Cronaca
Omicidio Caprio: iniziato il processo per l'ex pugile di Bitonto
In Corte d'Assise si sono costituiti parti civili i familiari della vittima. Acquisiti i video dell'aggressione
Bitonto - mercoledì 9 novembre 2022
11.16
Con la costituzione di parte civile dei famigliari della vittima e con l'ammissione delle prove è cominciato in Corte d'Assise, a Bari, il processo a carico del 21enne Fabio Giampalmo. Il giovane ex pugile è imputato per l'omicidio volontario di Paolo Caprio, 40enne di Bitonto picchiato e ucciso tra il 4 e il 5 settembre 2021.
Secondo quanto ricostruito durante le indagini, coordinate dal pubblico ministero Ignazio Abbadessa, Caprio, dopo essere stato colpito cadde sbattendo la testa sul marciapiede e morì. Sono parte civile la madre, le tre sorelle e la moglie della vittima, in qualità di tutrice della figlia di 6 anni. L'imputato, tuttora detenuto, risponde di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto «attraverso l'uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa».
Il 21enne, infatti, con piccoli precedenti per droga e furto, era un esperto di box e di arti marziali. Stando alle indagini dei Carabinieri, l'imputato avrebbe colpito la vittima con tre pugni al volto durante un litigio per uno sguardo non gradito ad alcune donne, facendogli sbattere la testa violentemente sul marciapiede dopo la caduta. Dopo i colpi e la caduta col capo sul marciapiede, l'allora 20enne, difeso dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta, andò via come se nulla fosse.
«Non pensando che sarebbe morto sono andato via», è una delle giustificazioni che diede. L'allora sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, commentò: «È vero, la prepotenza e la barbarie stanno attraversando tutto il Paese (il Sud in particolare). Ma Bitonto ha già sofferto troppo per sopportare altre tragedie come questa».
Secondo quanto ricostruito durante le indagini, coordinate dal pubblico ministero Ignazio Abbadessa, Caprio, dopo essere stato colpito cadde sbattendo la testa sul marciapiede e morì. Sono parte civile la madre, le tre sorelle e la moglie della vittima, in qualità di tutrice della figlia di 6 anni. L'imputato, tuttora detenuto, risponde di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto «attraverso l'uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa».
Il 21enne, infatti, con piccoli precedenti per droga e furto, era un esperto di box e di arti marziali. Stando alle indagini dei Carabinieri, l'imputato avrebbe colpito la vittima con tre pugni al volto durante un litigio per uno sguardo non gradito ad alcune donne, facendogli sbattere la testa violentemente sul marciapiede dopo la caduta. Dopo i colpi e la caduta col capo sul marciapiede, l'allora 20enne, difeso dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta, andò via come se nulla fosse.
«Non pensando che sarebbe morto sono andato via», è una delle giustificazioni che diede. L'allora sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, commentò: «È vero, la prepotenza e la barbarie stanno attraversando tutto il Paese (il Sud in particolare). Ma Bitonto ha già sofferto troppo per sopportare altre tragedie come questa».