Cronaca
Imprese edili e auto: sequestrati beni per 700mila euro ad un 40enne di Bitonto
Operazione della Guardia di Finanza: Alessandro Sicolo, del clan Parisi, imponeva lavori in subappalto alle aziende edili
Bitonto - venerdì 18 giugno 2021
10.55
Avrebbe preteso dalle imprese edili di ottenere lavori in subappalto, riconoscendo poi una percentuale al clan che lo supportava nell'attività estorsiva. La Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro anticipato di beni del valore di circa 700mila euro nei confronti di un 40enne di Bitonto, Alessandro Sicolo.
Nell'ambito della costante azione di contrasto alla criminalità organizzata, i militari della Tenenza di Bitonto, col coordinamento del I Gruppo Bari, in esecuzione di un decreto emesso dalla III Sezione Penale del Tribunale di Bari, in accoglimento della proposta avanzata dalla Procura della Repubblica, hanno sottoposto a sequestro beni del valore di circa 700mila euro riconducibili al 40enne pregiudicato, ritenuto dagli inquirenti concorrente esterno del clan Parisi del capoluogo.
«Sicolo - si legge nel provvedimento del Tribunale, sezione Misure di Prevenzione, presidente Giulia Romanazzi - aveva messo a disposizione del clan Parisi la sua ditta di fornitura di intonaci». In particolare, su richiesta del procuratore facente funzione Roberto Rossi, il Tribunale di Bari ha disposto il sequestro delle tre società di costruzioni edili, beni immobili (un appartamento e pertinenze, un terreno), tre autoveicoli e venti rapporti finanziari e bancari riconducibili all'uomo.
Sicolo, con precedenti penali e di polizia per reati di associazione per delinquere, estorsione, rapina, illecita concorrenza con minaccia e violenza, tutti connotati da pericolosità sociale di tipo "qualificata" (attribuitagli per il concorso esterno in associazione mafiosa per essersi avvalso della contiguità del noto clan barese) avrebbe imposto per anni «con minaccia e violenza, l'esecuzione di opere edili in danno di numerose imprese sane del settore», si legge in una nota stampa. Il 40enne di Bitonto, «in particolare - si legge negli atti - metteva a disposizione del clan la propria capacità d'impresa aggiudicandosi con la forza intimidatrice numerosi subappalti da varie ditte appaltatrici, riconoscendo all'associazione una percentuale sugli introiti illecitamente ottenuti». Il sequestro dei militari della Tenenza di Bitonto, previsto dalle norme antimafia, è stato disposto dalla III Sezione Penale del Tribunale di Bari, in funzione di Tribunale della Prevenzione.
L'esecuzione del provvedimento, inoltre, rappresenta l'epilogo della complessa ed articolata attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle di Bitonto finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale dell'uomo, arrestato nel 2016 nel blitz al clan Parisi nei confronti di 25 persone (22 in carcere, 3 agli arresti domiciliari, nda) e all'individuazione degli asset patrimoniali e finanziari acquisiti illecitamente dal 40enne negli anni, analizzati attentamente dagli inquirenti.
Nello specifico, attraverso l'esame dei dati raccolti e di circostanziati approfondimenti, è stata accertata un'ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato dal proposto e dal suo nucleo familiare rispetto al valore dei beni e disponibilità acquisiti nel tempo. A luglio ci sarà l'udienza in cui Alessandro Sicolo dovrà motivare la sproporzione tra il reddito dichiarato da lui e dai suoi familiari e i numerosi beni detenuti. In caso contrario si procederà, come da prassi, con la confisca.
Gli esiti dell'indagine sul 40enne costituiscono un'ulteriore testimonianza del presidio economico-finanziario svolto dai reparti territoriali della Guardia di Finanza nelle investigazioni economico-patrimoniali volte ad aggredire ogni forma di ricchezza illecita a tutela dei cittadini e degli imprenditori rispettosi delle regole.
Nell'ambito della costante azione di contrasto alla criminalità organizzata, i militari della Tenenza di Bitonto, col coordinamento del I Gruppo Bari, in esecuzione di un decreto emesso dalla III Sezione Penale del Tribunale di Bari, in accoglimento della proposta avanzata dalla Procura della Repubblica, hanno sottoposto a sequestro beni del valore di circa 700mila euro riconducibili al 40enne pregiudicato, ritenuto dagli inquirenti concorrente esterno del clan Parisi del capoluogo.
«Sicolo - si legge nel provvedimento del Tribunale, sezione Misure di Prevenzione, presidente Giulia Romanazzi - aveva messo a disposizione del clan Parisi la sua ditta di fornitura di intonaci». In particolare, su richiesta del procuratore facente funzione Roberto Rossi, il Tribunale di Bari ha disposto il sequestro delle tre società di costruzioni edili, beni immobili (un appartamento e pertinenze, un terreno), tre autoveicoli e venti rapporti finanziari e bancari riconducibili all'uomo.
Sicolo, con precedenti penali e di polizia per reati di associazione per delinquere, estorsione, rapina, illecita concorrenza con minaccia e violenza, tutti connotati da pericolosità sociale di tipo "qualificata" (attribuitagli per il concorso esterno in associazione mafiosa per essersi avvalso della contiguità del noto clan barese) avrebbe imposto per anni «con minaccia e violenza, l'esecuzione di opere edili in danno di numerose imprese sane del settore», si legge in una nota stampa. Il 40enne di Bitonto, «in particolare - si legge negli atti - metteva a disposizione del clan la propria capacità d'impresa aggiudicandosi con la forza intimidatrice numerosi subappalti da varie ditte appaltatrici, riconoscendo all'associazione una percentuale sugli introiti illecitamente ottenuti». Il sequestro dei militari della Tenenza di Bitonto, previsto dalle norme antimafia, è stato disposto dalla III Sezione Penale del Tribunale di Bari, in funzione di Tribunale della Prevenzione.
L'esecuzione del provvedimento, inoltre, rappresenta l'epilogo della complessa ed articolata attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle di Bitonto finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale dell'uomo, arrestato nel 2016 nel blitz al clan Parisi nei confronti di 25 persone (22 in carcere, 3 agli arresti domiciliari, nda) e all'individuazione degli asset patrimoniali e finanziari acquisiti illecitamente dal 40enne negli anni, analizzati attentamente dagli inquirenti.
Nello specifico, attraverso l'esame dei dati raccolti e di circostanziati approfondimenti, è stata accertata un'ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato dal proposto e dal suo nucleo familiare rispetto al valore dei beni e disponibilità acquisiti nel tempo. A luglio ci sarà l'udienza in cui Alessandro Sicolo dovrà motivare la sproporzione tra il reddito dichiarato da lui e dai suoi familiari e i numerosi beni detenuti. In caso contrario si procederà, come da prassi, con la confisca.
Gli esiti dell'indagine sul 40enne costituiscono un'ulteriore testimonianza del presidio economico-finanziario svolto dai reparti territoriali della Guardia di Finanza nelle investigazioni economico-patrimoniali volte ad aggredire ogni forma di ricchezza illecita a tutela dei cittadini e degli imprenditori rispettosi delle regole.