Cronaca
Telecamere per difendere la centrale dello spaccio: arrestato un 26enne
Blitz questa mattina della Polizia di Stato: sequestrati 600 grammi tra cocaina, hashish e marijuana
Bitonto - sabato 6 gennaio 2018
23.06
14 telecamere. Risoluzione discreta, pixel sufficienti a trasmettere un'immagine nitida. Erano piazzate in vari punti del centro storico di Bitonto. Servivano a controllare da un locale di via Le Marteri gli accessi alla città vecchia. Ma quel locale era anche una vera e propria centrale di pusher bitontini che sfruttavano la tecnologia.
Nell'alloggio (in cui stamane gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Bitonto, insieme alla Squadra Mobile di Bari, all'IX Reparto Mobile di Bari, al Reparto Prevenzione Crimine "Puglia Settentrionale" di Bari ed alle unità cinofile hanno trovato anche un letto, ndr), trasformato in una centrale dello spaccio, c'era un monitor. I pusher si erano organizzati come la camorra napoletana, proprio come a Scampia.
Invece delle vedette minorenni delle Vele che controllano gli accessi al quartiere delle forze di polizia o dei clan rivali, utilizzavano le telecamere per mettersi al riparo dai controlli. Un trucco geniale, in una zona, quella di Porta Robustina, divenuta meta di un incessante pellegrinaggio di assuntori di sostanze stupefacenti. I poliziotti, diretti da Annino Gargano, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Bari, sono entrati in azione questa mattina.
Hanno cinto d'assedio il borgo antico, da Porta Robustina sino a vico Barba: traffico chiuso, controlli a tappeto, irruzioni in numerosi box, cantine e locali sino a notare una porta d'ingresso in acciaio messa dal clan a protezione degli "affari". I poliziotti (sul posto era presente anche il dirigente del Commissariato di P.S. di Bitonto, Fabrizio Gargiulo, ndr) hanno forzato la porta. C'era un centro storico da liberare. Finalmente.
Bisognava restituire un po' di serenità a chi chiede soltanto di poter condurre una vita normale. E così sono stati tagliati la sbarra a protezione del portone e un lucchetto, è stata fatta a pezzi la porta d'acciaio. Un segnale dato in una città vecchia ormai fuori controllo, ferita a morte dal delitto di Anna Rosa Tarantino. L'high tech cosi geniale in principio, per i pusher del posto, è stato completamente smantellato.
Quando gli agenti hanno fatto irruzione hanno anche trovato il 26enne Damiano Leone (che ha provato una inutile quanto improbabile fuga infilandosi nel camino dell'abitazione, ndr) e un jammer, capace di inibire le frequenze (per esempio Gsm/Gps) in un determinato raggio circostante, pregiudicando la normale funzionalità dei telefoni. In altri box sono state rinvenute altre 4 telecamere ed un monitor.
Rinvenuta anche la droga (circa 600 grammi tra cocaina, hashish e marijuana), circa 2.000 euro in contanti oltre a materiale atto al taglio ed al confezionamento. Un segnale importante, dato da parte della Polizia di Stato, per accendere una fiammella di speranza: la lotta alla spaccio di droga è possibile. Anche nel centro storico di Bitonto dove fino a poco tempo le forze dell'ordine erano accolte da insulti.
Smontato il sistema di videosorveglianza, poste sotto sequestro penale anche le 18 telecamere trovate nel centro storico. Perché non lavorare proprio su quelle per capire se nelle memorie degli ultimi giorni ci sono ancora impressi fotogrammi utili a individuare gli assassini della povera Anna Rosa Tarantino?
Nell'alloggio (in cui stamane gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Bitonto, insieme alla Squadra Mobile di Bari, all'IX Reparto Mobile di Bari, al Reparto Prevenzione Crimine "Puglia Settentrionale" di Bari ed alle unità cinofile hanno trovato anche un letto, ndr), trasformato in una centrale dello spaccio, c'era un monitor. I pusher si erano organizzati come la camorra napoletana, proprio come a Scampia.
Invece delle vedette minorenni delle Vele che controllano gli accessi al quartiere delle forze di polizia o dei clan rivali, utilizzavano le telecamere per mettersi al riparo dai controlli. Un trucco geniale, in una zona, quella di Porta Robustina, divenuta meta di un incessante pellegrinaggio di assuntori di sostanze stupefacenti. I poliziotti, diretti da Annino Gargano, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Bari, sono entrati in azione questa mattina.
Hanno cinto d'assedio il borgo antico, da Porta Robustina sino a vico Barba: traffico chiuso, controlli a tappeto, irruzioni in numerosi box, cantine e locali sino a notare una porta d'ingresso in acciaio messa dal clan a protezione degli "affari". I poliziotti (sul posto era presente anche il dirigente del Commissariato di P.S. di Bitonto, Fabrizio Gargiulo, ndr) hanno forzato la porta. C'era un centro storico da liberare. Finalmente.
Bisognava restituire un po' di serenità a chi chiede soltanto di poter condurre una vita normale. E così sono stati tagliati la sbarra a protezione del portone e un lucchetto, è stata fatta a pezzi la porta d'acciaio. Un segnale dato in una città vecchia ormai fuori controllo, ferita a morte dal delitto di Anna Rosa Tarantino. L'high tech cosi geniale in principio, per i pusher del posto, è stato completamente smantellato.
Quando gli agenti hanno fatto irruzione hanno anche trovato il 26enne Damiano Leone (che ha provato una inutile quanto improbabile fuga infilandosi nel camino dell'abitazione, ndr) e un jammer, capace di inibire le frequenze (per esempio Gsm/Gps) in un determinato raggio circostante, pregiudicando la normale funzionalità dei telefoni. In altri box sono state rinvenute altre 4 telecamere ed un monitor.
Rinvenuta anche la droga (circa 600 grammi tra cocaina, hashish e marijuana), circa 2.000 euro in contanti oltre a materiale atto al taglio ed al confezionamento. Un segnale importante, dato da parte della Polizia di Stato, per accendere una fiammella di speranza: la lotta alla spaccio di droga è possibile. Anche nel centro storico di Bitonto dove fino a poco tempo le forze dell'ordine erano accolte da insulti.
Smontato il sistema di videosorveglianza, poste sotto sequestro penale anche le 18 telecamere trovate nel centro storico. Perché non lavorare proprio su quelle per capire se nelle memorie degli ultimi giorni ci sono ancora impressi fotogrammi utili a individuare gli assassini della povera Anna Rosa Tarantino?