Territorio e Ambiente
Invasione cinghiali: via libera a caccia e cattura nel Parco dell'Alta Murgia
Ma dovranno essere eseguite secondo le norme previste dalla legge
Bitonto - domenica 29 aprile 2018
10.15
La cattura degli esemplari in recinti appositamente studiati nelle zone più colpite e una maggiore libertà per i cacciatori della regione. Sono essenzialmente queste le due direttrici attraverso cui l'Ente gestore del Parco dell'Alta Murgia intende contenere la diffusione senza precedenti della popolazione di cinghiali su tutto il territorio murgiano ed extramurgiano.
Con un avviso pubblicato il 24 aprile è stata avviata l'attività che prevede il coinvolgimento degli operatori agricoli disponibili alla concessione in uso di aree agricole di proprietà' per i recinti di cattura cinghiali, aprendo a «un nuovo modello di cooperazione integrata nella individuazione, segnalazione ed eventuale cattura in quanto è a questa categorie sono stati prodotti i maggiori danni (che attualmente solo le aree protette nazionali sono tenute all'indennizzo dei danni) per questa anomala espansione delle immissioni della specie sul territorio nazionale come descritto dall'ISPRA e che grazie alla legge 221/15 è stata interrotta e vietata su tutto il territorio nazionale con pesanti sanzioni amministrative e penali in caso di trasgressioni normative».
L'attività prevede di «accelerare la procedura di regolamentazione ed eventuale ampliamento delle Aree Contigue del Parco dove è possibile come indicato dall' ISPRA esercitare la caccia nelle forme previste dalla Legge n. 157/92 (legge sulla caccia)». Sarà possibile anche «lo svolgimento della gestione venatoria per i residenti dell'area protetta, secondo regole che consentano un effettivo uso sostenibile delle popolazioni di cinghiale con modalità, tempi e tecniche adeguati e che tengano conto anche degli effetti collaterali dell'attività venatoria».
L'Ente Parco ha però stabilito di «adottare una strategia nazionale di gestione del cinghiale concordata tra ANCI e FEDERPARCHI, pur nel rispetto delle differenti finalità istitutive, basata su un'opportuna armonizzazione e coordinamento degli interventi che si eseguono nelle aree protette, nelle aree contigue, negli ambiti pubblici e privati di caccia nel rispetto delle vigenti leggi in materia».
Resta indispensabile però anche «impegnare la Regione Puglia d accordi e intese (organismi intermedi) con le Aree Protette per l'attivazione di filiere corte per la valorizzazione e certificazione delle carni da cinghiale nella ristorazione e trasformazione manifatturiera locale con la partecipazione delle ASL e dei nuovi modelli di macellazione non cruenti (con macelli mobili) che permettono di contenere gli effetti legati alle condizioni post cattura e/o uccisione».
Con un avviso pubblicato il 24 aprile è stata avviata l'attività che prevede il coinvolgimento degli operatori agricoli disponibili alla concessione in uso di aree agricole di proprietà' per i recinti di cattura cinghiali, aprendo a «un nuovo modello di cooperazione integrata nella individuazione, segnalazione ed eventuale cattura in quanto è a questa categorie sono stati prodotti i maggiori danni (che attualmente solo le aree protette nazionali sono tenute all'indennizzo dei danni) per questa anomala espansione delle immissioni della specie sul territorio nazionale come descritto dall'ISPRA e che grazie alla legge 221/15 è stata interrotta e vietata su tutto il territorio nazionale con pesanti sanzioni amministrative e penali in caso di trasgressioni normative».
L'attività prevede di «accelerare la procedura di regolamentazione ed eventuale ampliamento delle Aree Contigue del Parco dove è possibile come indicato dall' ISPRA esercitare la caccia nelle forme previste dalla Legge n. 157/92 (legge sulla caccia)». Sarà possibile anche «lo svolgimento della gestione venatoria per i residenti dell'area protetta, secondo regole che consentano un effettivo uso sostenibile delle popolazioni di cinghiale con modalità, tempi e tecniche adeguati e che tengano conto anche degli effetti collaterali dell'attività venatoria».
L'Ente Parco ha però stabilito di «adottare una strategia nazionale di gestione del cinghiale concordata tra ANCI e FEDERPARCHI, pur nel rispetto delle differenti finalità istitutive, basata su un'opportuna armonizzazione e coordinamento degli interventi che si eseguono nelle aree protette, nelle aree contigue, negli ambiti pubblici e privati di caccia nel rispetto delle vigenti leggi in materia».
Resta indispensabile però anche «impegnare la Regione Puglia d accordi e intese (organismi intermedi) con le Aree Protette per l'attivazione di filiere corte per la valorizzazione e certificazione delle carni da cinghiale nella ristorazione e trasformazione manifatturiera locale con la partecipazione delle ASL e dei nuovi modelli di macellazione non cruenti (con macelli mobili) che permettono di contenere gli effetti legati alle condizioni post cattura e/o uccisione».