Cronaca
Rapine ai Tir: scarcerato per mancanza di prove Giuseppe Valentini
Un altro bitontino invece si è costituito: è Valentino Capocchiano
Bitonto - domenica 7 aprile 2019
10.54
Ci sono novità nell'inchiesta che nei giorni scorsi ha portato all'arresto di 5 persone tra i territori di Bitonto e Cerignola accusate di costituire una banda criminale specializzata nell'assalto ai tir lungo le autostrade pugliesi.
Le porte del carcere infatti, si sono aperte per far uscire Giuseppe Valentini, 53enne bitontino, ritenuto un tempo a capo dell'omonimo clan: secondo i giudici gli indizi a suo carico sarebbero «insussistenti». L'uomo, difeso dallo studio dell'avvocato Massimo Roberto Chiusolo, era stato fermato insieme ai suoi 4 presunti complici perché accusato di aver messo a segno una rapina "da film" lo scorso 21 novembre, assaltando un furgone portavalori carico di gioielli nei pressi di Canosa.
Direzione inversa, invece, per un altro bitontino: si tratta di Valentino Capocchiano, 31 anni nato a Grumo ma residente a Bitonto e considerato in realtà dagli inquirenti un mero esecutore degli ordini impartiti dagli altri due bitontini coinvolti. Insieme a Valentini anche il 55enne Michele Saracino, di Palombaio. Che, secondo gli inquirenti, avrebbero «ricoperto il ruolo di organizzatori dell'associazione», reperendo anche i mezzi pesanti necessari al colpo.
Un colpo organizzato in grande stile, con 10 fuorilegge vestiti di nero, armati fino ai denti e attrezzati con strumenti utili a tagliare le potenti corazze dei furgoni blindati e bande di chiodi a quattro punte per fermare soccorsi e forze dell'ordine.
Le indagini avevano individuato, in un vivaio abbandonato a Stornarella, nel foggiano, il deposito usato dalla banda per nascondere armi, mezzi e attrezzi. Ma anche droga, tanta droga, marijuana nella fattispecie, che potrebbe essere servita per finanziare l'organizzazione del maxi colpo. Che, secondo gli inquirenti, difficilmente sarebbe rimasto l'unico, visto che il materiale era pronto per un nuovo assalto.
Su tutto il materiale saranno eseguite analisi balistiche per capire se siano stati utilizzati in altri colpi, mentre le indagini continuano per tentare di identificare gli altri complici.
Le porte del carcere infatti, si sono aperte per far uscire Giuseppe Valentini, 53enne bitontino, ritenuto un tempo a capo dell'omonimo clan: secondo i giudici gli indizi a suo carico sarebbero «insussistenti». L'uomo, difeso dallo studio dell'avvocato Massimo Roberto Chiusolo, era stato fermato insieme ai suoi 4 presunti complici perché accusato di aver messo a segno una rapina "da film" lo scorso 21 novembre, assaltando un furgone portavalori carico di gioielli nei pressi di Canosa.
Direzione inversa, invece, per un altro bitontino: si tratta di Valentino Capocchiano, 31 anni nato a Grumo ma residente a Bitonto e considerato in realtà dagli inquirenti un mero esecutore degli ordini impartiti dagli altri due bitontini coinvolti. Insieme a Valentini anche il 55enne Michele Saracino, di Palombaio. Che, secondo gli inquirenti, avrebbero «ricoperto il ruolo di organizzatori dell'associazione», reperendo anche i mezzi pesanti necessari al colpo.
Un colpo organizzato in grande stile, con 10 fuorilegge vestiti di nero, armati fino ai denti e attrezzati con strumenti utili a tagliare le potenti corazze dei furgoni blindati e bande di chiodi a quattro punte per fermare soccorsi e forze dell'ordine.
Le indagini avevano individuato, in un vivaio abbandonato a Stornarella, nel foggiano, il deposito usato dalla banda per nascondere armi, mezzi e attrezzi. Ma anche droga, tanta droga, marijuana nella fattispecie, che potrebbe essere servita per finanziare l'organizzazione del maxi colpo. Che, secondo gli inquirenti, difficilmente sarebbe rimasto l'unico, visto che il materiale era pronto per un nuovo assalto.
Su tutto il materiale saranno eseguite analisi balistiche per capire se siano stati utilizzati in altri colpi, mentre le indagini continuano per tentare di identificare gli altri complici.