Attualità
Tagli all'editoria, Abbaticchio: «Così si zittisce il diritto d’informazione»
Per il coordinatore regionale di ItC danni soprattutto ai piccoli editori: «Si va dritto verso regime dittatoriale»
Bitonto - sabato 5 gennaio 2019
12.37
Fondi per l'editoria progressivamente ridotti, a partire dal 2019 e fino all'abolizione totale nel 2022. È questo sostanzialmente quello che viene stabilito dall'emendamento alla Legge di bilancio che ha come primo firmatario il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli.
Un provvedimento, questo, che ha sollevato l'indignazione degli amministratori di Italia in Comune Puglia, a cominciare dal presidente provinciale per Bari, Davide Carlucci.
«Sotto Natale – scrive il sindaco di Acquaviva delle Fonti - silenziosamente viene proposto un emendamento alla manovra che calpesta l'articolo 21 della Costituzione e che è stato giustamente definito 'amazza-emittenti'. In altre parole, si decreta la morte della piccola editoria. Già, perché la proposta prevede che le imprese editrici non abbiano più diritto ai contributi diretti, con una progressiva riduzione che inizierà già dal 2019 fino alla loro totale abolizione nel 2022. Tuttavia, il testo del provvedimento non tiene conto del fatto che tanti piccoli giornali, tante emittenti locali non hanno le possibilità di mantenere in piedi, accanto a quello editoriale, un settore commerciale, quello, per intenderci, che dovrebbe garantire la vendita degli spazi pubblicitari».
Sulla stessa linea anche il sindaco di Bitonto, nonché coordinatore regionale di ItC, Michele Abbaticchio, secondo cui «i tagli, in base all'emendamento sono progressivi ma ciò non toglie che il risultato finale sarà l'azzeramento dei fondi all'editoria». Per Abbaticchio, se si adottasse in maniera pedissequa, «quanto preannunciato dal sottosegretario con delega all'editoria Vito Crimi e stabilito da questo emendamento, a cominciare dalla cancellazione del fondo per il pluralismo, a noi sembra proprio che ci sia stia pericolosamente immettendo in una strada che porta dritto dritto verso un regime dittatoriale, in cui vengono resi impotenti o del tutto zittiti gli organi di informazione. Senza contare un altro aspetto, quello più prettamente 'umano' di tutta la vicenda, ovvero il fatto che i tagli previsti comporteranno la perdita del posto di lavoro per tantissimi operatori del settore, nella stragrande maggioranza dei casi già oggi precari».
Un provvedimento, questo, che ha sollevato l'indignazione degli amministratori di Italia in Comune Puglia, a cominciare dal presidente provinciale per Bari, Davide Carlucci.
«Sotto Natale – scrive il sindaco di Acquaviva delle Fonti - silenziosamente viene proposto un emendamento alla manovra che calpesta l'articolo 21 della Costituzione e che è stato giustamente definito 'amazza-emittenti'. In altre parole, si decreta la morte della piccola editoria. Già, perché la proposta prevede che le imprese editrici non abbiano più diritto ai contributi diretti, con una progressiva riduzione che inizierà già dal 2019 fino alla loro totale abolizione nel 2022. Tuttavia, il testo del provvedimento non tiene conto del fatto che tanti piccoli giornali, tante emittenti locali non hanno le possibilità di mantenere in piedi, accanto a quello editoriale, un settore commerciale, quello, per intenderci, che dovrebbe garantire la vendita degli spazi pubblicitari».
Sulla stessa linea anche il sindaco di Bitonto, nonché coordinatore regionale di ItC, Michele Abbaticchio, secondo cui «i tagli, in base all'emendamento sono progressivi ma ciò non toglie che il risultato finale sarà l'azzeramento dei fondi all'editoria». Per Abbaticchio, se si adottasse in maniera pedissequa, «quanto preannunciato dal sottosegretario con delega all'editoria Vito Crimi e stabilito da questo emendamento, a cominciare dalla cancellazione del fondo per il pluralismo, a noi sembra proprio che ci sia stia pericolosamente immettendo in una strada che porta dritto dritto verso un regime dittatoriale, in cui vengono resi impotenti o del tutto zittiti gli organi di informazione. Senza contare un altro aspetto, quello più prettamente 'umano' di tutta la vicenda, ovvero il fatto che i tagli previsti comporteranno la perdita del posto di lavoro per tantissimi operatori del settore, nella stragrande maggioranza dei casi già oggi precari».