Attualità
Ospedale del Nord barese: si può fare ma lontano da Bitonto
Emiliano pensa a Corato. Spera ancora Molfetta. Difficile Terlizzi. E Damascelli attacca sui PTA: «Grande imbroglio»
Bitonto - mercoledì 6 giugno 2018
10.09
Tra Corato, Molfetta e Terlizzi a spuntarla, molto probabilmente, sarà la prima, con buona pace di gran parte della popolazione che dovrebbe servire, bitontini in testa a tutti. L'ospedale di primo livello del Nord Barese si farà, ma sarà lontano da Bitonto. È quanto emerge dal confronto tenuto in Regione tra il governatore pugliese, Michele Emiliano, il sindaco di Terlizzi, Ninni Gemmato, e i parlamentari Marcello Gemmato e Carmela Minuto (assenti, per motivi personali, invece, le rappresentanti del Movimento 5 Stelle Piarulli e Galizia).
A parole Emiliano conferma che la partita si gioca fra le tre strutture, tutte teoricamente con le stesse possibilità. Nei fatti, però, con una mano potenzia con un finanziamento da 200mila euro la Chirurgia dell'Umberto I coratino e con l'altra smantella il Pronto Soccorso dell'ospedale di Terlizzi. «In attesa che le procedure per l'ospedale del Nord Barese si concludano – si giustifica Emiliano – bisogna comunque procedere con quanto previsto nel Piano di Riordino». Che, al momento, promuove Corato e boccia Terlizzi.
Nel frattempo però sono passati quasi 2 anni dalla sottoscrizione della Carta di Ruvo, in cui venne ratificata la necessità di realizzare un grande polo ospedaliero che servisse i comuni di Terlizzi, Molfetta, Corato, Bitonto, Mariotto, Palombaio, Giovinazzo, Ruvo e Calendano, ma atti concreti non se ne sono ancora visti. «È pronta la delibera che istituirà la commissione tecnica con il compito di valutare quale delle tre strutture sia più adatta a diventare l'ospedale del nord barese», assicura Emiliano.
Ma se davvero a spuntarla dovesse essere la città del sindaco Mazzilli per Bitonto cambierebbe oggettivamente poco: con un tempo di percorrenza stradale medio di almeno mezz'ora per raggiungere Corato, per le emergenze ma anche per evitare di essere ricoverati e curarsi troppo lontani dalla propria abitazione, per i pazienti bitontini la scelta più "vantaggiosa" resterebbe quella dell'ospedali baresi: il San Paolo, con tutti gli enormi limiti di questa struttura, o al più il Policlinico o il Di Venere.
Non va meglio per Bitonto nemmeno provando ad aggrapparsi a ipotetiche riconversioni delle strutture sanitarie attualmente presenti in città. Ne è certo il consigliere regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, che ha attaccato il governatore sui Presidi Territoriali di Assistenza.
«I Presidi Territoriali di Assistenza sono il grande imbroglio della Giunta Emiliano - è certo il forzista - la scusa con cui il Governo regionale chiude gli ospedali e taglia i reparti, sventolando la falsa promessa di riqualificarli e riconvertirli in Pta. Cosa avvenuta soltanto sulla carta, e l'approvazione del nuovo regolamento regionale fa sorridere chi conosce il territorio e giornalmente compie sopralluoghi per verificare lo stato del servizio assistenziale. Ad oggi ci sono Pta dove non vengono nemmeno sostituiti i medici in pensione, con la conseguenza che gli ambulatori vengono chiusi. Ed oltre al grave deficit di personale, alcuni sono allocato in strutture decadenti, locali fatiscenti e con apparecchiature non funzionanti. In altri casi sono stati riqualificati interi ambienti che poi, però, restano comunque abbandonati e inutilizzati. Così come, giova ricordarlo, sono state realizzate nuove strutture, le "Case della Salute", costate milioni e milioni di euro di soldi pubblici, senza mai essere state attivate. I Pta sarebbero una buona idea per rafforzare la medicina del territorio, ma purtroppo, fino ad ora, sono annoverabili solo su delibere Asl e regionali, e i cittadini non ne traggono vantaggi concreti».
A parole Emiliano conferma che la partita si gioca fra le tre strutture, tutte teoricamente con le stesse possibilità. Nei fatti, però, con una mano potenzia con un finanziamento da 200mila euro la Chirurgia dell'Umberto I coratino e con l'altra smantella il Pronto Soccorso dell'ospedale di Terlizzi. «In attesa che le procedure per l'ospedale del Nord Barese si concludano – si giustifica Emiliano – bisogna comunque procedere con quanto previsto nel Piano di Riordino». Che, al momento, promuove Corato e boccia Terlizzi.
Nel frattempo però sono passati quasi 2 anni dalla sottoscrizione della Carta di Ruvo, in cui venne ratificata la necessità di realizzare un grande polo ospedaliero che servisse i comuni di Terlizzi, Molfetta, Corato, Bitonto, Mariotto, Palombaio, Giovinazzo, Ruvo e Calendano, ma atti concreti non se ne sono ancora visti. «È pronta la delibera che istituirà la commissione tecnica con il compito di valutare quale delle tre strutture sia più adatta a diventare l'ospedale del nord barese», assicura Emiliano.
Ma se davvero a spuntarla dovesse essere la città del sindaco Mazzilli per Bitonto cambierebbe oggettivamente poco: con un tempo di percorrenza stradale medio di almeno mezz'ora per raggiungere Corato, per le emergenze ma anche per evitare di essere ricoverati e curarsi troppo lontani dalla propria abitazione, per i pazienti bitontini la scelta più "vantaggiosa" resterebbe quella dell'ospedali baresi: il San Paolo, con tutti gli enormi limiti di questa struttura, o al più il Policlinico o il Di Venere.
Non va meglio per Bitonto nemmeno provando ad aggrapparsi a ipotetiche riconversioni delle strutture sanitarie attualmente presenti in città. Ne è certo il consigliere regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, che ha attaccato il governatore sui Presidi Territoriali di Assistenza.
«I Presidi Territoriali di Assistenza sono il grande imbroglio della Giunta Emiliano - è certo il forzista - la scusa con cui il Governo regionale chiude gli ospedali e taglia i reparti, sventolando la falsa promessa di riqualificarli e riconvertirli in Pta. Cosa avvenuta soltanto sulla carta, e l'approvazione del nuovo regolamento regionale fa sorridere chi conosce il territorio e giornalmente compie sopralluoghi per verificare lo stato del servizio assistenziale. Ad oggi ci sono Pta dove non vengono nemmeno sostituiti i medici in pensione, con la conseguenza che gli ambulatori vengono chiusi. Ed oltre al grave deficit di personale, alcuni sono allocato in strutture decadenti, locali fatiscenti e con apparecchiature non funzionanti. In altri casi sono stati riqualificati interi ambienti che poi, però, restano comunque abbandonati e inutilizzati. Così come, giova ricordarlo, sono state realizzate nuove strutture, le "Case della Salute", costate milioni e milioni di euro di soldi pubblici, senza mai essere state attivate. I Pta sarebbero una buona idea per rafforzare la medicina del territorio, ma purtroppo, fino ad ora, sono annoverabili solo su delibere Asl e regionali, e i cittadini non ne traggono vantaggi concreti».