La funivia del Stresa-Mottarone
La funivia del Stresa-Mottarone
Cronaca

«Su quella cabina potevo esserci io»

Il racconto di Carmela Moretti, insegnante bitontina a Stresa, salita sulla funivia pochi minuti prima della tragedia

Minuti, questione di minuti. Il destino sa essere munifico o cinico.

Per Carmela Moretti, 33enne di Mariotto, docente di lettere, storia e geografia in una scuola secondaria di primo grado, Stresa e quei luoghi sul Lago Maggiore non sono solo un pezzo di vita, una scelta professionale, ma rappresentano posti accoglienti, dove spesso lingue ed identità culturali differenti si intrecciano. Il destino, domenica 23 maggio, con lei è stato benevolo. Su quella funivia che conduce ai 1492 metri del Mottarone ci era salita anche lei, per la prima volta, convinta dalla bella giornata e dall'amica Francesca, salita sulle rive del Lago Maggiore per trascorrere qualche ora in assoluta spensieratezza. Nulla faceva presagire, inevitabilmente, quanto accaduto.
A raccontarci quei momenti è stata lei, raggiunta dalla nostra redazione telefonicamente.

Carmela, intanto grazie, comprendiamo che non siano giornate semplici per lei.
Sappiamo che era in quei luoghi bellissimi, ed oggi così tristi, domenica mattina. Ci racconti come è andata?

Beh, va detto che ho atteso 4 anni qui a Stresa prima di convincermi ad affrontare una salita in funivia. Ero timorosa, ma la mia amica ed una bella giornata primaverile, dopo i tanti mesi di reclusione dovuti al Covid, mi hanno indotta ad accettare. Così abbiamo deciso per questa gita in altura.

La funivia, ci pare di capire che a Stresa ed in quell'area sia un elemento entrato nella vita quotidiana della gente. È corretto?
Certamente, lo è perché la funivia è attiva dal 1970 e rappresenta un mezzo di trasporto assai comune. È divenuto effettivamente un elemento identitario di questa zona. E la cittadinanza è davvero scossa per quanto accaduto.

Siete salite sulla funivia e...?
...ed eravamo in compagnia di altri turisti, tedeschi, svizzeri ed era tutto molto tranquillo. Non sono mai stata su una funivia e pertanto non ho notato nulla di particolare. Oscillava in corrispondenza dei piloni, ma le persone con me mi hanno tranquillizzata. Era tutto assolutamente nella norma. Se poi vi fosse stato qualcosa di anomalo, non avrei nemmeno potuto notarlo essendo salita quel giorno per la prima volta.

Percorso diviso in due, è esatto?
Sì. Una prima sosta ad Alpino, ad 890 metri circa, una piccola frazione dove si può scendere e fare escursioni, così come abbiamo deciso di fare noi e poi si può proseguire sino in cima, a 1492 metri. Noi abbiamo terminato l'escursione prima del previsto ed abbiamo continuato per il Mottarone con una delle cabine che hanno preceduto quella che poi è tragicamente precipitata.

Questione di minuti?
Sì, poco tempo prima dello schianto.

Non c'era vento?
No, la giornata non era ventosa, visibilità ottimale, potete vederlo dalle foto. No, non vi erano segnali atmosferici che facessero pensare al peggio. Nei giorni precedenti vi erano stati forti temporali, ma domenica era tutto tranquillo.

Una volta giunte in cima, vi siete subito accorte di quanto stava accadendo?
No, affatto. Abbiamo avuto alcuni minuti per avviarci e le dico di più, ci siamo anche godute una mezz'ora del bellissimo panorama. Il cellulare non prendeva, così come internet. Poi abbiamo visto arrivare l'elisoccorso. Ed è allora che abbiamo iniziato a capire che qualcosa potesse essere accaduto, fino a quando abbiamo riavuto campo ed ho ricevuto una telefonata che mi ha annunciato quel che era successo. Tutto così terribile, così cinico ed impensabile in luoghi così meravigliosi.

E cosa avete pensato?
Da una parte eravamo sollevate, credo sia umano, perché eravamo scampate ad un dramma immane. Dall'altra, subito dopo, il pensiero è andato a quella gente. Ecco, abbiamo forse realizzato dopo qualche ora cosa poteva accaderci e ci siamo immedesimate in quelle povere famiglie, in quei genitori: "se ne saranno accorti?" - ci siamo domandate - "Cosa avranno pensato, quale dramma avranno vissuto, quanta paura in quegli istanti"? È tutto così difficile da accettare. Ai loro cari va il mio pensiero ed il mio cordoglio.

Vogliamo chiudere con una sua riflessione su Stresa, sul Mottarone, su quei luoghi. È terribile doverli associare alla morte, al silenzio che segue la tragedia...
Sono luoghi di grande accoglienza, abitati da persone molto ospitali ed in cui si vive bene e sono frequentatissimi da turisti di tantissime nazionalità. Dopo tutto il dolore di queste settimane che verranno, spero possano tornare ad essere posti dove trascorrere momenti sereni. La gente di qui se lo merita.
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