Cronaca
Paolo Caprio ucciso con tre pugni al volto: «Guardava le nostre donne»
Il 20enne è accusato di omicidio volontario aggravato. Nei prossimi giorni comparirà davanti al Gip
Bitonto - lunedì 6 settembre 2021
10.06
Uno sguardo non gradito ad alcune donne, poche rapide frasi di sfida e poi tre pugni in pieno volto seguiti da una caduta con la testa sbattuta violentemente sul marciapiede.
Così è morto Paolo Caprio, imbianchino 40enne di Bitonto, città alle porte di Bari, aggredito nella notte tra sabato 4 e domenica 5 settembre all'esterno del bar della stazione di servizio Dill's sulla strada provinciale 231 tra Modugno e Bitonto. A colpirlo sarebbe stato Fabio Giampalmo, 20 anni non ancora compiuti con precedenti penali per droga, ricettazione e furto.
Il giovane, che si è consegnato ai Carabinieri alcune ore dopo il fatto assistito dal suo avvocato, Nicola Capaldi, e ha confessato, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto e portato in carcere, a Bari, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto attraverso l'uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa.
Secondo la Procura di Bari avrebbe colpito l'uomo con l'intenzione di ucciderlo. La dinamica dell'aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza dell'area di servizio: alle ore 03.06 Caprio è caduto dopo i tre pugni sferrati «con inaudito vigore», dicono gli inquirenti, da Giampalmo, esperto di box e arti marziali. La vittima, come confermato dai video e poi anche dal racconto del presunto assassino, era nel bar con un amico.
Giampalmo ha detto di conoscerlo di vista, spiegando che prima del litigio finito in tragedia, Caprio e l'amico avevano iniziato a «provocarli». Il 20enne e i suoi amici sono poi rimasti nel bar a giocare alle slot machine, mentre le loro mogli e compagne, alcune con bambini di pochi anni in braccio, erano all'esterno.
A quel punto il 20enne avrebbe notato la vittima e il suo amico parlare con le loro donne. «Siamo immediatamente usciti - ha raccontato ai Carabinieri e al magistrato - e ci siamo avvicinati alle nostre compagne. Mentre stazionavamo sulle panche sotto il gazebo con le nostre mogli a parlare di quello che era accaduto, uno dei due si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne».
«Notata questa circostanza, io mi sono alzato» e «gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso: l'ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via». Lo ha abbandonato ormai privo di sensi sull'asfalto, fuggendo in auto. Quando il 118 è arrivato, i tentativi di rianimare il 41enne sono stati inutili.
Giampalmo ha detto nell'interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che erano nel bar con lui. Uno di loro «ha cominciato a piangere - ha raccontato il ragazzo - pensando alla gravità dell'accaduto». Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e consegnarsi.
I Carabinieri lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando alle ore 08.15, cinque ore dopo il fatto, si è presentato in caserma, a Bitonto, accompagnato dal suo difensore di fiducia. Lì il pubblico ministero di turno, Ignazio Abbadessa, lo ha interrogato, raccogliendone la confessione e firmando il provvedimento di fermo.
Nei prossimi giorni sarà eseguita presso il Policlinico di Bari l'autopsia per accertare le cause della morte di Paolo Caprio, mentre il 20enne comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari per la convalida del fermo.
Così è morto Paolo Caprio, imbianchino 40enne di Bitonto, città alle porte di Bari, aggredito nella notte tra sabato 4 e domenica 5 settembre all'esterno del bar della stazione di servizio Dill's sulla strada provinciale 231 tra Modugno e Bitonto. A colpirlo sarebbe stato Fabio Giampalmo, 20 anni non ancora compiuti con precedenti penali per droga, ricettazione e furto.
Il giovane, che si è consegnato ai Carabinieri alcune ore dopo il fatto assistito dal suo avvocato, Nicola Capaldi, e ha confessato, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto e portato in carcere, a Bari, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto attraverso l'uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa.
Secondo la Procura di Bari avrebbe colpito l'uomo con l'intenzione di ucciderlo. La dinamica dell'aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza dell'area di servizio: alle ore 03.06 Caprio è caduto dopo i tre pugni sferrati «con inaudito vigore», dicono gli inquirenti, da Giampalmo, esperto di box e arti marziali. La vittima, come confermato dai video e poi anche dal racconto del presunto assassino, era nel bar con un amico.
Giampalmo ha detto di conoscerlo di vista, spiegando che prima del litigio finito in tragedia, Caprio e l'amico avevano iniziato a «provocarli». Il 20enne e i suoi amici sono poi rimasti nel bar a giocare alle slot machine, mentre le loro mogli e compagne, alcune con bambini di pochi anni in braccio, erano all'esterno.
A quel punto il 20enne avrebbe notato la vittima e il suo amico parlare con le loro donne. «Siamo immediatamente usciti - ha raccontato ai Carabinieri e al magistrato - e ci siamo avvicinati alle nostre compagne. Mentre stazionavamo sulle panche sotto il gazebo con le nostre mogli a parlare di quello che era accaduto, uno dei due si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne».
«Notata questa circostanza, io mi sono alzato» e «gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso: l'ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via». Lo ha abbandonato ormai privo di sensi sull'asfalto, fuggendo in auto. Quando il 118 è arrivato, i tentativi di rianimare il 41enne sono stati inutili.
Giampalmo ha detto nell'interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che erano nel bar con lui. Uno di loro «ha cominciato a piangere - ha raccontato il ragazzo - pensando alla gravità dell'accaduto». Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e consegnarsi.
I Carabinieri lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando alle ore 08.15, cinque ore dopo il fatto, si è presentato in caserma, a Bitonto, accompagnato dal suo difensore di fiducia. Lì il pubblico ministero di turno, Ignazio Abbadessa, lo ha interrogato, raccogliendone la confessione e firmando il provvedimento di fermo.
Nei prossimi giorni sarà eseguita presso il Policlinico di Bari l'autopsia per accertare le cause della morte di Paolo Caprio, mentre il 20enne comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari per la convalida del fermo.