I Carabinieri sul luogo dell'omicidio Caprio
I Carabinieri sul luogo dell'omicidio Caprio
Cronaca

Omicidio Caprio: caccia al supertestimone, l'amico del 40enne

L'uomo non si è presentato spontaneamente agli investigatori. Si indaga per risalire all'identità

L'amico di Paolo Caprio. È il supertestimone dell'omicidio del 40enne di Bitonto, morto all'alba di domenica dopo essere stato aggredito a pugni dal 20enne Fabio Giampalmo, rinchiuso nel carcere di Bari con l'accusa di omicidio volontario, all'interno dell'area di servizio Dill's, lungo la strada provinciale 231 per Modugno.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Bari, Giampalmo ha infatti colpito Caprio con l'intenzione di ucciderlo e poi l'ha lasciato agonizzante sul marciapiede. La dinamica dell'aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza della stazione di servizio: alle ore 03.06 Caprio è caduto a terra battendo violentemente la testa dopo i tre pugni sferrati ​«con inaudito vigore», hanno detto gli inquirenti, da Giampalmo, esperto di boxe e arti marziali.

La vittima, come confermato dai video e pure dal racconto del presunto assassino, che s'è consegnato ai Carabinieri alcune ore dopo il fatto e ha confessato, era nel bar con un amico, su cui si concentrano le indagini: i militari lo stanno cercando per interrogarlo. L'uomo, domenica, non si è presentato spontaneamente in caserma, ma gli investigatori stanno cercando di risalire a lui grazie ai filmati, nei quali è immortalato con una maglia nera a strisce bianche sulle due maniche.

Giampalmo ha detto di conoscere Caprio di vista, spiegando che prima del litigio finito in tragedia, lo stesso Caprio e il suo amico - il possibile supertestimone - avevano iniziato a ​«provocarli». Il 20enne, con precedenti per droga e furti, e i suoi amici sono poi rimasti nel bar a giocare alle slot machine, mentre le loro mogli e compagne, alcune con bambini di pochi anni in braccio, erano all'esterno. Ad un tratto il 20enne avrebbe notato la vittima e l'amico parlare con le loro donne.

«Siamo immediatamente usciti - ha detto - e ci siamo avvicinati alle nostre compagne. Mentre stazionavamo sulle panche sotto il gazebo con le nostre mogli a parlare, uno dei due si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne. Notata questa circostanza, mi sono alzato» e «gli ho tirato tre pugni al viso: l'ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via».

Lo ha abbandonato privo di sensi sull'asfalto, fuggendo in auto. Quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto, i tentativi di rianimare il 40enne sono stati inutili. Giampalmo ha detto nell'interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto - se il decesso sia stato causato dai pugni o dalla caduta lo stabilirà l'autopsia - solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che erano nel bar con lui. Uno di loro «ha cominciato a piangere - ha riferito - pensando alla gravità dell'accaduto».

Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e a consegnarsi. I Carabinieri lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando, cinque ore dopo il fatto, si è presentato in caserma accompagnato dal difensore di fiducia. I militari, inoltre, hanno sentito numerosi testimoni, tranne l'amico con cui Caprio è arrivato nell'area di servizio e che si trovava con lui quando è stato picchiato da Giampalmo.

I militari stanno cercando di risalire a lui, che, come l'aggressore e i suoi compagni, è fuggito dopo l'aggressione, grazie ai filmati della videosorveglianza. La sua testimonianza sarebbe fondamentale per ricostruire il modo in cui è maturata l'aggressione. E anche cosa è accaduto nei minuti successivi, fra i pugni e la fuga.
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