Cronaca
Rubata nelle campagne di Bitonto epigrafe in pietra di un'edicola votiva
L'antico cippo danneggiato è situato nei pressi della via di Giovinazzo
Bitonto - martedì 15 settembre 2020
10.20
Vi erano incisi i nomi del devoto che aveva eretto l'edicola votiva su cui era stata apposta e il santo a cui era dedicata. Adesso farà bella mostra di sé nell'arredamento di qualche balordo, convinto di essere diventato adesso chissà quale grande luminare di beni storici per avere in casa un simile cimelio. È l'epigrafe in pietra che ignoti hanno rubato nelle campagne di Bitonto da un cippo lapideo nei pressi della Strada Provinciale 88, che collega Bitonto a Giovinazzo. Precisamente in una delle anse rimaste della vecchia via di via Giovinazzo dopo la realizzazione della nuova ed odierna strada di collegamento fra le due città.
A denunciarne la scomparsa è stato Pasquale Fallacara, militare dell'Arma dei Carabinieri, appassionato di storia e arte locale, che ha notato il danneggiamento durante un'escursione in quella zona. Impossibile tentare di risalire all'identità del responsabile, nè al giorno esatto in cui sarebbe stata rubata. Di certo si tratta di un episodio recente: nello spazio lasciato vuoto, le pietre di riempimento rimaste a vista non presentano i segni degli agenti esogeni. Né la vegetazione spontanea che nel giro di pochi giorni invade incavi di quel tipo ha avuto tempo di fare minimamente presa.
Fallacara, che ha anche inviato una circostanziata denuncia alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari, spiega come questa edicola, come le altre disseminate sul territorio, «testimoniava la profonda fede sia del singolo che della collettività che ivi si riuniva o transitava per le svariate attività legate al lavoro agricolo. Il termine edicola (diminutivo dal latino "aedes", casa, quindi piccola casa), designa quelle caratteristiche costruzioni di forma quadrangolare, alte non più di due metri, terminanti di solito con un tettuccio spiovente, abbellite, talvolta da pregevoli particolari architettonici, dotate di piccola nicchia interna nella quale e racchiusa un'immagine sacra dipinta su tela, legno, stoffa, lastra metallica o carta. Queste immagini sacre non presentano i connotati della perfezione pittorica delle tele che vengono, dai grandi pittori, realizzate per le chiese o i palazzi dei nobili, ma nella loro semplicità esprimono a pieno un forte senso di religiosità».
Alla base di questa nicchia, come nel caso di quella danneggiata su via Giovinazzo, è presente una piccola epigrafe indicante il nome del devoto, la dedica e l'anno di edificazione. «Questa forma di devozione – aggiunge ancora il militare - abbastanza diffusa nel tessuto urbano e rurale, costituisce uno degli aspetti più interessanti dell'edilizia popolare sacra, fondata su tradizioni molto antiche».
«Non conosciamo l'autore, ne con esattezza la datazione, in quanto mancante della caratteristica epigrafe – dice Fallacara - possiamo presumere che tale opera sia stata realizzata agli inizi dell'Novecento. Non sottoposta a vincolo, trattandosi di un'opera a carattere devozionale, la ricerca di notizie relative alla committenza e realizzazione è piuttosto difficoltosa, meno ignota è invece la funzione di questo tipo d'opere utilizzate sin dal XVII secolo sia come espressioni di profonda fede, sia per illuminare le strade ai passanti, in quanto dotate di piccole lucerne. Al suo interno infatti, in passato una piccola lucerna ad olio illuminava il bel dipinto raffigurante una sacra effigie».
«Sarebbe opportuno – è l'invito conclusivo - censire le edicole votive presenti nelle nostre campagne, come fu fatto tempo addietro per quelle presenti nel nostro centro storico, testimoni della nostra storia locale e profonda fede popolare, al fine di preservarle e tutelarle nei modi più opportuni riportando alla luce le belle immagini sacre che, diversamente, andrebbero perdute per sempre».
A denunciarne la scomparsa è stato Pasquale Fallacara, militare dell'Arma dei Carabinieri, appassionato di storia e arte locale, che ha notato il danneggiamento durante un'escursione in quella zona. Impossibile tentare di risalire all'identità del responsabile, nè al giorno esatto in cui sarebbe stata rubata. Di certo si tratta di un episodio recente: nello spazio lasciato vuoto, le pietre di riempimento rimaste a vista non presentano i segni degli agenti esogeni. Né la vegetazione spontanea che nel giro di pochi giorni invade incavi di quel tipo ha avuto tempo di fare minimamente presa.
Fallacara, che ha anche inviato una circostanziata denuncia alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari, spiega come questa edicola, come le altre disseminate sul territorio, «testimoniava la profonda fede sia del singolo che della collettività che ivi si riuniva o transitava per le svariate attività legate al lavoro agricolo. Il termine edicola (diminutivo dal latino "aedes", casa, quindi piccola casa), designa quelle caratteristiche costruzioni di forma quadrangolare, alte non più di due metri, terminanti di solito con un tettuccio spiovente, abbellite, talvolta da pregevoli particolari architettonici, dotate di piccola nicchia interna nella quale e racchiusa un'immagine sacra dipinta su tela, legno, stoffa, lastra metallica o carta. Queste immagini sacre non presentano i connotati della perfezione pittorica delle tele che vengono, dai grandi pittori, realizzate per le chiese o i palazzi dei nobili, ma nella loro semplicità esprimono a pieno un forte senso di religiosità».
Alla base di questa nicchia, come nel caso di quella danneggiata su via Giovinazzo, è presente una piccola epigrafe indicante il nome del devoto, la dedica e l'anno di edificazione. «Questa forma di devozione – aggiunge ancora il militare - abbastanza diffusa nel tessuto urbano e rurale, costituisce uno degli aspetti più interessanti dell'edilizia popolare sacra, fondata su tradizioni molto antiche».
«Non conosciamo l'autore, ne con esattezza la datazione, in quanto mancante della caratteristica epigrafe – dice Fallacara - possiamo presumere che tale opera sia stata realizzata agli inizi dell'Novecento. Non sottoposta a vincolo, trattandosi di un'opera a carattere devozionale, la ricerca di notizie relative alla committenza e realizzazione è piuttosto difficoltosa, meno ignota è invece la funzione di questo tipo d'opere utilizzate sin dal XVII secolo sia come espressioni di profonda fede, sia per illuminare le strade ai passanti, in quanto dotate di piccole lucerne. Al suo interno infatti, in passato una piccola lucerna ad olio illuminava il bel dipinto raffigurante una sacra effigie».
«Sarebbe opportuno – è l'invito conclusivo - censire le edicole votive presenti nelle nostre campagne, come fu fatto tempo addietro per quelle presenti nel nostro centro storico, testimoni della nostra storia locale e profonda fede popolare, al fine di preservarle e tutelarle nei modi più opportuni riportando alla luce le belle immagini sacre che, diversamente, andrebbero perdute per sempre».