Cronaca
Percolato dalla discarica ai campi: sequestri da 1,4 milioni alla Daneco
Gravi reati ambientali a un passo dal territorio di Bitonto. Chiusa l'indagine. Interrogazione parlamentare della Ruggiero (M5S)
Bitonto - sabato 6 marzo 2021
7.25
Distano, una dall'altra, appena poche decine di metri, divise come sono solo dalla lingua d'asfalto dell'autostrada, ma legano due territori in un abbraccio maleodorante e inquinante. Sono le discariche di Bitonto e Giovinazzo, legate da un destino parallelo fatto di inchieste e gravi reati ambientali, ratificato dai sequestri arrivati nelle scorse ore ai danni della Daneco, che gestiva il sito del comune costiero.
Un sequestro preventivo di beni del valore di 1,4 milioni di euro per inquinamento ambientale è stato infatti eseguito dai Carabinieri, su disposizione della magistratura, nei confronti della società di Roma, ormai in liquidazione, e di ulteriori 7 indagati.
La Procura della Repubblica di Bari, infatti, è riuscita a dimostrare «il delitto di inquinamento ambientale» a carico dell'azienda «causato dall'omessa adozione di ogni utile accorgimento e doverose misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica - rivelano gli inquirenti - parte del quale finiva disperso nel sottosuolo, sino ad attingere la falda acquifera». Un disegno criminoso, durato almeno un anno e mezzo, che ha prodotto «un significativo risparmio di spesa».
L'operazione di quest'oggi, a cura del personale della Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri della Procura della Repubblica di Bari, in collaborazione con il gli uomini del Gruppo Forestale, i quali hanno eseguito un decreto di sequestro, finalizzato alla confisca, per un importo di 1.447.623,45 euro, tra denaro e beni di utilità, è servita a porre un argine ai profitti illeciti facendo leva sulla responsabilità amministrativa della Daneco Impianti s.r.l. e tutelando l'economia legale.
Il sequestro di 1,4 milioni di euro rappresenterebbe l'ingiusto profitto realizzato dal gestore della discarica di San Pietro Pago, dovuto ai risparmi realizzati dalla gestione della stessa non conforme alle disposizioni di legge. Il sequestro, firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, è stato notificato alle direzioni generali e agli uffici legali di 5 istituti di credito, nonché alle conservatorie dei registri immobiliari delle 11 province interessate.
Sono 7 gli indagati, ritenuti responsabili per aver rivestito a vario titolo in seno alla Daneco Impianti s.r.l. e con riferimento alla gestione dei servizi e dell'impianto di discarica in località Pietro Pago: si tratta di un legale rappresentante, un amministratore, un responsabile tecnico, un responsabile di gestione degli impianti, un capo impianto, un coordinatore e un responsabile di area territoriale della ditta incaricata della gestione dei servizi e dell'impianto ubicato a Giovinazzo.
Le indagini sono partite nel 2016 e si sono concluse nel 2018 con accertamenti patrimoniali. La Procura della Repubblica di Bari, sulla base di varie consulenze chimiche, geologiche ed entomologiche, ha accertato l'inquinamento ambientale «causato dall'omessa adozione di misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica, parte del quale sarebbe finito disperso nel sottosuolo fino alla falda acquifera». Un'operazione che avrebbe fruttato 1,4 milioni di euro.
In questo modo, infatti, l'azienda avrebbe conseguito un significativo risparmio di spesa, pari alla somma sequestrata (i beni sequestrati, quindi, rappresentano il profitto derivato dai reati commessi dal rappresentante legale e dagli altri indagati, nda), omettendo di sopportare i costi legati all'osservanza delle procedure per lo smaltimento del rifiuto liquido. Rifiuti che invece erano smaltiti illegalmente e che finivano fra gli ulivi e negli attigui campi di coltivazione di ortaggi e frutta.
Alla Daneco Impianti s.r.l., in liquidazione, sono contestati una serie di amministrativi (decreto legislativo n. 231/2001), i 7 indagati rispondono di inquinamento ambientale, mentre la somma sequestrata (1,4 milioni di euro) sarà confiscata. Resterà un danno all´ambiente, incommensurabile e difficilmente reversibile.
Della questione si sono interessate anche le deputate del MoVimento 5 Stelle Francesca Anna Ruggiero e Francesca Galizia che hanno deciso di presentare un''interrogazione al Ministro competente «per conoscere quali azioni voglia adottare nell'ambito della vicenda dell'inquinamento ambientale che sarebbe stato commesso dalla Daneco impianti, accusata di aver smaltito il percolato della discarica di Giovinazzo iniettandolo direttamente nel sottosuolo, con grave rischio per l'ambiente e per la salute dei cittadini».
«Il quadro – continuano – dipinto dagli inquirenti è sconcertante. Questa società, privilegiando esclusivamente l'interesse economico rispetto a quello ambientale e della salute delle persone, avrebbe danneggiato il territorio, inquinando la falda acquifera e risparmiando circa 1,5 milioni di euro sullo smaltimento. Un autentico abuso della nostra terra, compiuto nell'interesse di pochissime persone e a danno della collettività e delle generazioni future. Ringraziamo gli inquirenti per il lavoro svolto e confidiamo nella giustizia per accertare con chiarezza tutte le responsabilità del caso».
Un sequestro preventivo di beni del valore di 1,4 milioni di euro per inquinamento ambientale è stato infatti eseguito dai Carabinieri, su disposizione della magistratura, nei confronti della società di Roma, ormai in liquidazione, e di ulteriori 7 indagati.
La Procura della Repubblica di Bari, infatti, è riuscita a dimostrare «il delitto di inquinamento ambientale» a carico dell'azienda «causato dall'omessa adozione di ogni utile accorgimento e doverose misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica - rivelano gli inquirenti - parte del quale finiva disperso nel sottosuolo, sino ad attingere la falda acquifera». Un disegno criminoso, durato almeno un anno e mezzo, che ha prodotto «un significativo risparmio di spesa».
L'operazione di quest'oggi, a cura del personale della Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri della Procura della Repubblica di Bari, in collaborazione con il gli uomini del Gruppo Forestale, i quali hanno eseguito un decreto di sequestro, finalizzato alla confisca, per un importo di 1.447.623,45 euro, tra denaro e beni di utilità, è servita a porre un argine ai profitti illeciti facendo leva sulla responsabilità amministrativa della Daneco Impianti s.r.l. e tutelando l'economia legale.
Il sequestro di 1,4 milioni di euro rappresenterebbe l'ingiusto profitto realizzato dal gestore della discarica di San Pietro Pago, dovuto ai risparmi realizzati dalla gestione della stessa non conforme alle disposizioni di legge. Il sequestro, firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, è stato notificato alle direzioni generali e agli uffici legali di 5 istituti di credito, nonché alle conservatorie dei registri immobiliari delle 11 province interessate.
Sono 7 gli indagati, ritenuti responsabili per aver rivestito a vario titolo in seno alla Daneco Impianti s.r.l. e con riferimento alla gestione dei servizi e dell'impianto di discarica in località Pietro Pago: si tratta di un legale rappresentante, un amministratore, un responsabile tecnico, un responsabile di gestione degli impianti, un capo impianto, un coordinatore e un responsabile di area territoriale della ditta incaricata della gestione dei servizi e dell'impianto ubicato a Giovinazzo.
Le indagini sono partite nel 2016 e si sono concluse nel 2018 con accertamenti patrimoniali. La Procura della Repubblica di Bari, sulla base di varie consulenze chimiche, geologiche ed entomologiche, ha accertato l'inquinamento ambientale «causato dall'omessa adozione di misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica, parte del quale sarebbe finito disperso nel sottosuolo fino alla falda acquifera». Un'operazione che avrebbe fruttato 1,4 milioni di euro.
In questo modo, infatti, l'azienda avrebbe conseguito un significativo risparmio di spesa, pari alla somma sequestrata (i beni sequestrati, quindi, rappresentano il profitto derivato dai reati commessi dal rappresentante legale e dagli altri indagati, nda), omettendo di sopportare i costi legati all'osservanza delle procedure per lo smaltimento del rifiuto liquido. Rifiuti che invece erano smaltiti illegalmente e che finivano fra gli ulivi e negli attigui campi di coltivazione di ortaggi e frutta.
Alla Daneco Impianti s.r.l., in liquidazione, sono contestati una serie di amministrativi (decreto legislativo n. 231/2001), i 7 indagati rispondono di inquinamento ambientale, mentre la somma sequestrata (1,4 milioni di euro) sarà confiscata. Resterà un danno all´ambiente, incommensurabile e difficilmente reversibile.
Della questione si sono interessate anche le deputate del MoVimento 5 Stelle Francesca Anna Ruggiero e Francesca Galizia che hanno deciso di presentare un''interrogazione al Ministro competente «per conoscere quali azioni voglia adottare nell'ambito della vicenda dell'inquinamento ambientale che sarebbe stato commesso dalla Daneco impianti, accusata di aver smaltito il percolato della discarica di Giovinazzo iniettandolo direttamente nel sottosuolo, con grave rischio per l'ambiente e per la salute dei cittadini».
«Il quadro – continuano – dipinto dagli inquirenti è sconcertante. Questa società, privilegiando esclusivamente l'interesse economico rispetto a quello ambientale e della salute delle persone, avrebbe danneggiato il territorio, inquinando la falda acquifera e risparmiando circa 1,5 milioni di euro sullo smaltimento. Un autentico abuso della nostra terra, compiuto nell'interesse di pochissime persone e a danno della collettività e delle generazioni future. Ringraziamo gli inquirenti per il lavoro svolto e confidiamo nella giustizia per accertare con chiarezza tutte le responsabilità del caso».