèue
lègne e fràsche da brescèue!
nànze e drèite a la via nòuve
ce se vòule dà se tròuve.
Cùrre drèite a Checenèdde
ca te dè do pezzatèdde.
Drète a chèuse u "Alanìidde"
già t'apprònde u sarcenìidde.
Da u trappoìte la "Sardèdde"
te dèie re frascèdde
da 'ndèrre "Tridecedìinde"
te dè re saremìinde.
MèstePeppe, u falegnèume,
dè frambùgghie e te rechièume
pe strascìidde e strozzarèdde
bona au fùuche, lònghe e bèdde.
Da ste prònde Jànnasànde
ca te dè re fremenànde.
Re lìòune?! da Marràune
va te ra pìgghie da u pertàune.
Damascèlle e po Baròise
dònne sembe re terròise...

traduzione di Oronzo Maggio e Anna Moretti:
Vicino a casa, di buon mattino
dietro e avanti la vetrina
Generoso con premura
si aggiusta i pastori.
È dicembre, giorno tredici,
festa bella Santa Lucia.
È il fuoco che la ravviva anche perchè il giorno va crescendo.
Sempre il fuoco porta la Luce buona all'occhio che brucia.
E per il fuoco devi trovare
legna e frasche da bruciare.
Avanti e dietro per la Via Nuova
ciò che si vuole, là si trova.
Corri dietro a Cucinella
che ti dà due pezzi di legna.
Dietro casa il "mezzo bovalano" già ti prepara la sarcina.
Dal trappeto la "sardella"
ti dà le fascine
e dallo scantinato "tredicidenti"
ti dà i sarmenti.
Mastro Peppe, il falegname,
dà trucioli e ti richiama
per redidui di tavole e piccoli pezzi buoni per il fuoco, lunghi e belli.
Là sta pronta AnnaSanta
che ti dà i fiammiferi.
La legna? Da Marrone vattela a prendere dal portone.
Damascelli e poi Parisi ed Urbano
danno sempre i soldi.
  • Poesia
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