Cronaca
Picchiati i genitori del pentito che fece arrestare i killer di Annarosa Tarantino. Fermati gli aggressori
I Carabinieri della Stazione di Bitonto hanno bloccato un 20enne e un 25enne
Bitonto - sabato 28 luglio 2018
10.47
Volevano appropriarsi della casa popolare, regolarmente assegnata, dei genitori di Vito Antonio Tarullo - uno dei collaboratori di giustizia che hanno contribuito a far arrestare killer e mandanti dell'omicidio di Anna Rosa Tarantino, l'84enne rimasta vittima di una sparatoria fra bande lo scorso 30 dicembre a Bitonto - come una sorta di "punizione" per la scelta del figlio e per questo li hanno picchiati, ma sono stati identificati e bloccati.
Non abbassano la guardia i militari dei Carabinieri di Bitonto, che ieri, in collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, hanno notificato ai fratelli Matteo e Alex Sicolo, di 25 e 20 anni, responsabili di un pestaggio avvenuto alcune settimane fa, ai danni di due 50enni in via Ugo La Malfa, un'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, Giovanni Anglana.
Il procedimento arriva alla fine di una articolata attività di indagine, partita lo scorso 4 luglio quando gli uomini agli ordini del comandante Giuseppe Salierno, in collaborazione con i militari dell'11° Reggimento Carabinieri Puglia, sono arrivati presso il punto di primo intervento di Bitonto, dove i genitori e un'altra parente di Vito Antonio Tarullo erano giunti per farsi medicare dopo l'aggressione subita davanti alla propria abitazione.
Stando a quanto appurato dai Carabinieri, gli aggressori avrebbero atteso che le vittime uscissero di casa per obbligarli ad abbandonare l'appartamento e minacciarli di morte, passando poi alle vie di fatto. La madre di Tarullo è stata colpita con una canna da pesca alla fronte che le ha procurato una profonda ferita, mentre il padre, intervenuto in sua difesa, sarebbe stato colpito con un pugno. Ferita anche un'altra parente presente in quel momento.
Le indagini, sviluppate dai Carabinieri di Bitonto e coordinate dal sostituto procuratore Marco D'Agostino, della Procura della Repubblica di Bari, sono nate dalla denuncia presentata dai due coniugi in relazione alle riferite aggressioni e minacce (anche di morte), subite ad opera dei due fratelli, al principio del mese in corso, finalizzate a fare abbandonare ai denuncianti l'alloggio popolare sito in Bitonto, regolarmente assegnato alla coppia dallo I.A.C.P. di Bari.
Al termine degli accertamenti, i Carabinieri, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, hanno notificato ai due fratelli Matteo e Alex Sicolo, di 25 e 20 anni, soprannominati "i tituccio", già gravati da numerosi precedenti e ritenuti vicini al clan Cipriano, una misura cautelare dell'obbligo di dimora e di presenza alla polizia giudiziaria.
L'ordinanza, infatti, n relazione al reato di lesioni personali aggravate, minaccia e tentata estorsione in concorso, dispone per entrambi l'obbligo di dimora nel comune di residenza (a Bitonto), l'ordine di permanenza nella propria abitazione dalle ore 21.30 alle ore 06.30 di ogni giorno e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte alla settimana.
Per loro le accuse sono di lesioni personali aggravate, minaccia e tentata estorsione in concorso, «con l'aggravante - si legge nell'ordinanza - di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416 bis del codice penale, per le modalità con cui l'azione è stata commessa, tipiche della minaccia mafiosa, in quanto volta a punire i familiari di Vito Antonio Tarullo a causa della scelta di quest'ultimo di collaborare con la giustizia».
Di più. «La minaccia eclatante, a volto scoperto, affrontando le vittime per strada e in pieno giorno, con finalità palesemente intimidatorie, in quanto idonee e mirate ad esercitare nelle vittime una particolare coartazione psicologica ed uno stato di assoggettamento dovuti alla capacità dell'azione commessa, evoca la esistenza di consorterie e sodalizi amplificatori della valenza criminale del reato commesso».
Non abbassano la guardia i militari dei Carabinieri di Bitonto, che ieri, in collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, hanno notificato ai fratelli Matteo e Alex Sicolo, di 25 e 20 anni, responsabili di un pestaggio avvenuto alcune settimane fa, ai danni di due 50enni in via Ugo La Malfa, un'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, Giovanni Anglana.
Il procedimento arriva alla fine di una articolata attività di indagine, partita lo scorso 4 luglio quando gli uomini agli ordini del comandante Giuseppe Salierno, in collaborazione con i militari dell'11° Reggimento Carabinieri Puglia, sono arrivati presso il punto di primo intervento di Bitonto, dove i genitori e un'altra parente di Vito Antonio Tarullo erano giunti per farsi medicare dopo l'aggressione subita davanti alla propria abitazione.
Stando a quanto appurato dai Carabinieri, gli aggressori avrebbero atteso che le vittime uscissero di casa per obbligarli ad abbandonare l'appartamento e minacciarli di morte, passando poi alle vie di fatto. La madre di Tarullo è stata colpita con una canna da pesca alla fronte che le ha procurato una profonda ferita, mentre il padre, intervenuto in sua difesa, sarebbe stato colpito con un pugno. Ferita anche un'altra parente presente in quel momento.
Le indagini, sviluppate dai Carabinieri di Bitonto e coordinate dal sostituto procuratore Marco D'Agostino, della Procura della Repubblica di Bari, sono nate dalla denuncia presentata dai due coniugi in relazione alle riferite aggressioni e minacce (anche di morte), subite ad opera dei due fratelli, al principio del mese in corso, finalizzate a fare abbandonare ai denuncianti l'alloggio popolare sito in Bitonto, regolarmente assegnato alla coppia dallo I.A.C.P. di Bari.
Al termine degli accertamenti, i Carabinieri, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, hanno notificato ai due fratelli Matteo e Alex Sicolo, di 25 e 20 anni, soprannominati "i tituccio", già gravati da numerosi precedenti e ritenuti vicini al clan Cipriano, una misura cautelare dell'obbligo di dimora e di presenza alla polizia giudiziaria.
L'ordinanza, infatti, n relazione al reato di lesioni personali aggravate, minaccia e tentata estorsione in concorso, dispone per entrambi l'obbligo di dimora nel comune di residenza (a Bitonto), l'ordine di permanenza nella propria abitazione dalle ore 21.30 alle ore 06.30 di ogni giorno e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte alla settimana.
Per loro le accuse sono di lesioni personali aggravate, minaccia e tentata estorsione in concorso, «con l'aggravante - si legge nell'ordinanza - di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416 bis del codice penale, per le modalità con cui l'azione è stata commessa, tipiche della minaccia mafiosa, in quanto volta a punire i familiari di Vito Antonio Tarullo a causa della scelta di quest'ultimo di collaborare con la giustizia».
Di più. «La minaccia eclatante, a volto scoperto, affrontando le vittime per strada e in pieno giorno, con finalità palesemente intimidatorie, in quanto idonee e mirate ad esercitare nelle vittime una particolare coartazione psicologica ed uno stato di assoggettamento dovuti alla capacità dell'azione commessa, evoca la esistenza di consorterie e sodalizi amplificatori della valenza criminale del reato commesso».