Un'aula di Tribunale
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Cronaca

"Pandora", l'Appello conferma 94 condanne: 7 anni al boss Conte

Le indagini dei Carabinieri hanno documentato più di un decennio di affari illeciti e le ramificazioni dei clan anche a Bitonto

La Corte d'Appello di Bari ha confermato 94 condanne, riducendo in parte le pene (tra i 12 anni e i 16 mesi, nda), e un'assoluzione. Questa la sentenza del giudice dell'udienza preliminare di Bari, Rossana de Cristofaro nell'ambito del processo di secondo grado "Pandora", con il rito abbreviato, denominato così dal nome del vaso della mitologia greca all'interno del quale sarebbero racchiusi tutti i mali della mafia barese degli ultimi 15 anni.

Gli imputati, tutti affiliati ai due clan Diomede-Mercante e Capriati di Bari, rispondevano a vario titolo di associazione mafiosa pluriaggravata, tentati omicidi, armi, rapine, furti, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale.

Tra le condanne più elevate - alla lettura del dispositivo, nell'aula bunker di Trani, ha assistito anche l'ex procuratore Giuseppe Volpe - ci sono quelle inflitte nei confronti dei boss di Bari e Bitonto Nicola Diomede (7 anni rispetto agli 11 anni e 4 mesi del primo grado) e Domenico Conte (7 anni da 10 anni e 8 mesi) e del pregiudicato Gioacchino Baldassarre (confermata la pena a 12 anni di reclusione), ritenuti i capi organizzatori dei due gruppi criminali.

I giudici hanno anche confermato la condanna di alcuni imputati al risarcimento danni, da quantificarsi in sede civile, nei confronti delle parti civili costituite nel processo, i Comuni di Bari (assistito dall'avvocato Giuseppe Buquicchio) e Terlizzi. Unico assolto l'ex vicepresidente dell'associazione Fai-Antiracket di Molfetta, l'imprenditore Roberto De Blasio, titolare di un'agenzia di vigilanza privata, assistito dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Francesco Morelli (Studio Fps).

Le indagini dei Carabinieri del Ros, coordinate dai pubblici ministeri antimafia Lidia Giorgio e Renato Nitti, documentarono oltre un decennio di affari illeciti e le ramificazioni dei due clan, federati tra loro, nell'intera regione, da Bitonto a San Severo, passando per Altamura, Gravina, Valenzano, Triggiano e il Nord Barese, accertando anche collegamenti con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per l'approvvigionamento della droga) con 'ndrangheta, Cosa nostra e camorra.
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