Cultura, Eventi e Spettacolo
Mangini rassicura la città sulle chianche imbrattate: «Ripulite a spese degli organizzatori»
Ma dimentica che durante la festa piazza Cattedrale è stata la casa del kebab e della porchetta
Bitonto - lunedì 6 agosto 2018
10.25
Le chianche di piazza Cattedrale, imbrattate dal grasso di uno degli esercenti ospitati a Bitonto durante il Festival del Folk di fine luglio, saranno ripulite a spese degli organizzatori. Ad affermarlo è l'assessore al Turismo e al Marketing Territoriale del comune di Bitonto, Rocco Rino Mangini, che ha stigmatizzato il "tempismo" con cui la sezione locale di Forza Italia è tornata sull'argomento con un comunicato che, in sostanza, pone quesiti su risposte già fornite nei giorni scorsi.
«Sono passati 7 giorni e si fanno ancora comunicati stampa sulla "macchia d'olio" – annota Mangini - ovviamente sono stati individuati i responsabili, denunciati e saranno puniti con le sanzioni previste dalla legge. La pavimentazione della piazza sarà pulita a spese dei responsabili dell'organizzazione, che, dal primo momento, non si sono sottratti alle loro responsabilità, innanzitutto morali. Però capisco che si debba sfruttare fino all'osso la "macchia d'olio" per avere una certa visibilità sui media...altrimenti non si spiegherebbe un comunicato stampa su una notizia ormai diventata anacronistica».
«I fatti sono chiari – è certo l'assessore - hanno commesso un errore. Hanno riconosciuto di aver commesso un errore. Sono stati chiamati a rispondere di questo errore. Pagheranno ció che devono per questo errore. La questione è chiusa. Già da martedì mattina. Purtroppo questo incidente/accidente ha fatto passare in secondo piano la bella esperienza del Bitonto Folk Festival 2018».
Nessun riferimento da parte del delegato del sindaco Abbaticchio al Turismo e al Marketing Territoriale al fatto che piazza Cattedrale, uno dei luoghi più rappresentativi della città, durante il festival, si sia trasformata nella casa della sagra della porchetta e del kebab, con annessa bancarella di crèpes alla nutella e panche stile "festa della birra". Uno scenario che si fa fatica a immaginare, per fare un esempio, davanti a San Pietro in Vaticano.
Poco o nulla, d'altra parte, ha chiarito la nota del legale dell'associazione Folkemigra circa il "meccanismo" che ha portato la manifestazione ad ospitare esercenti che con lo scopo pubblicizzato dall'associazione non avevano nulla a che fare.
«La promozione dell'evento – scriveva l'avvocato dell'associazione sabato - sponsorizzava un corso-assaggio dell'olio locale, voluto da "Officine Culturali e il direttivo dell'Ass.ne, da me rappresentata, offriva, invece, un percorso enogastronomico che è cosa ben diversa dal "Percorso del Gusto", ingiustamente attribuito ai miei Assistiti».
«Pertanto – continuava la nota - essere attaccati per quello che gli stessi organizzatori non hanno voluto minimamente promuovere – "Percorso del Gusto" – è sintesi di una mossa volta a screditare l'iniziativa promossa dai miei Assistiti, senza cognizione di causa nonché senza essersi, forse, accertati dell'effettivo obiettivo a cui era mirato l'evento promosso».
Precisazione che smentisce, in realtà, solo la stessa associazione Folkemigra che nell'evento facebook di presentazione della manifestazione scrive: «A fare da cornice nel bellissimo centro storico di Bitonto un meraviglioso percorso del gusto: degustazioni di prodotti tipici e dei presidi Slow Food e degustazioni di vini delle migliori cantine pugliesi».
Senza considerare che proprio il fiduciario della condotta di Bari dello Slow Food, Leonardo Manganelli, nega categoricamente di aver concesso all'associazione l'autorizzazione a qualsiasi utilizzo del nome e del logo "Slow Food", apposto invece dagli organizzatori sulle locandine e sulle grafiche diffuse sul web. «Ho parlato con uno degli organizzatori a febbraio – ha spiegato a BitontoViva Manganelli – che avrebbe dovuto mandarmi un programma da valutare per potersi successivamente organizzare, ma è arrivato quando era ormai impossibile organizzarsi. Ecco perché non abbiamo autorizzato nessuno all'utilizzo del logo». Insomma, un festival dell'approssimazione e della disorganizzazione, piuttosto che un'iniziativa rivolta alla cittadinanza.
La speranza, adesso, è che per l'assessore questi chiarimenti non siano archiviati fra gli atteggiamenti da «stigmatizzare» perché magari "prova" di «un certo accanimento di molti concittadini contro il Bitonto Folk Festival e l'associazione Folkemigra, a dir poco retorico e pleonastico».
«Sono passati 7 giorni e si fanno ancora comunicati stampa sulla "macchia d'olio" – annota Mangini - ovviamente sono stati individuati i responsabili, denunciati e saranno puniti con le sanzioni previste dalla legge. La pavimentazione della piazza sarà pulita a spese dei responsabili dell'organizzazione, che, dal primo momento, non si sono sottratti alle loro responsabilità, innanzitutto morali. Però capisco che si debba sfruttare fino all'osso la "macchia d'olio" per avere una certa visibilità sui media...altrimenti non si spiegherebbe un comunicato stampa su una notizia ormai diventata anacronistica».
«I fatti sono chiari – è certo l'assessore - hanno commesso un errore. Hanno riconosciuto di aver commesso un errore. Sono stati chiamati a rispondere di questo errore. Pagheranno ció che devono per questo errore. La questione è chiusa. Già da martedì mattina. Purtroppo questo incidente/accidente ha fatto passare in secondo piano la bella esperienza del Bitonto Folk Festival 2018».
Nessun riferimento da parte del delegato del sindaco Abbaticchio al Turismo e al Marketing Territoriale al fatto che piazza Cattedrale, uno dei luoghi più rappresentativi della città, durante il festival, si sia trasformata nella casa della sagra della porchetta e del kebab, con annessa bancarella di crèpes alla nutella e panche stile "festa della birra". Uno scenario che si fa fatica a immaginare, per fare un esempio, davanti a San Pietro in Vaticano.
Poco o nulla, d'altra parte, ha chiarito la nota del legale dell'associazione Folkemigra circa il "meccanismo" che ha portato la manifestazione ad ospitare esercenti che con lo scopo pubblicizzato dall'associazione non avevano nulla a che fare.
«La promozione dell'evento – scriveva l'avvocato dell'associazione sabato - sponsorizzava un corso-assaggio dell'olio locale, voluto da "Officine Culturali e il direttivo dell'Ass.ne, da me rappresentata, offriva, invece, un percorso enogastronomico che è cosa ben diversa dal "Percorso del Gusto", ingiustamente attribuito ai miei Assistiti».
«Pertanto – continuava la nota - essere attaccati per quello che gli stessi organizzatori non hanno voluto minimamente promuovere – "Percorso del Gusto" – è sintesi di una mossa volta a screditare l'iniziativa promossa dai miei Assistiti, senza cognizione di causa nonché senza essersi, forse, accertati dell'effettivo obiettivo a cui era mirato l'evento promosso».
Precisazione che smentisce, in realtà, solo la stessa associazione Folkemigra che nell'evento facebook di presentazione della manifestazione scrive: «A fare da cornice nel bellissimo centro storico di Bitonto un meraviglioso percorso del gusto: degustazioni di prodotti tipici e dei presidi Slow Food e degustazioni di vini delle migliori cantine pugliesi».
Senza considerare che proprio il fiduciario della condotta di Bari dello Slow Food, Leonardo Manganelli, nega categoricamente di aver concesso all'associazione l'autorizzazione a qualsiasi utilizzo del nome e del logo "Slow Food", apposto invece dagli organizzatori sulle locandine e sulle grafiche diffuse sul web. «Ho parlato con uno degli organizzatori a febbraio – ha spiegato a BitontoViva Manganelli – che avrebbe dovuto mandarmi un programma da valutare per potersi successivamente organizzare, ma è arrivato quando era ormai impossibile organizzarsi. Ecco perché non abbiamo autorizzato nessuno all'utilizzo del logo». Insomma, un festival dell'approssimazione e della disorganizzazione, piuttosto che un'iniziativa rivolta alla cittadinanza.
La speranza, adesso, è che per l'assessore questi chiarimenti non siano archiviati fra gli atteggiamenti da «stigmatizzare» perché magari "prova" di «un certo accanimento di molti concittadini contro il Bitonto Folk Festival e l'associazione Folkemigra, a dir poco retorico e pleonastico».