Cronaca
Omicidio Caprio a Bitonto: chiesti 30 anni per l'ex pugile 21enne
«Non ha agito come un uomo della strada, ma come un fighter ben cosciente di ciò che stava facendo»
Bitonto - lunedì 22 maggio 2023
13.17
Il pm Ignazio Abbadessa ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione per Fabio Giampalmo, il 21enne ex pugile accusato di avere aggredito e poi ucciso con quattro pugni il 40enne Paolo Caprio la notte tra il 4 e il 5 settembre 2021 all'esterno del bar dell'area di servizio Dill's tra Modugno e Bitonto, in provincia di Bari.
«Giampalmo - ha detto il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari nella requisitoria tenutasi stamattina in Corte di Assise - ha agito accettando l'eventualità che il suo comportamento potesse causare la morte di Caprio. L'aggressione non è partita per gelosia, ma per affermare la propria posizione all'interno del suo gruppo criminale, di Bitonto, davanti ad altri concittadini».
Il pubblico ministero, riconoscendo il dolo eventuale, non ha quindi chiesto il massimo della pena, l'ergastolo, ma ritiene che Giampalmo - collegato dal carcere - debba essere condannato per il reato di omicidio pluriaggravato dai futili motivi e dall'aver utilizzato tecniche di combattimento. «Non ha agito come un uomo della strada - ha continuato Abbadessa - ma come un fighter ben cosciente di ciò che stava facendo».
«Nella sua condotta - ha detto ancora il pm - c'è stato accanimento, lucidità e predeterminazione rispetto all'obiettivo». Secondo la ricostruzione dell'accusa, confermata da alcuni testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l'imputato sarebbe arrivato nella stazione di servizio con la sua compagna, i figli e alcuni amici.
Qui, dopo un diverbio, avrebbe sferrato quattro pugni a Caprio, che sarebbe caduto all'indietro, sbattendo la testa sul marciapiede, per poi perdere la vita. Nel pomeriggio parlerà anche l'avvocato Rosanna Fallacara, che rappresenta le parti civili, e poi toccherà alle repliche della difesa.
L'imputato è assistito dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta.
«Giampalmo - ha detto il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari nella requisitoria tenutasi stamattina in Corte di Assise - ha agito accettando l'eventualità che il suo comportamento potesse causare la morte di Caprio. L'aggressione non è partita per gelosia, ma per affermare la propria posizione all'interno del suo gruppo criminale, di Bitonto, davanti ad altri concittadini».
Il pubblico ministero, riconoscendo il dolo eventuale, non ha quindi chiesto il massimo della pena, l'ergastolo, ma ritiene che Giampalmo - collegato dal carcere - debba essere condannato per il reato di omicidio pluriaggravato dai futili motivi e dall'aver utilizzato tecniche di combattimento. «Non ha agito come un uomo della strada - ha continuato Abbadessa - ma come un fighter ben cosciente di ciò che stava facendo».
«Nella sua condotta - ha detto ancora il pm - c'è stato accanimento, lucidità e predeterminazione rispetto all'obiettivo». Secondo la ricostruzione dell'accusa, confermata da alcuni testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l'imputato sarebbe arrivato nella stazione di servizio con la sua compagna, i figli e alcuni amici.
Qui, dopo un diverbio, avrebbe sferrato quattro pugni a Caprio, che sarebbe caduto all'indietro, sbattendo la testa sul marciapiede, per poi perdere la vita. Nel pomeriggio parlerà anche l'avvocato Rosanna Fallacara, che rappresenta le parti civili, e poi toccherà alle repliche della difesa.
L'imputato è assistito dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta.