Amanda Gorman, 22 anni
Amanda Gorman, 22 anni
Speciale

La poesia che ha stregato l'America tradotta da Matteo Vacca e Valentina Torre

Il giovane professore bitontino ha voluto dire la sua nel dibattito che ha travolto la traduzione dei versi di Amanda Gorman

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di Amanda Gorman, la poetessa 22enne che ha recitato i suoi versi durante la cerimonia di insediamento di Joe Biden. Questa volta non si è parlato della sua performance brillante, ma dei problemi di traduzione dei suoi versi, che a fine mese saranno diffusi in tutta Europa.

Anche il giovanissimo professor Matteo Vacca si è cimentato nella traduzione di The Hill We Climb, svolta a quattro mani con la professoressa campana Valentina Torre. Insieme hanno provato a dar voce ai sentimenti della poetessa americana, «senza chiedere a nessuno, perché crediamo che un buon traduttore non debba essere un "clone" dell'autore che traduce, ma che debba "reinventare" il testo con metodo e sensibilità nei confronti del suo messaggio» hanno affermato.

Tradurre è un'operazione linguistica tutt'altro che semplice e la bufera mediatica ha già travolto una casa editrice olandese ed una catalana, non per la traduzione in sé, ma per i traduttori scelti, rispettivamente Marieke Lucas Rijneveld e Victor Obiols, considerati troppo bianchi per comprendere le parole intrise di razzismo della Gorman. Secondo alcuni, infatti, la traduzione europea doveva essere affidata ad una giovane artista fieramente nera che sapesse cogliere le sfumature dell'originale. Questo ha scatenato un dibattito sul senso della traduzione e sul ruolo dei traduttori, al quale con coraggio e impegno anche Matteo– che oggi insegna italiano e storia all'I.I.S.S. Majorana in provincia di Bergamo a Seriate, ha cercato di dare una lettura e una spiegazione.

«Ci sono due motivazioni che mi hanno spinto a tradurre la poesia di Amanda Gorman. Una è sicuramente letteraria. Sono esasperato dal politicamente corretto, per tradurre ci vuole metodo e sensibilità nei confronti del testo» ha dichiarato Matteo in esclusiva a BitontoViva «non è possibile che io non possa tradurre un testo o dei versi per mancanza di tratti genetici simili all'autore. Se accettassimo questo concetto, non si potrebbero tradurre i versi di un proletario, se si appartenesse alla borghesia e viceversa. Non si potrebbero tradurre i versi di un autore omosessuale se si fosse eterosessuali. È un concetto che non condivido. La traduzione che ho scritto con la mia collega Valentina, è una traduzione letteraria, non letterale e quando si traduce, si interpreta» ha continuato «la seconda motivazione è politica, non sono un grande estimatore di Biden. È chiaro che The Hill We Climb, da noi tradotta Scaleremo La Collina sia un elogio all'avvento del partito democratico al Campidoglio, dopo i quattro anni bui dell'era Trump, ma abbiamo cercato di tradurla estrapolandola dal contesto, rendendola universale. È una poesia dell'avvenire, dell'alba e credo che un po' di speranza ci faccia bene. E questa poesia meritava di essere ascoltata».


Qui la traduzione:


Quando arriva il giorno ci domandiamo:
dove possiamo ritrovare la luce in questo interminabile buio?
La perdita che ci accompagna, un mare che veleggiamo.
Abbiamo cibato il ventre della bestia.
Abbiamo imparato che il silenzio obbligato non è sempre pace,
e le leggi e la concezione di "giusto" non sono sempre giustizia.
E ancora, che l'alba è nostra prima di conoscerla.
In un modo o nell'altro la riconosceremo.
In un modo o nell'altro abbiamo sopportato e testimoniato che la nostra nazione non è spezzata,
ma semplicemente incompleta.
Noi, gli eredi di un Paese e di un tempo in cui una ragazzina nera discendente dagli schiavi e tirata su da una madre single può sognare di diventare presidente, solo scoprendosi a recitare questa poesia per un altro presidente.
E sì, siamo lontani dalle buone maniere, lontani dall'integrità,
ma ciò non significa che non stiamo lottando per immaginare un'unione che sia perfetta.
Stiamo lottando con l'intenzione di forgiare la nostra unione.
Di edificare una nazione legata a tutte le culture, i colori, gli aspetti e le condizioni di umano.
E così abbiamo puntato gli sguardi non su ciò che ci divide, ma su ciò che ci accomuna.
Noi colmiamo il divario consapevoli che, per guardare al futuro, dobbiamo accantonare prima le nostre diversità.
Noi stendiamo le nostre braccia così da poterle tendere a qualcun altro.
Noi non chiediamo offesa per alcuno ma armonia per ognuno.
Se null'altro è vero, lasciate dire al mondo che almeno questo lo è:
Che mentre soffrivamo, sorgevamo.
Che mentre sanguinavamo, speravamo.
Che mentre ci sfinivamo, ci provavamo.
Che noi saremo sempre legati, insieme vittoriosi.
Non perché non conosceremo mai più la sconfitta, ma perché non semineremo mai più la discordia.
Le Sacre Scritture ci dicono di immaginare che chiunque possa sedere sotto il proprio vigneto e il proprio fico senza nessuno che lo intimorisca.
Se noi saremo all'altezza dei nostri tempi, un giorno la vittoria non giacerà nelle armi impiegate, ma nei ponti costruiti.
Scaleremo la collina solo se ne avremo il coraggio, questa è la promessa davanti al Campidoglio.
È perché essere Americano è molto più di un orgoglio che ereditiamo.
È il passato in cui ci facciamo strada e il modo in cui lo conserviamo.
Abbiamo visto una furia che avrebbe potuto frantumare la nostra nazione invece di conciliarla.
Avrebbe potuto distruggere il nostro Paese se questo avesse significato rimandare la democrazia.
Ed è quasi accaduto.
Eppure, mentre a volte la democrazia può essere rimandata,
non può essere sconfitta per sempre.
In questa verità, in questa fede, noi crediamo,
e mentre noi abbiamo gli occhi al futuro, la Storia ha gli occhi su di noi.
Questa è solo l'era della redenzione.
L'abbiamo temuta fin dal principio.
Non eravamo pronti ad essere eredi di un'ora così terrificante,
ma in quell'ora abbiamo trovato la forza di scrivere un nuovo capitolo, di donarci speranza e sorrisi.
Così, mentre un tempo ci chiedevamo, "Come potremmo noi dominare la catastrofe?" ora invece ci chiediamo, "Come ha potuto la catastrofe dominarci?"
Noi non arretreremo verso ciò che è stato, ma muoveremo verso ciò che potrebbe essere:
Un Paese che è bruciato ma superstite, conciliante ma intrepido, possente ma libero.
Non ci faremo raggirare o intimidire, altrimenti la nostra inettitudine e la nostra inerzia saranno l'eredità delle prossime generazioni.
I nostri peccati diventeranno il loro fardello.
Ma una cosa è certa:
Se noi uniamo la pietà alla forza, e la forza alla civiltà, l'amore diventerà il nostro lascito e il nostro progresso, per i nostri figli il diritto di venire al mondo.
Quindi lasciateci tramandare un paese migliore di quello che ci è stato tramandato.
Con ogni respiro del mio petto bronzeo, noi faremo rinascere questo mondo ferito in un mondo straordinario.
Noi risorgeremo dalle dorate colline del West.
Noi risorgeremo dal vento che soffia da Nord-Est, dove i nostri padri fondatori per primi hanno fatto la rivoluzione.
Noi risorgeremo dalle città cinte dai laghi degli Stati del Midwest.
Noi risorgeremo dal Sud bruciato dal sole.
Noi ricostruiremo, ci riconcilieremo, e guariremo.
In ogni scorcio della nostra nazione, in ogni angolo che chiamiamo nostro Paese,
le nostre persone, diverse e belle, si leveranno, malconce e belle.
Quando arriva il giorno, verremo fuori dall'ombra, ardenti e senza paura.
La nuova alba sboccerà quando la libereremo.
Perché lì ci sarà sempre luce,
se solo saremo coraggiosi abbastanza per vederla,
se solo saremo coraggiosi abbastanza per esserla.


Traduzione
Valentina Torre
Matteo V. Vacca

  • Poesia
  • America
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