Cronaca
Milioni nascosti nei muri in villa: a Bitonto un impero del crimine scoperto dalla DIA
Sequestrati oltre 30 milioni di euro. A capo dell’organizzazione l’imprenditore Francesco Giordano
Bitonto - mercoledì 11 luglio 2018
12.37 Comunicato Stampa
La Direzione Investigativa Antimafia, attraverso il Centro Operativo di Bari - in collaborazione con le omologhe strutture di Milano, Roma e Torino - nei giorni scorsi ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminare di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia.
Il provvedimento colpisce beni mobili ed immobili fino alla concorrenza della somma di 31.272.961,59 euro valore pari al profitto illecito realizzato attraverso una articolata serie di reati fiscali (per oltre 26,5 milioni di euro) e alla derivante somma oggetto di complesse procedure di riciclaggio e auto-riciclaggio (per oltre 4,6 milioni di euro), riconducibili alle illecite disponibilità accumulate e occultate nel tempo da Francesco Giordano, imprenditore originario di Bitonto, operante nel settore della somministrazione di manodopera ad aziende della lavorazione delle carni.
Gli accertamenti effettuati dalla DIA di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno condotto alla minuziosa ricostruzione della complessa dinamica finanziaria criminale che ha consentito all'uomo di procurarsi illecitamente ingenti proventi, quantificati con l'ausilio di dettagliata consulenza tecnica, in oltre 26 milioni di euro, attraverso la commissione di numerose frodi fiscali fra il 2014 e il al 2017.
Francesco Giordano era di fatto il dominus di un multiforme intreccio societario operante nell'hinterland milanese, ma organizzato e diretto dalla provincia di Bari, costituito da una società consortile per azioni, da società di capitali socie di detta S.p.A. e da società di capitali c.d. "esterne", tutte rappresentate legalmente e partecipate da soggetti prestanome.
Francesco Giordano e numerosi suoi sodali, tra cui stretti congiunti e numerosi professionisti, realizzavano sontuosi profitti illeciti, da un lato omettendo sistematicamente versamento dell'IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali a debito delle società di cui sopra e dall'altro procedendo a indebite compensazioni fiscali, il tutto attraverso un ingegnoso sistema di infedeli dichiarazioni; successivamente gli illeciti proventi - attraverso cui venivano anche distorte le regole del mercato del lavoro - erano "drenati" attraverso fittizi rapporti commerciali e finanziari con aziende di comodo, create al solo fine di riciclaggio, situate nel barese e riconducibili al pluripregiudicato, anch'esso bitontino, Emanuele Sicolo, già condannato per associazione di tipo mafioso e ritenuto nell'orbita del noto clan Parisi di Bari.
Il meccanismo fraudolento si perfezionava, infine, con la monetizzazione della somma illecita cosi creata mediante numerosissimi prelevamenti di denaro contante effettuati con carte elettroniche (carte paypal, bancomat, etc..) intestate a soggetti compiacenti.
L'attenzione investigativa della DIA deriva da un provvedimento di sequestro di beni per oltre 800.000 euro, adottato nel 2017 in base alla normativa antimafia dal Tribunale di Bari - Sezione per le Misure di Prevenzione - proprio su proposta del direttore della Direzione Investigativa Antimafia, nei confronti di Emanuele Sicolo.
Nel corso di alcuni approfondimenti investigativi emergevano stretti rapporti tra Emanuele Sicolo e Francesco Giordano, la cui accurata analisi delineava progressivamente i sistemi illeciti realizzati, e che si concludevano con il sequestro:
Nel dettaglio, il provvedimento in argomento ha riguardato:
Il provvedimento colpisce beni mobili ed immobili fino alla concorrenza della somma di 31.272.961,59 euro valore pari al profitto illecito realizzato attraverso una articolata serie di reati fiscali (per oltre 26,5 milioni di euro) e alla derivante somma oggetto di complesse procedure di riciclaggio e auto-riciclaggio (per oltre 4,6 milioni di euro), riconducibili alle illecite disponibilità accumulate e occultate nel tempo da Francesco Giordano, imprenditore originario di Bitonto, operante nel settore della somministrazione di manodopera ad aziende della lavorazione delle carni.
Gli accertamenti effettuati dalla DIA di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno condotto alla minuziosa ricostruzione della complessa dinamica finanziaria criminale che ha consentito all'uomo di procurarsi illecitamente ingenti proventi, quantificati con l'ausilio di dettagliata consulenza tecnica, in oltre 26 milioni di euro, attraverso la commissione di numerose frodi fiscali fra il 2014 e il al 2017.
Francesco Giordano era di fatto il dominus di un multiforme intreccio societario operante nell'hinterland milanese, ma organizzato e diretto dalla provincia di Bari, costituito da una società consortile per azioni, da società di capitali socie di detta S.p.A. e da società di capitali c.d. "esterne", tutte rappresentate legalmente e partecipate da soggetti prestanome.
Francesco Giordano e numerosi suoi sodali, tra cui stretti congiunti e numerosi professionisti, realizzavano sontuosi profitti illeciti, da un lato omettendo sistematicamente versamento dell'IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali a debito delle società di cui sopra e dall'altro procedendo a indebite compensazioni fiscali, il tutto attraverso un ingegnoso sistema di infedeli dichiarazioni; successivamente gli illeciti proventi - attraverso cui venivano anche distorte le regole del mercato del lavoro - erano "drenati" attraverso fittizi rapporti commerciali e finanziari con aziende di comodo, create al solo fine di riciclaggio, situate nel barese e riconducibili al pluripregiudicato, anch'esso bitontino, Emanuele Sicolo, già condannato per associazione di tipo mafioso e ritenuto nell'orbita del noto clan Parisi di Bari.
Il meccanismo fraudolento si perfezionava, infine, con la monetizzazione della somma illecita cosi creata mediante numerosissimi prelevamenti di denaro contante effettuati con carte elettroniche (carte paypal, bancomat, etc..) intestate a soggetti compiacenti.
L'attenzione investigativa della DIA deriva da un provvedimento di sequestro di beni per oltre 800.000 euro, adottato nel 2017 in base alla normativa antimafia dal Tribunale di Bari - Sezione per le Misure di Prevenzione - proprio su proposta del direttore della Direzione Investigativa Antimafia, nei confronti di Emanuele Sicolo.
Nel corso di alcuni approfondimenti investigativi emergevano stretti rapporti tra Emanuele Sicolo e Francesco Giordano, la cui accurata analisi delineava progressivamente i sistemi illeciti realizzati, e che si concludevano con il sequestro:
- In più episodi, di ingenti tranches di denaro contante (complessivamente 4.466.000 euro); in particolare;
- A conclusione di una prolungata attività di perquisizione avviata in data 30 novembre 2017 e durata più giorni, 3.256.000,00 euro in contanti accuratamente occultati nella muratura perimetrale, all'interno di cavedi e di vani di una lussuosa abitazione a più piani ubicata in località Bari Santo Spirito. L'immobile di pregio è risultato di proprietà di una società immobiliare, ma nella disponibilità esclusiva di familiari di Francesco Giordano. Le atipiche attività di ricerca hanno previsto l'utilizzo di georadar, termocamere e camere endoscopiche, cani molecolari (anti-valuta in forza ai reparti della Guardia di Finanza), nonché di personale tecnico dei Vigili del Fuoco per le opere di abbattimento in sicurezza di alcune strutture. L'immobile, sottoposto a sequestro, era adibito a funzione di caveau: il denaro murato, non a caso, era suddiviso in pacchi sottovuoto;
- In data 5 dicembre 2017, nel prosieguo dell'attività di polizia giudiziaria, ulteriori 830.000,00 euro riposti in alcuni borsoni e custoditi presso altre abitazioni da congiunti di Francesco Giordano in provincia di Bari;
- In data 05 dicembre 2017 la somma di 20.000,00 euro nella disponibilità di Antonio Paolo Zefferino (appartenente al clan Parisi); somma confezionata con le stesse modalità di quelle rinvenute nell'appartamento della famiglia di Francesco Giordano e nell'auto di quest'ultimo;
- In data 20 marzo 2018, una ulteriore somma di denaro contante di oltre 320.000,00 euro a bordo di un autovettura munita di vano occulto, appositamente preparata ed utilizzata per il trasferimento di denaro, sulla quale viaggiavano insieme il pregiudicato Emanuele Sicolo - che aveva concluso da qualche giorno un lungo periodo di detenzione domiciliare per reati di associazione di stampo mafioso - Francesco Giordano e il bitontino Francesco Putignano, legale rappresentante di più società coinvolte nei reati fiscali accertati. In occasione del considerevole riscontro investigativo, il personale della DIA sottoponeva i tre soggetti a fermo di indiziato di delitto, convalidalo dal Gip con contestuale irrogazione su richiesta del PM misura della custodia cautelare in carcere, tuttora in atto.
- In data 23 marzo 2018, nel prosieguo dell'attività di polizia giudiziaria, 60.000,00 euro ed oggetti preziosi, all'interno di una camera blindata di una lussuosa villa di Nervíano, di recentissima costruzione, anch'essa oggetto di sequestro, intestata alla signora Hangiu Larisa Andreaa, prestanome di Francesco Giordano, del quale e l'attuale compagna. Venivano altresì sottoposti a sequestro preventivo.
- La somma di 753.318,27 euro, rinvenuta sui conti correnti bancari intestati ad alcune fra le società riconducibili a Francesco Giordano, quale profitto dei reati tributari di cui al D.I.gs 74/2000, commessi dalle suddette società;
- Inoltre, per equivalente, tutti i beni mobili e immobili, rapporti finanziari di qualunque genere (conti correnti, polizze fideiussorie cassette di sicurezza, polizze vita, titoli azionari o obbligazioni, etc.), nonché beni mobili suscettibili di valutazione economica (inclusi beni strumentali, arredi, apparati tecnologici etc. nella diretta disponibilità degli indagati medesimi e/o all'interno degli immobili adibiti ad abitazione e/o altri luoghi di cui sia accertata la disponibilità) nella disponibilità diretta e/o indiretta di Francesco Giordano, di numerosi professionisti, degli amministratori di fatto e di diritto (tra cui stretti congiunti) delle società che hanno commesso reati tributari, fino alla concorrenza della somma di 26.645.502,00 euro, pari al profitto dei suddetti reati tributari.
Nel dettaglio, il provvedimento in argomento ha riguardato:
- n. 23 società con sede in Milano;
- n. 4 società con sede in provincia di Bari;
- n. 1 società con sede in Roma;
- n. 1 società con sede in Taranto;
- n. 5 immobili ubicati in provincia di Biella;
- n. 1 immobile ubicato in provincia di Vercelli;
- n. 2 immobili ubicati in provincia di Milano,
- n. 3 complessi immobiliari ubicati in provincia di Bari;
- n. 1 immobile ubicato in provincia di Teramo;
- n. 4 attività ristorative con sede in provincia di Bari;
- oltre n.100 rapporti finanziari (conti correnti, assicurazioni e quote di fondi pensione);
- n. 13 veicoli tra autovetture e motocicli di valore (tra cui Porsche Cayenne, BMW X6, Jeep Gran Cherokee, Minicooper Countryman, Yamaha XP500 e KTM).