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La chiesa del Carmelo torna a disposizione dei bitontini: presto il restauro
L'Arcidiocesi vince il braccio di ferro con la Regione che aveva abbandonato l'edificio liturgico del Maria Cristina
Bitonto - venerdì 31 maggio 2019
10.09
C'è voluto un lungo tira e molla, ma alla fine l'Arcidiocesi di Bari-Bitonto l'ha spuntata: la chiesa di Santa Maria del Carmelo, inserita nel complesso monastico dei carmelitani, sede dell'ex istituto Maria Cristina di Savoia, tornerà a disposizione di tutti i bitontini e sarà presto restaurata.
Dopo aver lasciato l'edificio liturgico per anni all'incuria e al degrado, la Regione si è infatti decisa a cedere l'edificio liturgico proprio all'Arcidiocesi che potrà finalmente avviare tutte le procedure per il recupero del bene e per il ripristino delle attività religiose e pastorali. Sarà inserita nell'Unità Pastorale Cattedrale - San Giovanni Evangelista, guidata dal parroco don Ciccio Acquafredda. A darne notizia è stato l'arcivescovo di Bari Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, che l'ha annunciato lo scorso 26 maggio dalla Cattedrale di Bitonto, in occasione della Santa Messa in onore dell'Immacolata patrona di Bitonto, celebrata proprio da Sua Eccellenza.
«Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno propiziato questo passaggio della chiesa del carmine alla parrocchia della Concattedrale – ha detto monsignor Cacucci al termine della celebrazione – conosciamo tutti l'impegno di don Ciccio Acquafredda che ogni domenica celebra la Santa Messa in questa chiesa che appartiene alla storia di Bitonto e che rischiava il degrado. È l'attenzione di una parte della parrocchia un po' più lontana dal centro e che arricchisce questa unità pastorale. Ecco, si può dire che è il primo esempio nella nostra Diocesi di una vera unità pastorale: parrocchia Concattedrale, parrocchia San Giovanni Evangelista e adesso quella della chiesa del Carmine. Nell'articolazione di questo territorio adesso tutti possono avere un riferimento più vicino e anche per questo esprimo gratitudine».
«Sono da sempre stato certo – ha commentato il presidente del Comitato Feste Patronali, il professor Nicola Pice, tra i più attivi fautori della cessione della chiesa all'Arcidiocesi - che la costituzione di una parrocchia che facesse riferimento a quella chiesa fosse l'unico modo per tentare di ridare vita in qualche modo al complesso del Maria Cristina».
«L'istituzione della parrocchia – ha continuato l'ex sindaco - non solo fornirà un servizio notevole quale polo attraente e casa accogliente ad un ampio quartiere della città, peraltro sprovvisto di una struttura parrocchiale, ma di certo concorrerà con i suoi servizi ad alleviare i disagi sociali di tante persone che abbisognano di attenzioni, potendo qui trovare spazio la capacità di ascoltare, di ascoltarsi tra le persone, di profumare di famiglia. Creare, insomma, non tanto una comunità di "utilizzo", ma un luogo dove privilegiare le relazioni, aggregare per diventare comunità e imparare a pensarsi al futuro, individuando le nuove esigenze, creando interessi comuni (la cultura, la genitorialità, la vita di coppia, la devozione popolare ecc.) e soprattutto mettendosi a servizio delle realtà più fragili e più piccole, attraverso l'accompagnamento, la carità, l'attenzione alla persona oltre che al territorio: tutto questo sarebbe in linea con quella che è la storia e la tradizione dell'Istituto Maria Cristina».
Dopo aver lasciato l'edificio liturgico per anni all'incuria e al degrado, la Regione si è infatti decisa a cedere l'edificio liturgico proprio all'Arcidiocesi che potrà finalmente avviare tutte le procedure per il recupero del bene e per il ripristino delle attività religiose e pastorali. Sarà inserita nell'Unità Pastorale Cattedrale - San Giovanni Evangelista, guidata dal parroco don Ciccio Acquafredda. A darne notizia è stato l'arcivescovo di Bari Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, che l'ha annunciato lo scorso 26 maggio dalla Cattedrale di Bitonto, in occasione della Santa Messa in onore dell'Immacolata patrona di Bitonto, celebrata proprio da Sua Eccellenza.
«Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno propiziato questo passaggio della chiesa del carmine alla parrocchia della Concattedrale – ha detto monsignor Cacucci al termine della celebrazione – conosciamo tutti l'impegno di don Ciccio Acquafredda che ogni domenica celebra la Santa Messa in questa chiesa che appartiene alla storia di Bitonto e che rischiava il degrado. È l'attenzione di una parte della parrocchia un po' più lontana dal centro e che arricchisce questa unità pastorale. Ecco, si può dire che è il primo esempio nella nostra Diocesi di una vera unità pastorale: parrocchia Concattedrale, parrocchia San Giovanni Evangelista e adesso quella della chiesa del Carmine. Nell'articolazione di questo territorio adesso tutti possono avere un riferimento più vicino e anche per questo esprimo gratitudine».
«Sono da sempre stato certo – ha commentato il presidente del Comitato Feste Patronali, il professor Nicola Pice, tra i più attivi fautori della cessione della chiesa all'Arcidiocesi - che la costituzione di una parrocchia che facesse riferimento a quella chiesa fosse l'unico modo per tentare di ridare vita in qualche modo al complesso del Maria Cristina».
«L'istituzione della parrocchia – ha continuato l'ex sindaco - non solo fornirà un servizio notevole quale polo attraente e casa accogliente ad un ampio quartiere della città, peraltro sprovvisto di una struttura parrocchiale, ma di certo concorrerà con i suoi servizi ad alleviare i disagi sociali di tante persone che abbisognano di attenzioni, potendo qui trovare spazio la capacità di ascoltare, di ascoltarsi tra le persone, di profumare di famiglia. Creare, insomma, non tanto una comunità di "utilizzo", ma un luogo dove privilegiare le relazioni, aggregare per diventare comunità e imparare a pensarsi al futuro, individuando le nuove esigenze, creando interessi comuni (la cultura, la genitorialità, la vita di coppia, la devozione popolare ecc.) e soprattutto mettendosi a servizio delle realtà più fragili e più piccole, attraverso l'accompagnamento, la carità, l'attenzione alla persona oltre che al territorio: tutto questo sarebbe in linea con quella che è la storia e la tradizione dell'Istituto Maria Cristina».