Monsignor Francesco Savino
Monsignor Francesco Savino
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La Domenica delle Palme nelle parole di monsignor Savino

Le riflessioni del vescovo di Cassano all'Jonio

La liturgia della Parola, nella Domenica delle Palme, con la quale siamo introdotti alla Settimana Santa, sembrerebbe attraversata da una contraddizione: dal racconto dell'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme (Mt 21, 1-11) si passa al racconto della passione e morte del Signore. "Grande" è la settimana santa, come leggiamo in san Giovanni Crisostomo, perché "in essa si sono verificati per noi beni infallibili: si è conclusa la lunga guerra, è stata estinta la morte, cancellata la maledizione, rimossa ogni barriera, soppressa la schiavitù del peccato. In essa il Dio della pace ha pacificato ogni cosa, sia in cielo che in terra". Dalla contemplazione dei grandi misteri della nostra salvezza siamo chiamati a metterci alla sequela di Gesù, crocifisso e risorto, per amarlo concretamente nelle persone fragili, vulnerabili, gli scartati.
Il messianismo di Gesù si manifesta nel suo ingresso in Gerusalemme: nessun cedimento alla libido dominandi. Il potere non è la volontà del Padre e il Cristo sceglie di essere il servo povero di Javè, annunciato e profetizzato da Isaia. Il servizio è la strada su cui cammina per saldare la terra al cielo e compiere la sua missione.
Il racconto della passione e morte di Gesù è doloroso e, al tempo stesso, affascinante. E' la croce la protagonista. Per contemplare il "volto di Dio" dobbiamo guardare la Santa Croce su cui è trafitta la "forma umana" di Dio. Karl Rahner scrive: "Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della croce".
Passione e morte di Gesù non sono né un destino né un caso: Egli viene "consegnato" perché segno di contraddizione. E subisce tutto come vittima sacrificale per amore. Manifesta la sua libera decisione invitando i discepoli a fare i preparativi per la cena pasquale (cfr. Mt 16, 17-19) e poi la presiede (cfr. Mt 26, 20-29). Mentre è a tavola con i suoi, annuncia che tra di loro c'è uno che lo tradirà ma non lo ferma, anzi risponde a Giuda, il suo traditore amico, "tu l'hai detto" quando quest'ultimo chiede "sono forse io?" (cfr. Mt 26, 25).
Proprio nell'"ora" in cui veniva tradito, Gesù ci lasciava il sacramento della sua presenza reale, nel Corpo e nel Sangue versato in remissione dei peccati di tutti (cfr. Mt 26, 28). L'Eucarestia, "farmaco" per i peccatori, è per tutti, per i traditori come Giuda, i rinnegatori come Pietro e gli increduli come tanti. Nessuno è escluso e non dovrà mai sentirsi escluso dalla cena pasquale.
Per affidarsi alla volontà del Padre, Gesù vive la sua passione in preghiera. Nel Getsemani, Egli "si fa preghiera" e chiede di pregare ai tre discepoli che sono con Lui, gli stessi che avevano fatto con l'esperienza della "trasfigurazione", ma essi si addormentano. Al momento più drammatico della sua esistenza, Gesù rimane solo con le sue paure e la volontà del Padre.
Nel racconto della passione di Gesù sorprende davvero la Sua mitezza. Al tentativo di reagire con la violenza da parte di uno dei discepoli, contrappone la non violenza assoluta, che è massima umiltà, fiducia incondizionata nella volontà del Padre.
Ora la domanda rivolta a ciascuno è: in chi ti riconosci? In Giuda, in Pietro, in uno dei discepoli, in Maria, in Pilato, in un componente del sinedrio? La riflessione di ognuno è decisiva per riattualizzare, oggi, qui, la passione di Gesù che è un'esperienza reale e continua particolarmente per i martiri, che versano il proprio sangue per Cristo.
Invochiamo insieme la compagnia di Maria, Madre dei dolori, ed iniziamo la Settimana delle settimane sui passi di Gesù Crocifisso e Risorto, con il forte proposito di fare esperienza cristiana vera, credibile, fedele.
Buona Settimana Santa a tutti.

✠ Francesco Savino
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