Politica
Opposizioni dure con Legista: «Infinita commedia»
Sotto la lente d'ingrandimento di partiti e movimenti di centrodestra la lunga querelle amministrativa tra la vicesindaca e Gianni Stea per un posto in Consiglio regionale
Bitonto - sabato 19 novembre 2022
15.15
«Una infinita commedia fatta di porte girevoli. E no, non è andata in scena al teatro "Traetta", ma nel "teatrino" di Palazzo di Città dove l'ex vicesindaco Marianna Legista e il nuovo vicesindaco Legista Marianna entrano ed escono a piacimento dai tornelli della giunta comunale».
L'attacco chiarissimo arriva da Azione Civica, Patto Comune, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Damascelli sindaco ed Onda Civica. Sul banco degli imputati la vicesindaca che avrebbe avuto l'opportunità di entrare in Consiglio regionale dopo l'incompatibilità presunta e poi non verificatasi di Gianni Stea.
LA VICENDA
«L'assessore - spiegano dal centrodestra bitontino - è rientrata pochi giorni fa, dopo aver tentato di aprire le porte del palazzo della Regione Puglia in via Gentile. Infatti, dopo una sentenza del Tribunale di Bari (Prima sezione civile), l'assessore comunale ha cercato di entrare in Consiglio regionale al posto dell'assessore Gianni Stea, al centro di una polemica per un debito di 8mila euro di bolli d'auto non pagati nei confronti della Regione Puglia. Entrambi erano primo e secondo nella lista in capo al governatore della Regione, "Popolari con Emiliano". Legista, per cercare di guadagnarsi una poltrona in via Gentile a Bari, in spregio degli elettori, ha pensato bene di lasciare il suo ruolo appena assunto al Comune di Bitonto e tentare la scalata regionale», è l'attacco.
L'AFFONDO CONTRO RICCI
«Ma non è andata come previsto - ironizzano le forze di opposizione a Palazzo Gentile - : Stea ha presentato un controricorso e Legista è rimasta fuori dai giochi. Un trampolino di lancio finito in una piscina vuota, in continuità anche con le ambizioni dell'ex primo cittadino, rimasto più volte a bocca asciutta nei suoi tentativi. In questo caso il sindaco Ricci ha pensato bene di stare al gioco e rinominarla nuovamente nell'organo comunale, utilizzando a proprio uso e consumo le istituzioni cittadine», è l'affondo che coinvolge anche il sindaco.
IL DATO POLITICO
«E c'è un dato politicamente rilevante - insistono movimenti e partiti di centrodestra -: la delega di vicesindaco è stata riassegnata a Legista come se fosse un titolo da conferire solo per meri scopi elettorali, piuttosto che sulla base di un sentito impegno verso la cittadinanza. Altro che impegno per il bene dei cittadini: questo modo di rendere girevoli le porte del Comune di Bitonto è totalmente irrispettoso della sacralità delle istituzioni che, ahinoi, vengono usate solo per le proprie campagne elettorali. La città merita un'amministrazione che abbia come suo primo pensiero, sempre e solo la comunità territoriale e non certo la soddisfazione di ambizioni di natura personale: costi quel che costi pur di rimanere attaccati alle poltrone. Legista e il suo complice Ricci - è la conclusione a cui giungono da Azione Civica, Patto Comune, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Damascelli sindaco ed Onda Civica - hanno dimostrato che per loro la nomina a vicesindaco costituisce solo una semplice "etichetta" da mostrare in pubblico tanto che, alla prima occasione utile, la si stacca dal petto di qualcuno per farla indossare a qualcun altro. E chissà a chi…».
L'attacco chiarissimo arriva da Azione Civica, Patto Comune, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Damascelli sindaco ed Onda Civica. Sul banco degli imputati la vicesindaca che avrebbe avuto l'opportunità di entrare in Consiglio regionale dopo l'incompatibilità presunta e poi non verificatasi di Gianni Stea.
LA VICENDA
«L'assessore - spiegano dal centrodestra bitontino - è rientrata pochi giorni fa, dopo aver tentato di aprire le porte del palazzo della Regione Puglia in via Gentile. Infatti, dopo una sentenza del Tribunale di Bari (Prima sezione civile), l'assessore comunale ha cercato di entrare in Consiglio regionale al posto dell'assessore Gianni Stea, al centro di una polemica per un debito di 8mila euro di bolli d'auto non pagati nei confronti della Regione Puglia. Entrambi erano primo e secondo nella lista in capo al governatore della Regione, "Popolari con Emiliano". Legista, per cercare di guadagnarsi una poltrona in via Gentile a Bari, in spregio degli elettori, ha pensato bene di lasciare il suo ruolo appena assunto al Comune di Bitonto e tentare la scalata regionale», è l'attacco.
L'AFFONDO CONTRO RICCI
«Ma non è andata come previsto - ironizzano le forze di opposizione a Palazzo Gentile - : Stea ha presentato un controricorso e Legista è rimasta fuori dai giochi. Un trampolino di lancio finito in una piscina vuota, in continuità anche con le ambizioni dell'ex primo cittadino, rimasto più volte a bocca asciutta nei suoi tentativi. In questo caso il sindaco Ricci ha pensato bene di stare al gioco e rinominarla nuovamente nell'organo comunale, utilizzando a proprio uso e consumo le istituzioni cittadine», è l'affondo che coinvolge anche il sindaco.
IL DATO POLITICO
«E c'è un dato politicamente rilevante - insistono movimenti e partiti di centrodestra -: la delega di vicesindaco è stata riassegnata a Legista come se fosse un titolo da conferire solo per meri scopi elettorali, piuttosto che sulla base di un sentito impegno verso la cittadinanza. Altro che impegno per il bene dei cittadini: questo modo di rendere girevoli le porte del Comune di Bitonto è totalmente irrispettoso della sacralità delle istituzioni che, ahinoi, vengono usate solo per le proprie campagne elettorali. La città merita un'amministrazione che abbia come suo primo pensiero, sempre e solo la comunità territoriale e non certo la soddisfazione di ambizioni di natura personale: costi quel che costi pur di rimanere attaccati alle poltrone. Legista e il suo complice Ricci - è la conclusione a cui giungono da Azione Civica, Patto Comune, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Damascelli sindaco ed Onda Civica - hanno dimostrato che per loro la nomina a vicesindaco costituisce solo una semplice "etichetta" da mostrare in pubblico tanto che, alla prima occasione utile, la si stacca dal petto di qualcuno per farla indossare a qualcun altro. E chissà a chi…».