Cronaca
Mafia: 99 arresti nel clan Strisciuglio. In manette Cosimo Modugno
All'alba in azione Polizia e Carabinieri. A "Mino U' Gress" l'ordinanza è stata notificata nel carcere di Torino
Bitonto - lunedì 26 aprile 2021
19.11
Maxi operazione a Bari e nell'area metropolitana nei confronti di 99 persone (96 in carcere, 3 ai domiciliari). Fra gli arrestati, capi e affiliati del clan Strisciuglio del capoluogo pugliese, che rispondono di associazione mafiosa, reati di droga, armi, estorsioni, lesioni e rissa, anche Cosimo Modugno, alias "Mino U' Gress".
Al 41enne, ritenuto in passato dagli investigatori a capo dell'omonimo clan di Bitonto, l'ordinanza è stata notificata nella casa circondariale di Torino dove l'uomo è da tempo recluso: l'operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia ha visto impegnati oltre 400 uomini e donne del Comando Provinciale del Carabinieri e della Questura di Bari, in un'azione congiunta, con cui è stato inferto un duro colpo all'agguerrito clan Strisciuglio.
Sono complessivamente 99 soggetti, tra capi e affiliati, raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari emessa dal Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, indagati a vario titolo per i reati di associazione di tipo mafioso armata, detenzione e porto di armi, anche da guerra, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi, tentati omicidi, estorsioni, minacce, lesioni (ne risponde Modugno) e anche rissa.
L'indagine della Squadra Mobile della Questura di Bari e dei Carabinieri del Comando Provinciale è stata ribattezzata "Vortice Maestrale". Decine oggi sono state le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e stupefacenti, operate dagli agenti della Polizia di Stato e dai militari dell'Arma, supportati da unità cinofile, da due elicotteri, dai Cacciatori Eliportati di Foggia, dai Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e pure delle Sezioni di Intervento Operativo dei Carabinieri.
L'operazione costituisce il compendio di un'indagine avviata nel 2015 diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Direzione Nazionale Antimafia e condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Bari e dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari, mediante articolate e convergenti attività tecniche e dinamiche, che hanno portato al sequestro di quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi, nella piena e certa disponibilità di uomini del clan.
L'indagine ha ricostruito le gerarchia e le attività illecite del clan tra il 2015 e l'attualità per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle (dove è stato arrestato Oscar Lubisco, già recluso) e Conversano, documentando estorsioni a commercianti, riti di affiliazione, conflitti con altri criminali, minacce e pestaggi per punire sodali infedeli, cattivi pagatori o risolvere questioni sentimentali.
Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche della compagine mafiosa e la proliferazione della stessa nell'intera area della città metropolitana, attorno alle figure del boss Lorenzo Caldarola, Vito Valentino, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo e Giacomo Campanale, responsabili delle diverse articolazioni territoriali. Tra gli arrestati, a 53 dei quali l'ordinanza è stata notificata in carcere, c'è Antonio Busco, ritenuto uno dei fornitori di droga.
Inoltre è stato accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio i rifornimenti di stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (con sede operativa nel rione Japigia di Bari), che proprio in quel periodo stavano cercando di acquisire una vera e propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti apicali del clan Striscluglio di Bari.
L'organizzazione mafiosa aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all'interno del quartiere Libertà, acquisendo il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni al danni del titolari di attività produttive; in particolare, era riuscita ad imporre al gestori di alcuni esercizi pubblici ubicati nel cuore della città di Bari, l'installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in danaro, forniti da un'azienda, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca barese.
Le indagini hanno consentito anche di fare luce sulla violenta rissa avvenuta all'interno del carcere di Bari, l'11 gennaio 2016, tra numerosi detenuti, nel corso della quale si erano fronteggiati, tra gli altri, elementi apicali del clan Misceo, già attivo nel quartiere San Paolo e in Palo del Colle, ed esponenti di vertice del clan Strisciuglio: episodio da cui era poi scaturita l'espansione a Palo del Colle, mediante il compimento di azioni violente che hanno consentito l'acquisizione del controllo territoriale.
Si è evidenziata la continuità organizzativa e funzionale del clan Strisciuglio rispetto a quanto emerso in precedenti inchieste giudiziarie: un'organizzazione mafiosa di tipo federale, suddivisa in plurime articolazioni, dotate di margini di autonomia operativa e, allo stesso tempo, legate tra di loro da solidi vincoli di interconnessione organizzativa e funzionale.
Un dato particolarmente allarmante è rappresentato dalla capacità del sodalizio di associare al capillare controllo delle strade e delle piazze di importanti quartieri del capoluogo pugliese, una altrettanto pressante attività di condizionamento e di infiltrazione mafiosa all'interno del carcere di Bari, imponendo il proprio ruolo egemonico in talune sezioni della suddetta struttura detentiva e svolgendo un' instancabile attività di proselitismo, soprattutto nel confronti delle giovani generazioni.
Dalle investigazioni è anche emerso che i vertici del clan hanno continuato a gestire le attività illecite, nonché ad impartire ordini e direttive anche durante la detenzione. Ciò facendo, non solo tramite le ambasciate comunicate all'esterno mediante i congiunti, ma anche in via diretta, utilizzando cellulari consegnati clandestinamente in carcere, avvalendosi anche dei droni. Emblematico è l'episodio avvenuto il 24 ottobre 2018 presso il carcere di Taranto, ove era recluso Saverio Faccilongo.
Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l'impegno e la determinazione delle diverse componenti della "Squadra Stato" nel costruire insieme una comune strategia di contrasto alla criminalità organizzata mafiosa: un forte segnale di fiducia e di speranza, che punta a risvegliare e ravvivare la coscienza sociale e l'impegno partecipativo di una intera comunità cittadina che, per troppo tempo, ha dovuto subire il peso dell'oppressione mafiosa.
Al 41enne, ritenuto in passato dagli investigatori a capo dell'omonimo clan di Bitonto, l'ordinanza è stata notificata nella casa circondariale di Torino dove l'uomo è da tempo recluso: l'operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia ha visto impegnati oltre 400 uomini e donne del Comando Provinciale del Carabinieri e della Questura di Bari, in un'azione congiunta, con cui è stato inferto un duro colpo all'agguerrito clan Strisciuglio.
Sono complessivamente 99 soggetti, tra capi e affiliati, raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari emessa dal Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, indagati a vario titolo per i reati di associazione di tipo mafioso armata, detenzione e porto di armi, anche da guerra, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi, tentati omicidi, estorsioni, minacce, lesioni (ne risponde Modugno) e anche rissa.
L'indagine della Squadra Mobile della Questura di Bari e dei Carabinieri del Comando Provinciale è stata ribattezzata "Vortice Maestrale". Decine oggi sono state le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e stupefacenti, operate dagli agenti della Polizia di Stato e dai militari dell'Arma, supportati da unità cinofile, da due elicotteri, dai Cacciatori Eliportati di Foggia, dai Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e pure delle Sezioni di Intervento Operativo dei Carabinieri.
L'operazione costituisce il compendio di un'indagine avviata nel 2015 diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Direzione Nazionale Antimafia e condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Bari e dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari, mediante articolate e convergenti attività tecniche e dinamiche, che hanno portato al sequestro di quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi, nella piena e certa disponibilità di uomini del clan.
L'indagine ha ricostruito le gerarchia e le attività illecite del clan tra il 2015 e l'attualità per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle (dove è stato arrestato Oscar Lubisco, già recluso) e Conversano, documentando estorsioni a commercianti, riti di affiliazione, conflitti con altri criminali, minacce e pestaggi per punire sodali infedeli, cattivi pagatori o risolvere questioni sentimentali.
Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche della compagine mafiosa e la proliferazione della stessa nell'intera area della città metropolitana, attorno alle figure del boss Lorenzo Caldarola, Vito Valentino, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo e Giacomo Campanale, responsabili delle diverse articolazioni territoriali. Tra gli arrestati, a 53 dei quali l'ordinanza è stata notificata in carcere, c'è Antonio Busco, ritenuto uno dei fornitori di droga.
Inoltre è stato accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio i rifornimenti di stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (con sede operativa nel rione Japigia di Bari), che proprio in quel periodo stavano cercando di acquisire una vera e propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti apicali del clan Striscluglio di Bari.
L'organizzazione mafiosa aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all'interno del quartiere Libertà, acquisendo il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni al danni del titolari di attività produttive; in particolare, era riuscita ad imporre al gestori di alcuni esercizi pubblici ubicati nel cuore della città di Bari, l'installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in danaro, forniti da un'azienda, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca barese.
Le indagini hanno consentito anche di fare luce sulla violenta rissa avvenuta all'interno del carcere di Bari, l'11 gennaio 2016, tra numerosi detenuti, nel corso della quale si erano fronteggiati, tra gli altri, elementi apicali del clan Misceo, già attivo nel quartiere San Paolo e in Palo del Colle, ed esponenti di vertice del clan Strisciuglio: episodio da cui era poi scaturita l'espansione a Palo del Colle, mediante il compimento di azioni violente che hanno consentito l'acquisizione del controllo territoriale.
Si è evidenziata la continuità organizzativa e funzionale del clan Strisciuglio rispetto a quanto emerso in precedenti inchieste giudiziarie: un'organizzazione mafiosa di tipo federale, suddivisa in plurime articolazioni, dotate di margini di autonomia operativa e, allo stesso tempo, legate tra di loro da solidi vincoli di interconnessione organizzativa e funzionale.
Un dato particolarmente allarmante è rappresentato dalla capacità del sodalizio di associare al capillare controllo delle strade e delle piazze di importanti quartieri del capoluogo pugliese, una altrettanto pressante attività di condizionamento e di infiltrazione mafiosa all'interno del carcere di Bari, imponendo il proprio ruolo egemonico in talune sezioni della suddetta struttura detentiva e svolgendo un' instancabile attività di proselitismo, soprattutto nel confronti delle giovani generazioni.
Dalle investigazioni è anche emerso che i vertici del clan hanno continuato a gestire le attività illecite, nonché ad impartire ordini e direttive anche durante la detenzione. Ciò facendo, non solo tramite le ambasciate comunicate all'esterno mediante i congiunti, ma anche in via diretta, utilizzando cellulari consegnati clandestinamente in carcere, avvalendosi anche dei droni. Emblematico è l'episodio avvenuto il 24 ottobre 2018 presso il carcere di Taranto, ove era recluso Saverio Faccilongo.
Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l'impegno e la determinazione delle diverse componenti della "Squadra Stato" nel costruire insieme una comune strategia di contrasto alla criminalità organizzata mafiosa: un forte segnale di fiducia e di speranza, che punta a risvegliare e ravvivare la coscienza sociale e l'impegno partecipativo di una intera comunità cittadina che, per troppo tempo, ha dovuto subire il peso dell'oppressione mafiosa.