Cronaca
Polizia contro Salvini a Roma: a capo del sit-in il commissario bitontino Antonio Limongelli
«Prima volta nella storia che i funzionari protestano contro il Ministro degli Interni»
Bitonto - martedì 26 marzo 2019
11.39
Domani, per la prima volta nella storia d'Italia, i funzionari della Polizia di Stato scenderanno in piazza per protestare contro il ministro degli Interni, Matteo Salvini. Ad annunciarlo è il coordinatore della protesta Antonio Limongelli, commissario della Polizia di Stato presso il commissariato di Bitonto, a capo di 1500 funzionari evidentemente per nulla affabulati dal vezzo del ministro leghista di indossare sovente la divisa della Polizia.
«Tra noi ci chiamiamo gli Invisibili – racconta Limongelli al quotidiano Il Foglio - perché è come se non esistessimo. Davanti a noi, un muro di gomma». Una protesta su un problema che in realtà arriva da lontano, ma che con l'attuale esecutivo ha raggiunto l'esasperazione per il completo disinteresse dimostrato verso questo comitato spontaneo di poliziotti. Il motivo della protesta è la legge che nel 1981 istituisce la figura dell'ispettore. «Nel 1995 hanno appiattito questo ruolo – spiega ancora il commissario - retrocedendoci a sottufficiali, nonostante fossimo nati per indagare con rigore sul campo, senza troppi impicci burocratici. Non so se lo hanno fatto apposta o per sbaglio«.
«Nel 2000, rendendosi conto dell'errore fatto – prosegue il racconto - il legislatore ha fatto una legge che ha riservato un ruolo speciale alla Polizia di stato: lo stesso che le altre forze di polizia avevano avuto nel 1995. Ma il nostro ministero, non abbiamo capito perché, non ha mai voluto riempire i posti vacanti. Nel 2006 Prodi sterilizzò la legge: ma non quell'articolo 25 che prevedeva concorsi per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Ma non sono mai stati fatti. Nel 2014 ci riuniamo in Comitato, facciamo un primo ricorso, lo vinciamo. Il giudice dice che entro 90 giorni il concorso va bandito, perché è stata elusa una legge, mentre venivano in continuazione banditi concorsi per esterni. Di nuovo, la legge ha stabilito di fare concorsi. È stato perso un anno e mezzo, fino al dicembre 2017. Ma la nomina ce l'hanno comunque data nel 2018: da vicecommissario. Alle soglie della pensione, nessuno di noi ha i sei anni di tempo necessari a diventare Commissari Capi. Come dire: vi diamo il titolo di commissario ma non i soldi, e toglietevi di torno! La prima sezione del Tar Abruzzo ha riconosciuto per la seconda volta che ci sono delle incongruenze costituzionali nei nostri confronti e ha ammesso un ricorso che è finito alla Corte costituzionale».
Il Comitato ha scritto a Salvini per un incontro, ma non ha nemmeno mai risposto, così come il sottosegretario Molteni e il senatore leghista Arrigoni.
«Allora abbiamo chiesto alla questura di Roma di poter fare un sit-in davanti al Viminale – dice ancora Limongelli al Foglio - ci hanno detto che davanti al Viminale è vietato, per ordinanze varie. Andremo allora a Largo dell'Esquilino, che è vicino. Dalle 16 alle 19,30».
«Tra noi ci chiamiamo gli Invisibili – racconta Limongelli al quotidiano Il Foglio - perché è come se non esistessimo. Davanti a noi, un muro di gomma». Una protesta su un problema che in realtà arriva da lontano, ma che con l'attuale esecutivo ha raggiunto l'esasperazione per il completo disinteresse dimostrato verso questo comitato spontaneo di poliziotti. Il motivo della protesta è la legge che nel 1981 istituisce la figura dell'ispettore. «Nel 1995 hanno appiattito questo ruolo – spiega ancora il commissario - retrocedendoci a sottufficiali, nonostante fossimo nati per indagare con rigore sul campo, senza troppi impicci burocratici. Non so se lo hanno fatto apposta o per sbaglio«.
«Nel 2000, rendendosi conto dell'errore fatto – prosegue il racconto - il legislatore ha fatto una legge che ha riservato un ruolo speciale alla Polizia di stato: lo stesso che le altre forze di polizia avevano avuto nel 1995. Ma il nostro ministero, non abbiamo capito perché, non ha mai voluto riempire i posti vacanti. Nel 2006 Prodi sterilizzò la legge: ma non quell'articolo 25 che prevedeva concorsi per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Ma non sono mai stati fatti. Nel 2014 ci riuniamo in Comitato, facciamo un primo ricorso, lo vinciamo. Il giudice dice che entro 90 giorni il concorso va bandito, perché è stata elusa una legge, mentre venivano in continuazione banditi concorsi per esterni. Di nuovo, la legge ha stabilito di fare concorsi. È stato perso un anno e mezzo, fino al dicembre 2017. Ma la nomina ce l'hanno comunque data nel 2018: da vicecommissario. Alle soglie della pensione, nessuno di noi ha i sei anni di tempo necessari a diventare Commissari Capi. Come dire: vi diamo il titolo di commissario ma non i soldi, e toglietevi di torno! La prima sezione del Tar Abruzzo ha riconosciuto per la seconda volta che ci sono delle incongruenze costituzionali nei nostri confronti e ha ammesso un ricorso che è finito alla Corte costituzionale».
Il Comitato ha scritto a Salvini per un incontro, ma non ha nemmeno mai risposto, così come il sottosegretario Molteni e il senatore leghista Arrigoni.
«Allora abbiamo chiesto alla questura di Roma di poter fare un sit-in davanti al Viminale – dice ancora Limongelli al Foglio - ci hanno detto che davanti al Viminale è vietato, per ordinanze varie. Andremo allora a Largo dell'Esquilino, che è vicino. Dalle 16 alle 19,30».