Cronaca
'Qui non è Hollywood' in cima alla classifica di Disney+
La serie tv di Pippo Mezzapesa al primo posto nella top 10 Italia della piattaforma, da oltre 4 giorni
Bitonto - martedì 5 novembre 2024
9.21
Mutilata nel titolo ma non nel contenuto, la serie tv 'Qui non è Hollywood', di Pippo Mezzapesa, è in cima alla classifica italiana di Disney+, da quando è stata pubblicata sulla piattaforma, lo scorso 30 ottobre. È la serie più vista in Italia sulla casa dello streaming di Disney.
La serie, prodotta da Matteo Rovere e tratta dal libro Sarah. La ragazza di Avetrana di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, mette in scena le tristi vicende che hanno visto protagonista la città di Avetrana, quando il 26 agosto 2010, la piccola Sarah Scazzi scomparve. Si tratta di quattro puntate, ognuna delle quali dedicata a un protagonista di questa assurda pièce della morte: Sarah, Sabrina, Michele e Cosima. Ogni personaggio è pensato, studiato, caratterizzato in modo da avvicinarsi alla realtà: emblematico il ruolo di Giulia Perulli, che per interpretare Sabrina Misseri ha dovuto prendere 22 kg. Perché quella di Avetrana è una storia che ha plurimi punti di vista, ma un solo fatto agghiacciante: la ricerca e poi la morte di una quindicenne per mano della sua seconda famiglia, andato in scena ininterrottamente per quarantadue giorni a reti unificate.
L'omicidio è solo accennato, intravisto, tutta la stesura di questo dramma è volta a scrutare l'aspetto, ben più inquietante, della psicologia di chi, quell'atto lo ha pensato, agito e sotterrato. Una perfetta fotografia di una casa e di un paese pieni di contraddizioni, di segreti e di misteri inconfessabili che non vedono l'ora di uscire allo scoperto e farsi verità, non appena vengono illuminati da una telecamera. La banalità del male - titolo tra l'altro della colonna sonora firmata da Marrakesh e Marz, che allude all'opera di Hannah Arendt - trova il suo exploit, quando, in un crescendo drammaturgico di grande intensità, la notizia del ritrovamento del cadavere di Sarah arriva in diretta tv.
Questo male non è soltanto di chi lo ha commesso, ma è anche quello violento e morboso, mostrato agli occhi di milioni di italiani, che ha cambiato per sempre il modo di narrare le storie di cronaca nera. 'Qui non è Hollywood', è quindi un monito verso chi ha fomentato quel circo dell'assurdo andato in scena quattordici anni fa e che ancora continua a confondere, nonostante la vicenda processuale si sia conclusa con due ergastoli e una condanna a 8 anni.
La serie, prodotta da Matteo Rovere e tratta dal libro Sarah. La ragazza di Avetrana di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, mette in scena le tristi vicende che hanno visto protagonista la città di Avetrana, quando il 26 agosto 2010, la piccola Sarah Scazzi scomparve. Si tratta di quattro puntate, ognuna delle quali dedicata a un protagonista di questa assurda pièce della morte: Sarah, Sabrina, Michele e Cosima. Ogni personaggio è pensato, studiato, caratterizzato in modo da avvicinarsi alla realtà: emblematico il ruolo di Giulia Perulli, che per interpretare Sabrina Misseri ha dovuto prendere 22 kg. Perché quella di Avetrana è una storia che ha plurimi punti di vista, ma un solo fatto agghiacciante: la ricerca e poi la morte di una quindicenne per mano della sua seconda famiglia, andato in scena ininterrottamente per quarantadue giorni a reti unificate.
L'omicidio è solo accennato, intravisto, tutta la stesura di questo dramma è volta a scrutare l'aspetto, ben più inquietante, della psicologia di chi, quell'atto lo ha pensato, agito e sotterrato. Una perfetta fotografia di una casa e di un paese pieni di contraddizioni, di segreti e di misteri inconfessabili che non vedono l'ora di uscire allo scoperto e farsi verità, non appena vengono illuminati da una telecamera. La banalità del male - titolo tra l'altro della colonna sonora firmata da Marrakesh e Marz, che allude all'opera di Hannah Arendt - trova il suo exploit, quando, in un crescendo drammaturgico di grande intensità, la notizia del ritrovamento del cadavere di Sarah arriva in diretta tv.
Questo male non è soltanto di chi lo ha commesso, ma è anche quello violento e morboso, mostrato agli occhi di milioni di italiani, che ha cambiato per sempre il modo di narrare le storie di cronaca nera. 'Qui non è Hollywood', è quindi un monito verso chi ha fomentato quel circo dell'assurdo andato in scena quattordici anni fa e che ancora continua a confondere, nonostante la vicenda processuale si sia conclusa con due ergastoli e una condanna a 8 anni.