Cultura, Eventi e Spettacolo
Sei tele del Monastero delle Vergini a rischio. Pice: «Necessario restauro»
Abbaticchio: «Regione, Soprintendenza e Fondazione Caripuglia la soluzione»
Bitonto - mercoledì 22 agosto 2018
9.52
Sei tele seicentesche incastonate nel coro ligneo del Monastero delle Vergini di Bitonto rischiano di essere irreparabilmente danneggiate dal tempo. A denunciarlo è l'ex sindaco di Bitonto, nonché uomo di cultura, Nicola Pice, che ha chiesto l'intervento dell'amministrazione e del consiglio comunale per tutelare questo bene. Trovando la disponibilità a cercare una soluzione da parte del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio.
«Tutte inedite - spiega Pice - esse si lasciano ricondurre a Carlo Rosa o comunque alla sua bottega. Questi dipinti, corredati da importanti cornici lignee intagliate e dorate, versano in precario stato di conservazione e necessitano di un intervento di restauro conservativo ed estetico, atto a liberare la pellicola pittorica dalle ossidazioni delle vernici e a restituire luminosità alla delicatezza dei colori e delle figure. Gran bella cosa sarebbe se la collettività bitontina, l'Amministrazione e il Consiglio Comunale, si facessero carico di tale intervento di restauro: questa, sì, sarebbe una vera operazione culturale di lunga durata con attrazione di ulteriore interesse e attrazione turistica per la nostra città, che è stata la fucina di Carlo Rosa».
«Questo dipinto – si legge nello scritto dell'ex sindaco - raffigura il Matrimonio mistico di Santa Caterina di Alessandria, la vergine cristiana, solitaria e pensosa, dedita a speculazioni filosofiche. Essa era la controfigura cristiana di Ipazia, la celebre filosofa pagana, gloria della scuola alessandrina, assalita per strada da una turba di cristiani fanatici che dilaniarono il suo corpo, facendolo a pezzi col taglio di grosse conchiglie. Per sommergere il ricordo di Ipazia, avanzò tra le sabbie egiziane un'altra vergine filosofa, appunto Caterina, anche essa insigne, ma cristiana. Su di lei era sorta la leggenda che, convertita da un eremita, era stata pagana e di classe aristocratica, se non regale; poi i pagani l'avevano uccisa, dopo che da sola aveva tenuto testa ad una cinquantina di filosofi pagani mandati a lei per turbarne la fede e la mente dall'imperatore Massenzio. La scena del nostro dipinto mostra un pezzo della leggenda popolare, ossia il momento in cui Caterina, ancora adolescente, ha una visione, quella di Gesù bambino che nelle braccia della Vergine le infila nel dito un prezioso anello, facendola sua sposa. In questa narrazione di sapore fiabesco, delicati appaiono il gioco delle linee, l'intonazione dei colori, l'efficace contrasto di luminosità. La esecuzione forbita rivela il tocco sicuro dell'artista, attento nella resa dei dettagli: una preziosa descrizione delle vesti, una fitta intersecazione di movenze, un incastro spaziale che frange le luci e interpone le giuste ombre, senza dimenticare il tono intimistico. Insomma, una suggestiva grazia compositiva di sapore classico, lontana dal manierismo barocco, che si realizza compiutamente nella dolcezza dei volti delle figure e nella fluida resa volumetrica dei panneggi. Di certo non si sbaglierebbe nel cogliere un'eco del purismo di Stanzione e la tersa intonazione classicistica di Pacecco».
«Le sei tele del Monastero delle Vergini meritano di essere conosciute ed ammirate – propone Pice - magari esposte in una mostra (Conversano docet) negli spazi espositivi della Galleria Nazionale o del Museo Diocesano prossimo all'apertura: il loro recupero spetta a noi, non certo alle monache di clausura, che non potrebbero mai sostenere la somma necessaria per il necessario restauro, il cui costo complessivo, come da progetto definito dalla Soprintendenza, si aggira intorno ai cinquantamila euro. Questa sarebbe una azione di indubbio valore culturale per una città che aspira ancora ad essere "capitale della cultura"».
Il suggerimento del primo cittadino è stato quello di «chiedere alla Fondazione Caripuglia il contributo per il restauro di cui trattasi, in occasione del loro bando ancora aperto e con scadenza il primo ottobre».
Il bando però, come fa notare proprio Pice, mette a disposizione solo 60mila euro per tutte le iniziative prese in considerazione e copre solo il 50% dell'investimento necessario.
Un buon punto di partenza, dunque, ma non sufficiente a coprire l'intero costo dell'intervento, che ammonta a circa 50mila euro. Ecco perché il sindaco Abbaticchio ha preso l'impegno di sollecitare «Regione e Soprintendenza perché è davvero interessante».