Territorio e Ambiente
L’extravergine d’oliva è ufficialmente un farmaco: determinanti gli studi di Antonio Moschetta
Per il severo ente governativo americano Food and Drug Administradion fa talmente bene da essere considerato una medicina
Bitonto - lunedì 3 dicembre 2018
10.21
All'inizio era la cultura popolare: per gli avi che da secoli abitano e lavorano questa terra l'olio extravergine d'oliva fa bene alla salute. Poi sono arrivati gli studi di un altro figlio del territorio, Antonio Moschetta, che con la sua squadra di ricercatori ha dimostrato scientificamente come la cultura popolare ci avesse preso in pieno. Adesso è il severo ente governativo americano Food and Drug Administration a sancire definitamente quello che a Bitonto è noto da secoli: l'oro giallo, simpaticamente ribattezzato Mr. EVOO dagli anglosassoni, ha davvero effetti curativi e preventivi straordinari su numerose patologie del corpo umano, tanto da poter essere considerato un farmaco a tutti gli effetti.
Durante la sua attività di vigilanza sulla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, che saranno distribuiti sul suolo americano, infatti, la FDA ha ufficializzato l'efficacia dell'olio EVO nella prevenzione di letali malattie cardiovascolari e deficit cognitivi tipici dell'anziano, oltre che nel ridurre il rischio del silenzioso diabete mellito di tipo II; ma anche per abbassare considerevolmente il rischio di cancro alla mammella grazie alle sue grandi proprietà anti-infiammatorie e nutrigenomiche.
Impossibile ignorare le numerose e solide evidenze scientifiche arrivate da tutto il mondo, anche se lo studio più corposo e completo è arrivato proprio dal pool di ricercatori dell'Università degli Studi di Bari capitanato dal medico bitontino Antonio Moschetta. Secondo questa ricerca la singola assunzione da parte di soggetti sani, al mattino e a digiuno, di 50 millilitri (44 grammi) di olio extravergine di oliva Coratina promuove l'espressione di microRNA (miR; i più piccoli RNA in natura che bloccano l'espressione di specifici geni) ad azione anti-infiammatoria (miR-23b-3p) e anti-tumorale (miR-519b-3p), mentre inibisce l'espressione di microRNA che favoriscono l'insorgenza della resistenza all'insulina (miR-107).
«Il claim FDA – scrive ancora l'AGI sintetizzando lo studio - stabilisce che è sufficiente ingerire ogni giorno, ed entro massimo 12/18 mesi dall'estrazione (secondo la legge italiana (Legge n.9/2013, art.7), dalla data d'imbottigliamento del prodotto), 2 cucchiai (23 grammi) di olio extravergine d'oliva (avente notoriamente un contenuto di acido oleico tra il 70 e l'80%), crudo e lavorato a freddo, per garantire al nostro organismo l'assunzione di almeno 17.5 grammi di acido oleico, un importante acido grasso monoinsaturo della famiglia degli omega 9, 4.5 milligrammi di vitamina E, un noto antiossidante liposolubile, 10 milligrammi di efficaci polifenoli (tra tutti l'oleocantale, il tirosolo, l'idrossitirosolo e l'oleaceina), potenti modulatori dell'espressione di geni protettivi in modo epigenetico (senza modificare la sequenza del DNA), che abbondano (>600mg/kg di olio) in specifiche varietà di olivo, come le pugliesi Coratina e Ogliarola, le toscane Maurino e Moraiolo, la spagnola Cornicabra e la californiana Mission».
La FDA ha anche redatto un decalogo per la corretta conservazione di questo alimento per non alterare il suo potenziale nutraceutico, che innanzitutto va tenuto a una temperatura tra i 14 e i 18 gradi, perchè non ama temperature elevate, ma nemmeno quelle vicine o inferiori allo zero. Deve essere custodito «in piccoli (massimo 500 millilitri) contenitori ben chiusi, sempre puliti, di vetro (opaco o scuro), di porcellana o di acciaio inox, in luoghi freschi e lontani da contaminazioni aromatiche. Sebbene la latta sia un buon compromesso per brevi periodi, la plastica per alimenti non dovrebbe essere mai utilizzata. Nella ristorazione poi la legge italiana legge 161 del 30 ottobre 2014 (articolo 18, comma 1 c) prescrive l'uso di contenitori chiusi, etichettati e non rabboccabili, mentre vieta l'uso di gradevoli e artistiche ampolle o oliere "domestiche"».
Infine, ovviamente, non deve essere a contatto con l'ossigeno e non può residuare a lungo in contenitori mezzi vuoti, anche se ermeticamente chiusi.
Insomma, l'olio extravergine d'oliva è ormai ufficialmente un farmaco per mantenere le sue proprietà curative deve essere conservato nel modo giusto.
Durante la sua attività di vigilanza sulla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, che saranno distribuiti sul suolo americano, infatti, la FDA ha ufficializzato l'efficacia dell'olio EVO nella prevenzione di letali malattie cardiovascolari e deficit cognitivi tipici dell'anziano, oltre che nel ridurre il rischio del silenzioso diabete mellito di tipo II; ma anche per abbassare considerevolmente il rischio di cancro alla mammella grazie alle sue grandi proprietà anti-infiammatorie e nutrigenomiche.
Impossibile ignorare le numerose e solide evidenze scientifiche arrivate da tutto il mondo, anche se lo studio più corposo e completo è arrivato proprio dal pool di ricercatori dell'Università degli Studi di Bari capitanato dal medico bitontino Antonio Moschetta. Secondo questa ricerca la singola assunzione da parte di soggetti sani, al mattino e a digiuno, di 50 millilitri (44 grammi) di olio extravergine di oliva Coratina promuove l'espressione di microRNA (miR; i più piccoli RNA in natura che bloccano l'espressione di specifici geni) ad azione anti-infiammatoria (miR-23b-3p) e anti-tumorale (miR-519b-3p), mentre inibisce l'espressione di microRNA che favoriscono l'insorgenza della resistenza all'insulina (miR-107).
«Il claim FDA – scrive ancora l'AGI sintetizzando lo studio - stabilisce che è sufficiente ingerire ogni giorno, ed entro massimo 12/18 mesi dall'estrazione (secondo la legge italiana (Legge n.9/2013, art.7), dalla data d'imbottigliamento del prodotto), 2 cucchiai (23 grammi) di olio extravergine d'oliva (avente notoriamente un contenuto di acido oleico tra il 70 e l'80%), crudo e lavorato a freddo, per garantire al nostro organismo l'assunzione di almeno 17.5 grammi di acido oleico, un importante acido grasso monoinsaturo della famiglia degli omega 9, 4.5 milligrammi di vitamina E, un noto antiossidante liposolubile, 10 milligrammi di efficaci polifenoli (tra tutti l'oleocantale, il tirosolo, l'idrossitirosolo e l'oleaceina), potenti modulatori dell'espressione di geni protettivi in modo epigenetico (senza modificare la sequenza del DNA), che abbondano (>600mg/kg di olio) in specifiche varietà di olivo, come le pugliesi Coratina e Ogliarola, le toscane Maurino e Moraiolo, la spagnola Cornicabra e la californiana Mission».
La FDA ha anche redatto un decalogo per la corretta conservazione di questo alimento per non alterare il suo potenziale nutraceutico, che innanzitutto va tenuto a una temperatura tra i 14 e i 18 gradi, perchè non ama temperature elevate, ma nemmeno quelle vicine o inferiori allo zero. Deve essere custodito «in piccoli (massimo 500 millilitri) contenitori ben chiusi, sempre puliti, di vetro (opaco o scuro), di porcellana o di acciaio inox, in luoghi freschi e lontani da contaminazioni aromatiche. Sebbene la latta sia un buon compromesso per brevi periodi, la plastica per alimenti non dovrebbe essere mai utilizzata. Nella ristorazione poi la legge italiana legge 161 del 30 ottobre 2014 (articolo 18, comma 1 c) prescrive l'uso di contenitori chiusi, etichettati e non rabboccabili, mentre vieta l'uso di gradevoli e artistiche ampolle o oliere "domestiche"».
Infine, ovviamente, non deve essere a contatto con l'ossigeno e non può residuare a lungo in contenitori mezzi vuoti, anche se ermeticamente chiusi.
Insomma, l'olio extravergine d'oliva è ormai ufficialmente un farmaco per mantenere le sue proprietà curative deve essere conservato nel modo giusto.