Fara Galati
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Muore a 72 anni la suora bitontina Fara Galati

Ha ricoperto il ruolo di Superiora Provinciale d’Italia e, più recentemente, quello di consulente del Governo Generale

Il 19 gennaio scorso, a Roma, è venuta a mancare la suora bitontina Fara Galati della Congregazione delle Religiose Adoratrici, Ancelle del SS. Sacramento e della Carità. Nata a Bitonto nel dicembre 1952 da Giovanni e Maria, era la più giovane di tre figli e studiò per diventare insegnante. Ma, fulminata da una convinta vocazione, terminati gli studi magistrali, entrò nel pre-noviziato delle Adoratrici il 24 settembre 1983 ad Alicante (Spagna), completando il periodo di formazione iniziale con i voti perpetui nell'ottobre 1990 a Bitonto, dove prestò il suo impegno presso l'Istituto Maria Cristina di Savoia.

Dopo alcune esperienze altamente significative a Bergamo e a Milano, suor Fara aveva ricoperto il ruolo di Superiora Provinciale d'Italia (ora integrata nella Provincia Europa-Africa) e, più recentemente, quello di consulente del Governo Generale, responsabile della Missione Condivisa e Laici. Dal 2011 al 2023 era stata Consultrice Generale della stessa Congregazione. Donna di Fede e di Azione, suor Fara aveva dedicato la sua vita al servizio della Congregazione (fondata nel XIX sec. in Spagna da Micaela Desmaisières, salita agli onori degli altari nel 1934 ad opera di papa Pio XI), delle ragazze orfane e con gravi problemi e della Chiesa. Negli ultimi tempi come Responsabile della citata Missione Condivisa e Laici aveva profuso tutto il suo impegno a rafforzare la crescita della Congregazione sempre al fine di perseguire e realizzare gli obiettivi previsti dall'attività missionaria della Congregazione.

Al fine di inquadrare più compiutamente la figura di suor Fara ecco le sue stesse parole tratte dal contributo da Lei offerto alla raccolta di testimonianze, curata dal prof. Nicola Pice, sulla figura di don Cosimo Stellacci, sacerdote bitontino (1942-1998). "L'essere nata in una famiglia di credenti praticanti mi ha portata fin da piccola a temere e amare Dio. Ma questa figura di Dio-Padre, che tanto desideravo, dentro di me era come frenata fino a quando non ho incontrato don Cosimo Stellacci, il quale stava formando un gruppo di giovani attratti dal fascino del suo messaggio – fortemente rivoluzionario a quei tempi – fatto di gesti concreti puramente evangelici, simboli di una Chiesa domestica, povera, capace di vivere accanto all'uomo in tutti i suoi bisogni e le sue gioie. Quelle di don Cosimo erano catechesi mirate a farci consapevoli che i doni ricevuti da Dio erano per la Comunità, per il bene comune, perché il Padre Onnipotente vuole aiutarli, facendo loro accettare anche il dolore come una sua carezza. Erano catechesi che insegnavano a lasciarsi attraversare dalla parola di Dio che a distanza di 2000 anni rimane attuale e valida per essere vissuta. Le esperienze vissute con don Cosimo hanno costituito la base solida su cui si sono fondate le mie scelte future, scelte di vita di cui non mi sono mai pentita".
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