Vita di città
Rohela da Bitonto lancia l'appello: «Salvate i miei figli in Afghanistan»
La richiesta d'aiuto al governo italiano dopo la nuova ascesa al potere dei talebani
Bitonto - giovedì 19 agosto 2021
0.48
La cronaca internazionale può divenire cronaca locale e fatti che sembrano lontani da casa nostra possono irrompere nella nostra quotidianità.
È il caso di Rohela Ahmadzai, cittadina afghana giunta in Italia con un corridoio umanitario nel 2013 per curare la figlia leucemica e rimastaci per far crescere la sua prole (allora era incinta di un'altra bimba), lontana da una nazione che se allora sembrava insicura, oggi sembra rimpiombata nella disperazione più nera.
«Loro non vedono che tu sei piccola o grande - ha detto ai microfoni della TGR della Puglia nel suo italiano ancora incerto - Loro uccidono tutti!». Quel "loro" fa paura più degli occhi sgranati della donna, che nel frattempo ha trovato un lavoro da badante nella città dell'olio dove si trova bene. Loro sono i talebani ed a Kabul ci sono gli altri suoi figli, due maschi e due ragazzine, che non sente da un mese e non vede da otto anni.
Il suo è un appello disperato alle autorità italiane: «Chiedo per favore salvate i miei figli in Afghanistan! Mi mancano tanto, non riesco a pensare a loro sotto la guerra (in un teatro di guerra, incerto, ndr)». Gli uffici della Questura del capoluogo si erano attivati per completare l'iter di ricongiungimento famigliare, ma con il nuovo clima di caos tutto sembra essersi fermato.
L'unico momento in cui i suoi occhi hanno sorriso davanti alle telecamere Rai è stato quando ha potuto ricordare l'accoglienza presso una famiglia ed il legame delle sue ragazzine con i bitontini che hanno saputo ridare loro la speranza di un futuro migliore.
Migliore del suo, costretta a fuggire da un Paese in cui la sharia islamica, proclamata come legge suprema anche nella vita civile dai talebani, le aveva imposto un matrimonio a 13 anni, dopo aver dovuto lasciare la scuola.
«Loro sono come animali - ha ripetuto nel suo particolarissimo italiano ai microfoni del servizio pubblico regionale - che tu incontri nel bosco: che fai? Scappi via...». E "loro", quelli in abiti tradizionali, barbe lunghe e sorriso beffardo con armi bene in vista, sono tornati al potere in Afghanistan, un non luogo dove le esistenze di migliaia di persone sembrano sospese grazie al complice ritiro delle forze militari di un Occidente sempre più ipocrita ed al riconoscimento di una Cina col piglio della padrona di una porzione di mondo.
A questo link il servizio completo del TGR Puglia.
È il caso di Rohela Ahmadzai, cittadina afghana giunta in Italia con un corridoio umanitario nel 2013 per curare la figlia leucemica e rimastaci per far crescere la sua prole (allora era incinta di un'altra bimba), lontana da una nazione che se allora sembrava insicura, oggi sembra rimpiombata nella disperazione più nera.
«Loro non vedono che tu sei piccola o grande - ha detto ai microfoni della TGR della Puglia nel suo italiano ancora incerto - Loro uccidono tutti!». Quel "loro" fa paura più degli occhi sgranati della donna, che nel frattempo ha trovato un lavoro da badante nella città dell'olio dove si trova bene. Loro sono i talebani ed a Kabul ci sono gli altri suoi figli, due maschi e due ragazzine, che non sente da un mese e non vede da otto anni.
Il suo è un appello disperato alle autorità italiane: «Chiedo per favore salvate i miei figli in Afghanistan! Mi mancano tanto, non riesco a pensare a loro sotto la guerra (in un teatro di guerra, incerto, ndr)». Gli uffici della Questura del capoluogo si erano attivati per completare l'iter di ricongiungimento famigliare, ma con il nuovo clima di caos tutto sembra essersi fermato.
L'unico momento in cui i suoi occhi hanno sorriso davanti alle telecamere Rai è stato quando ha potuto ricordare l'accoglienza presso una famiglia ed il legame delle sue ragazzine con i bitontini che hanno saputo ridare loro la speranza di un futuro migliore.
Migliore del suo, costretta a fuggire da un Paese in cui la sharia islamica, proclamata come legge suprema anche nella vita civile dai talebani, le aveva imposto un matrimonio a 13 anni, dopo aver dovuto lasciare la scuola.
«Loro sono come animali - ha ripetuto nel suo particolarissimo italiano ai microfoni del servizio pubblico regionale - che tu incontri nel bosco: che fai? Scappi via...». E "loro", quelli in abiti tradizionali, barbe lunghe e sorriso beffardo con armi bene in vista, sono tornati al potere in Afghanistan, un non luogo dove le esistenze di migliaia di persone sembrano sospese grazie al complice ritiro delle forze militari di un Occidente sempre più ipocrita ed al riconoscimento di una Cina col piglio della padrona di una porzione di mondo.
A questo link il servizio completo del TGR Puglia.