Cronaca
Minacce ed estorsioni al gestore di un distributore di Bitonto: in manette tre persone
Uno dei tre aveva preteso il ritiro della denuncia presentandosi con una tanica di benzina
Bitonto - giovedì 14 febbraio 2019
08.00
Ha subito per mesi le angherie di un pregiudicato bitontino e del suo complice che gli estorcevano continuamente denaro, fino a quando ha deciso di denunciare tutto, nonostante le minacce del fratello del pregiudicato che con una tanica di benzina aveva preteso il ritiro della denuncia.
Incubo finito per il gestore di una stazione di servizio di Bitonto, preso di mira da tre volti noti delle forze dell'ordine finiti in carcere con le accuse, a vario titolo, di estorsione in concorso e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.
Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri della Stazione di Bitonto, che hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica del capoluogo, Marcello Barbanente.
«Le indagini, condotte dalla locale Stazione Carabinieri - spiegano i responsabili dell'inchiesta - traggono spunto dalla denuncia sporta dallo stesso imprenditore, anch'egli di Bitonto, nell'agosto dello scorso anno. Quest'ultimo, si è deciso di rivolgersi alle istituzioni in quanto ormai stanco per le continue richieste estorsive che un pregiudicato del luogo poneva in essere quasi quotidianamente, recandosi sul luogo di lavoro.
Da più di un mese, difatti, l'imprenditore subiva le richieste vessatorie dell'uomo che, minacciandolo di morte e di dare fuoco al locale, era riuscito a farsi consegnare cifre variabili dai 50 ai 300 euro. Verso la fine del mese di agosto l'ammontare della somma che la vittima aveva corrisposto al malfattore si aggirava ormai sui 4 mila euro.
Le modalità di richiesta erano sempre le stesse. L'uomo giungeva a bordo di un ciclomotore o di un'autovettura, accompagnato da un complice, ed una volta sceso prendeva contatti con i dipendenti del distributore, chiedendo del proprietario. Il titolare ed i malcapitati operai, spaventati dalle minacce dell'uomo, erano costretti a cedere alle richieste estorsive ed a consegnare al malvivente svariate banconote.
Lo stesso si giustificava dicendo che aveva bisogno di denaro per mantenere la sua famiglia ed, il più delle volte, giungeva in uno stato di evidente alterazione psico-fisica che spaventava i presenti».
A far scattare la reazione del gestore di rivolgersi alle forze dell'ordine uno degli ultimi episodi, quando, al rifiuto opposto dalla vittima a consegnargli del denaro, il malvivente si sarebbe scagliato contro il gestore ed un suo dipendente, sferrando un pugno sul viso del primo e facendogli volare gli occhiali. Solo l'intervento del complice che attendeva in auto aveva evitato il peggio.
«Questo episodio - spiegano ancora i militari - aveva rafforzato ancora di più la volontà dell'imprenditore di raccontare tutto ai Carabinieri, i quali, raccolta la denuncia, predisponevano un adeguato servizio di osservazione nei pressi del distributore. Il giorno dopo, l'uomo si era recato nuovamente presso la predetta attività e, colto in flagranza del reato di estorsione, era stato arrestato dai militari, dopo che gli era stata consegnata la somma di 50 euro, ottenuta con i soliti metodi brutali.
S.M., queste le iniziali dell'arrestato 25enne, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria veniva condotto in carcere. Nel frattempo le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, volte a fare luce su tutte le condotte criminose dell'arrestato continuavano, così come veniva vagliata la posizione del complice, che anche in quella circostanza era presente ed aveva atteso in auto.
Indagini che consentivano di identificare il complice in un 39enne bitontino, P.P. le sue iniziali, anch'egli volto conosciuto ai militari, poiché legato ad un noto gruppo criminale della città. Per lui a seguito della emissione della misura cautelare, prontamente eseguita dai Carabinieri della Stazione di Bitonto, si aprivano le porte del carcere».
Non è andata meglio nemmeno al fratello dell'estorsore, un 30enne, anch'egli volto noto delle forze dell'ordine. «Almeno in una occasione – hanno spiegato i Carabinieri - S.A. le sue iniziali, si era recato nel mese di settembre presso il distributore di benzina e, con una tanica in mano, aveva minacciato il titolare, vittima di questa ennesima violenza, avrebbe, difatti, dovuto ritrattare le dichiarazione rese ai Carabinieri della Stazione di Bitonto, al fine di garantire l'innocenza del fratello.
Anche per lui, oggi, si sono aperte le porte del carcere con l'accusa di violenza e minaccia nei confronti del proprietario dell'esercizio commerciale al fine di commettere il reato di false dichiarazioni da rendere alla A.G.».
Incubo finito per il gestore di una stazione di servizio di Bitonto, preso di mira da tre volti noti delle forze dell'ordine finiti in carcere con le accuse, a vario titolo, di estorsione in concorso e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.
Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri della Stazione di Bitonto, che hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica del capoluogo, Marcello Barbanente.
«Le indagini, condotte dalla locale Stazione Carabinieri - spiegano i responsabili dell'inchiesta - traggono spunto dalla denuncia sporta dallo stesso imprenditore, anch'egli di Bitonto, nell'agosto dello scorso anno. Quest'ultimo, si è deciso di rivolgersi alle istituzioni in quanto ormai stanco per le continue richieste estorsive che un pregiudicato del luogo poneva in essere quasi quotidianamente, recandosi sul luogo di lavoro.
Da più di un mese, difatti, l'imprenditore subiva le richieste vessatorie dell'uomo che, minacciandolo di morte e di dare fuoco al locale, era riuscito a farsi consegnare cifre variabili dai 50 ai 300 euro. Verso la fine del mese di agosto l'ammontare della somma che la vittima aveva corrisposto al malfattore si aggirava ormai sui 4 mila euro.
Le modalità di richiesta erano sempre le stesse. L'uomo giungeva a bordo di un ciclomotore o di un'autovettura, accompagnato da un complice, ed una volta sceso prendeva contatti con i dipendenti del distributore, chiedendo del proprietario. Il titolare ed i malcapitati operai, spaventati dalle minacce dell'uomo, erano costretti a cedere alle richieste estorsive ed a consegnare al malvivente svariate banconote.
Lo stesso si giustificava dicendo che aveva bisogno di denaro per mantenere la sua famiglia ed, il più delle volte, giungeva in uno stato di evidente alterazione psico-fisica che spaventava i presenti».
A far scattare la reazione del gestore di rivolgersi alle forze dell'ordine uno degli ultimi episodi, quando, al rifiuto opposto dalla vittima a consegnargli del denaro, il malvivente si sarebbe scagliato contro il gestore ed un suo dipendente, sferrando un pugno sul viso del primo e facendogli volare gli occhiali. Solo l'intervento del complice che attendeva in auto aveva evitato il peggio.
«Questo episodio - spiegano ancora i militari - aveva rafforzato ancora di più la volontà dell'imprenditore di raccontare tutto ai Carabinieri, i quali, raccolta la denuncia, predisponevano un adeguato servizio di osservazione nei pressi del distributore. Il giorno dopo, l'uomo si era recato nuovamente presso la predetta attività e, colto in flagranza del reato di estorsione, era stato arrestato dai militari, dopo che gli era stata consegnata la somma di 50 euro, ottenuta con i soliti metodi brutali.
S.M., queste le iniziali dell'arrestato 25enne, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria veniva condotto in carcere. Nel frattempo le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, volte a fare luce su tutte le condotte criminose dell'arrestato continuavano, così come veniva vagliata la posizione del complice, che anche in quella circostanza era presente ed aveva atteso in auto.
Indagini che consentivano di identificare il complice in un 39enne bitontino, P.P. le sue iniziali, anch'egli volto conosciuto ai militari, poiché legato ad un noto gruppo criminale della città. Per lui a seguito della emissione della misura cautelare, prontamente eseguita dai Carabinieri della Stazione di Bitonto, si aprivano le porte del carcere».
Non è andata meglio nemmeno al fratello dell'estorsore, un 30enne, anch'egli volto noto delle forze dell'ordine. «Almeno in una occasione – hanno spiegato i Carabinieri - S.A. le sue iniziali, si era recato nel mese di settembre presso il distributore di benzina e, con una tanica in mano, aveva minacciato il titolare, vittima di questa ennesima violenza, avrebbe, difatti, dovuto ritrattare le dichiarazione rese ai Carabinieri della Stazione di Bitonto, al fine di garantire l'innocenza del fratello.
Anche per lui, oggi, si sono aperte le porte del carcere con l'accusa di violenza e minaccia nei confronti del proprietario dell'esercizio commerciale al fine di commettere il reato di false dichiarazioni da rendere alla A.G.».