Cronaca
Sequestrati beni per 3 milioni all'oncologo Rizzi: una villa, terreni e conti
Il medico era stato arrestato: avrebbe costretto un paziente a pagare per ogni somministrazione di un farmaco salvavita
Bitonto - venerdì 8 ottobre 2021
10.01
Nuovi guai per Giuseppe Rizzi, originario di Bitonto, oncologo già in servizio all'Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari arrestato perché si sarebbe fatto pagare più di 130mila euro da un paziente, poi deceduto, per somministrargli farmaci oncologici salvavita gratuiti. Adesso è scattato il sequestro di beni per 3 milioni.
I militari dei Comandi Provinciali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Bari, questa mattina, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal competente giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale - avente per oggetto immobili di pregio, terreni e cospicue disponibilità finanziarie riferibili a Giuseppe Rizzi, un oncologo residente a Bari arrestato il 29 maggio scorso.
Il provvedimento cautelare costituisce l'epilogo di articolate e complesse indagini condotte dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica e della Stazione di Bari Santo Spirito, nell'ambito delle quali il medico è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza ai domiciliari, per concussione aggravata e continuata, in concorso con la compagna l'avvocato Maria Antonietta Sancipriani, co-indagata nel medesimo procedimento penale.
Le investigazioni dei Carabinieri, delegate e coordinate dalla Procura della Repubblica, avevano accertato come il medico - abusando della qualità e dei poteri di pubblico ufficiale, dirigente medico presso il Dipartimento di Oncologia dell'Istituto Tumori Giovanni Paolo I di Bari - durante lo svolgimento della sua attività professionale sia in orario di servizio che fuori turno e, comunque, non in regime di attività intra o extramoenia, avrebbe eseguito su 14 pazienti oncologici, affetti da accertata e grave patologia, e in trattamento presso il citato Istituto, prestazioni mediche.
In particolare Rizzi avrebbe svolto iniezioni di un farmaco, la cui somministrazione era a titolo gratuito in quanto a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale, costringendo i pazienti al pagamento in suo favore di ingenti somme di denaro nonché di altre utilità sia presso la struttura ospedaliera sia presso il patronato CAF (sito a Bari) in uso alla compagna e co-indagata, Maria Antonietta Sancipriani, adibito nell'occasione ad ambulatorio medico di certa natura illegale.
Le condotte sono state poste in essere dalla coppia approfittando delle gravi condizioni psico-fisiche delle vittime, che avevano riferito ai Carabinieri, con varie difficoltà connesse con il particolare stato d'animo in cui versavano, di essersi trovate in una situazione di soggezione e di reverenza, oltre che di totale fiducia nel loro medico, tale da essere state indotte a riconoscerlo quale unico referente in grado di garantire loro la sopravvivenza e così ottenendo illecitamente cospicue somme di denaro contante, regalie di notevole valore, lavori edili ed altre utilità.
In tale contesto, nello scorso mese di giugno la Procura della Repubblica ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari a eseguire - nei confronti dell'oncologo e della sua compagna - approfondimenti investigativi finalizzati alla veicolazione di una proposta di sequestro preventivo di beni.
Nello specifico, le Fiamme Gialle - al fine di disvelare l'origine del rilevante patrimonio dell'oncologo - hanno proceduto ad acquisire copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo i soggetti investigati, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica.
Il materiale raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti, anche bancari, che hanno consentito di accertare un'ingiustificata sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità del medico, quantificata in oltre 2,5 milioni di euro.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari - condividendo l'analoga proposta avanzata dall'Autorità Giudiziaria inquirente, basata sul solido compendio indiziario acquisito in piena sinergia operativa dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza - ha, quindi, emesso un decreto di sequestro preventivo avente per oggetto una prestigiosa villa ubicata a Bari Palese, terreni siti a Bitonto e i saldi attivi di rapporti bancari.
Ai beni oggetto di sequestro è da aggiungere la somma di circa 1,9 milioni di euro rivenuta nell'abitazione dell'oncologo nonché i numerosi reperti archeologici - risultati, a seguito di verifiche da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico e della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Bari, di notevole valore storico e artistico - già sottoposti a vincolo cautelare dall'Arma dei Carabinieri all'atto dell'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare.
«L'operazione in argomento - si legge in un comunicato stampa - dimostra come i cittadini onesti che rispettano le regole possano trovare nell'Autorità Giudiziaria, nell'Arma dei Carabinieri e nella Guardia di Finanza un sicuro punto di riferimento, a cui denunciare qualsiasi comportamento illecito, così ottenendo un'efficace risposta alle proprie istanze di giustizia».
I militari dei Comandi Provinciali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Bari, questa mattina, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal competente giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale - avente per oggetto immobili di pregio, terreni e cospicue disponibilità finanziarie riferibili a Giuseppe Rizzi, un oncologo residente a Bari arrestato il 29 maggio scorso.
Il provvedimento cautelare costituisce l'epilogo di articolate e complesse indagini condotte dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica e della Stazione di Bari Santo Spirito, nell'ambito delle quali il medico è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza ai domiciliari, per concussione aggravata e continuata, in concorso con la compagna l'avvocato Maria Antonietta Sancipriani, co-indagata nel medesimo procedimento penale.
Le investigazioni dei Carabinieri, delegate e coordinate dalla Procura della Repubblica, avevano accertato come il medico - abusando della qualità e dei poteri di pubblico ufficiale, dirigente medico presso il Dipartimento di Oncologia dell'Istituto Tumori Giovanni Paolo I di Bari - durante lo svolgimento della sua attività professionale sia in orario di servizio che fuori turno e, comunque, non in regime di attività intra o extramoenia, avrebbe eseguito su 14 pazienti oncologici, affetti da accertata e grave patologia, e in trattamento presso il citato Istituto, prestazioni mediche.
In particolare Rizzi avrebbe svolto iniezioni di un farmaco, la cui somministrazione era a titolo gratuito in quanto a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale, costringendo i pazienti al pagamento in suo favore di ingenti somme di denaro nonché di altre utilità sia presso la struttura ospedaliera sia presso il patronato CAF (sito a Bari) in uso alla compagna e co-indagata, Maria Antonietta Sancipriani, adibito nell'occasione ad ambulatorio medico di certa natura illegale.
Le condotte sono state poste in essere dalla coppia approfittando delle gravi condizioni psico-fisiche delle vittime, che avevano riferito ai Carabinieri, con varie difficoltà connesse con il particolare stato d'animo in cui versavano, di essersi trovate in una situazione di soggezione e di reverenza, oltre che di totale fiducia nel loro medico, tale da essere state indotte a riconoscerlo quale unico referente in grado di garantire loro la sopravvivenza e così ottenendo illecitamente cospicue somme di denaro contante, regalie di notevole valore, lavori edili ed altre utilità.
In tale contesto, nello scorso mese di giugno la Procura della Repubblica ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari a eseguire - nei confronti dell'oncologo e della sua compagna - approfondimenti investigativi finalizzati alla veicolazione di una proposta di sequestro preventivo di beni.
Nello specifico, le Fiamme Gialle - al fine di disvelare l'origine del rilevante patrimonio dell'oncologo - hanno proceduto ad acquisire copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo i soggetti investigati, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica.
Il materiale raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti, anche bancari, che hanno consentito di accertare un'ingiustificata sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità del medico, quantificata in oltre 2,5 milioni di euro.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari - condividendo l'analoga proposta avanzata dall'Autorità Giudiziaria inquirente, basata sul solido compendio indiziario acquisito in piena sinergia operativa dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza - ha, quindi, emesso un decreto di sequestro preventivo avente per oggetto una prestigiosa villa ubicata a Bari Palese, terreni siti a Bitonto e i saldi attivi di rapporti bancari.
Ai beni oggetto di sequestro è da aggiungere la somma di circa 1,9 milioni di euro rivenuta nell'abitazione dell'oncologo nonché i numerosi reperti archeologici - risultati, a seguito di verifiche da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico e della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Bari, di notevole valore storico e artistico - già sottoposti a vincolo cautelare dall'Arma dei Carabinieri all'atto dell'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare.
«L'operazione in argomento - si legge in un comunicato stampa - dimostra come i cittadini onesti che rispettano le regole possano trovare nell'Autorità Giudiziaria, nell'Arma dei Carabinieri e nella Guardia di Finanza un sicuro punto di riferimento, a cui denunciare qualsiasi comportamento illecito, così ottenendo un'efficace risposta alle proprie istanze di giustizia».