Cronaca
Sentenze pilotate in Tribunale: condannati i giudici di pace di Bitonto
Concluso il primo grado del processo che li vede coinvolti insieme ad altri 12 imputati dei tribunali di Bari, Modugno, Corato, Altamura e Bitetto
Bitonto - lunedì 23 luglio 2018
11.09
«Oggi all'ufficio mio non mi comanda nessuno. Io sono re e padre eterno veramente, io sono re e padre eterno... faccio che c... voglio».
Sono le agghiaccianti frasi intercettate durante l'inchiesta che ha coinvolto avvocati e giudici di pace dei tribunali di Bari, Modugno, Bitonto, Corato, Altamura e Bitetto e che ha visto nelle scorse ore giungere alla sentenza di condanna in primo grado per 14 imputati. Secondo quanto riportato dall'edizione leccese del Quotidiano di Puglia, la sentenza dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce avrebbe inflitto la pena di tre anni e dieci mesi ad Angelo Scardigno, 87 anni, di Bari, giudice di pace di Bitonto ed avvocato, e a Letizia Serini, 53 anni, di Bari, coordinatore dei giudici di pace di Bitonto.
Pene severe anche per gli altri tribunali coinvolti: quattro anni a Roberto Cristallini, 54 anni, di Triggiano, giudice di pace di Corato; ed a Vincenzo Sergio, 58 anni, di Bitetto, avvocato. Tre anni e tre mesi a Domenico Ancona, 66 anni, di Bari, giudice di pace del Tribunale di Bari; a Gaetano Consoli, 84 anni, di Bari, giudice di pace di Bari; ad Eugenio Di Desiderio, 53 anni, di Bari, avvocato; ad Alfredo Fazzini, 54 anni, di Bari, impiegato del Ministero delle Finanze, nel ruolo di intermediario della Serini con altri giudici di pace ed avvocati; a Luigi Ferri, 75 anni, di Adelfia, giudice di pace di Bari; a Raffaele Mascolo, 53 anni, di Bari, avvocato; a Cipriano Popolizio, 52 anni, di Altamura, avvocato; a Deborah Semidoppio, 43 anni, di Fasano, giudice onorario del Tribunale di Bari; ed a Nicola Stefanelli, 46 anni, di Gravina di Puglia, avvocato.
Assolti invece Stefano Cea, 43 anni, di Grumo Appula, avvocato; Arianna Giuliano, 41 anni, di Rutigliano, collaboratrice di uno studio legale; Francesco Moramarco, 52 anni, di Altamura, avvocato e Giuseppina Rucco, 76 anni, di Bari, giudice di pace di Bari.
«Squicciardini, Serini, Cristallini, Fazzini, Sergio, Scardigno, Stefanelli, Popolizio, Di Desidero, Ferri, Consoli, Mascolo ed Ancona - scrive ancora il quotidiano leccese - oltre alla pena della carcerazione, sono stati condannati a risarcire in solido con 50mila euro l'unica parte costituitasi nel processo», il comune di Bari.
Secondo quanto appurato dai giudici, sotto la guida del procuratore aggiunto di Lecce, Elsa Valeria Mignone, tra il 2006 e il 2008, gli imputati sarebbero stati protagonisti di un vero e proprio sistema che prevedeva un reciproco scambi di favore tra giudici e avvocati, nel quale le sentenze venivano scritte addirittura dagli avvocati di una delle parti coinvolte nei diversi processi, col duplice obiettivo di far risultare un numero maggiore di sentenze depositate e conseguirne così un guadagno in termini economici e favorire la parte, quando la sentenza era redatta dall'avvocato che la rappresentava.
I magistrati hanno anche riconosciuto l'accusa più grave: quella di associazione a delinquere. Di questo capo di imputazione, nonché di quello di corruzione in atti giudiziari, risponde nel ruolo di organizzatore Vito Squicciardini, 53 anni, di Altamura, coordinatore dei giudici di pace di Modugno e protagonista delle frasi intercettate, condannato a 6 anni e pubblicate sempre dal Quotidiano di Puglia - Lecce.
Adesso il collegio giudicante del Tribunale di Lecce avrà tre mesi di tempo per spiegare la fondatezza del teorema accusatorio che imputa ai giudici di pace il dispregio e la totale violazione dei principi di garanzia, imparzialità ed indipendenza.
Sono le agghiaccianti frasi intercettate durante l'inchiesta che ha coinvolto avvocati e giudici di pace dei tribunali di Bari, Modugno, Bitonto, Corato, Altamura e Bitetto e che ha visto nelle scorse ore giungere alla sentenza di condanna in primo grado per 14 imputati. Secondo quanto riportato dall'edizione leccese del Quotidiano di Puglia, la sentenza dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce avrebbe inflitto la pena di tre anni e dieci mesi ad Angelo Scardigno, 87 anni, di Bari, giudice di pace di Bitonto ed avvocato, e a Letizia Serini, 53 anni, di Bari, coordinatore dei giudici di pace di Bitonto.
Pene severe anche per gli altri tribunali coinvolti: quattro anni a Roberto Cristallini, 54 anni, di Triggiano, giudice di pace di Corato; ed a Vincenzo Sergio, 58 anni, di Bitetto, avvocato. Tre anni e tre mesi a Domenico Ancona, 66 anni, di Bari, giudice di pace del Tribunale di Bari; a Gaetano Consoli, 84 anni, di Bari, giudice di pace di Bari; ad Eugenio Di Desiderio, 53 anni, di Bari, avvocato; ad Alfredo Fazzini, 54 anni, di Bari, impiegato del Ministero delle Finanze, nel ruolo di intermediario della Serini con altri giudici di pace ed avvocati; a Luigi Ferri, 75 anni, di Adelfia, giudice di pace di Bari; a Raffaele Mascolo, 53 anni, di Bari, avvocato; a Cipriano Popolizio, 52 anni, di Altamura, avvocato; a Deborah Semidoppio, 43 anni, di Fasano, giudice onorario del Tribunale di Bari; ed a Nicola Stefanelli, 46 anni, di Gravina di Puglia, avvocato.
Assolti invece Stefano Cea, 43 anni, di Grumo Appula, avvocato; Arianna Giuliano, 41 anni, di Rutigliano, collaboratrice di uno studio legale; Francesco Moramarco, 52 anni, di Altamura, avvocato e Giuseppina Rucco, 76 anni, di Bari, giudice di pace di Bari.
«Squicciardini, Serini, Cristallini, Fazzini, Sergio, Scardigno, Stefanelli, Popolizio, Di Desidero, Ferri, Consoli, Mascolo ed Ancona - scrive ancora il quotidiano leccese - oltre alla pena della carcerazione, sono stati condannati a risarcire in solido con 50mila euro l'unica parte costituitasi nel processo», il comune di Bari.
Secondo quanto appurato dai giudici, sotto la guida del procuratore aggiunto di Lecce, Elsa Valeria Mignone, tra il 2006 e il 2008, gli imputati sarebbero stati protagonisti di un vero e proprio sistema che prevedeva un reciproco scambi di favore tra giudici e avvocati, nel quale le sentenze venivano scritte addirittura dagli avvocati di una delle parti coinvolte nei diversi processi, col duplice obiettivo di far risultare un numero maggiore di sentenze depositate e conseguirne così un guadagno in termini economici e favorire la parte, quando la sentenza era redatta dall'avvocato che la rappresentava.
I magistrati hanno anche riconosciuto l'accusa più grave: quella di associazione a delinquere. Di questo capo di imputazione, nonché di quello di corruzione in atti giudiziari, risponde nel ruolo di organizzatore Vito Squicciardini, 53 anni, di Altamura, coordinatore dei giudici di pace di Modugno e protagonista delle frasi intercettate, condannato a 6 anni e pubblicate sempre dal Quotidiano di Puglia - Lecce.
Adesso il collegio giudicante del Tribunale di Lecce avrà tre mesi di tempo per spiegare la fondatezza del teorema accusatorio che imputa ai giudici di pace il dispregio e la totale violazione dei principi di garanzia, imparzialità ed indipendenza.