Cronaca
Truffe alle assicurazioni, per il gip di Bari è «un'associazione a delinquere»
Le indagini hanno messo a nudo un «articolato sistema». Tre le persone ai domiciliari, domani gli interrogatori di garanzia
Bitonto - giovedì 26 gennaio 2023
13.21
Un elenco di nomi, undici (di questi, tre finiti agli arresti, otto denunciati), per una delle presunte truffe più corpose e articolate di Giovinazzo, che sarebbe stato messo a segno ai danni di un altro lungo elenco, composto da istituzioni e da compagnie assicurative, tra cui Generali Italia, Allianz, Aviva Italia, Reale Mutua e Unipolsai.
È l'esito di un'inchiesta della Guardia di Finanza della Tenenza Bitonto. Ai domiciliari, ieri mattina, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Alfredo Ferraro, sono finiti il 59enne Francesco Parisi, il 57enne Giovanni Cannato e il 38enne Pasqualino Guastadisegno, tutti residenti a Giovinazzo, per aver orchestrato, secondo l'ipotesi accusatoria, finti furti con metodi consolidati e studiati ad arte per ottenere il risarcimento dei danni. Truffa ai danni di compagnie assicurative e riciclaggio, è quanto contesta il pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, Marcello Quercia, che ha avviato l'inchiesta nel 2018, poi proseguita sino al 2021 anche sulla scorta di intercettazioni, perizie ed esposti, con indagini delegate ai finanzieri del tenente Vittorio Davide Cristalli. Fino a creare un corposo faldone di carte e a mettere a nudo un «articolato sistema», in grado di coinvolgere numerose persone.
Stando a quanto accertato dagli inquirenti, a capo dell'organizzazione, «un'associazione per delinquere - scrive il giudice - finalizzata alla commissione di diversi delitti, tra cui simulazione di reato, fraudolento danneggiamento di beni assicurati e riciclaggio», ci sarebbe stato Cannato.
In particolare, l'uomo, carrozziere noto in città, con il supporto di Guastadisegno, «braccio destro» del capo, e di Parisi, che viene definito «partecipe», si sarebbe prodigato per «acquistare, personalmente o tramite società commerciali a loro riconducibili, auto incidentate per le quali risultava antieconomica la riparazione», ovvero «rottami e relitti dal ridotto valore commerciale», al fine di «acquisire la disponibilità delle targhe».
Targhe che sarebbero poi state apposte «su altre auto con caratteristiche simili per modello e colore, già in loro possesso» e «attraverso una serie di acquisti, far aumentare il valore delle stesse e farle apparire circolanti». La fase successiva, sempre secondo gli inquirenti, prevedeva la costituzione di «documentazione ad hoc per consentire, a loro stessi oppure a terzi, di richiedere indennizzi, maggiori e indebiti, alle compagnie di assicurazione, a seguito di false denunce di furto, tentato furto o incendio». Nel 2019, tanto per citare uno dei casi più eclatanti, la Multilevel Service s.r.l.s., una società rappresentata da Guastadisegno, ha acquistato per 4mila euro una Fiat 500X «gravemente incidentata e la cui riparazione risultava antieconomica», poi venduta un anno dopo per 15mila euro a Parisi, che un mese più tardi ha denunciato il tentato furto della sua auto e lo smarrimento della targa, ottenendo un indennizzo pari ad oltre 5mila euro.
A questo punto sarebbe avvenuto il cambio della targa e una nuova vendita alla stessa società. A distanza di un poco meno di anno, però, la Polizia Stradale di Bari ha fermato proprio quella Fiat 500X, con al volante il fidanzato della figlia di uno degli indagati, e «dall'analisi della banca dati con riferimento al numero di telaio e motore del veicolo controllato» è venuto fuori che l'auto era la stessa di cui, proprio l'anno prima, era stato denunciato il furto. Inevitabile, a quel punto, il sequestro del mezzo.
Nel 2021, invece, «Cannato, Guastadisegno e Parisi, in concorso tra loro», avrebbero simulato il furto di una Fiat Tipo per poi consentire alla proprietaria di incassare l'indennizzo della compagnia di assicurazioni. Stesso modus operandi utilizzato anche per i proprietari di una Hyundai Tucson, una Kia, una Volvo V40 e un'altra Tucson.
Furti, ma anche incendi. Come quello che nel 2019 ha distrutto la Fiat Stelvio di Guastadisegno, un suv che «dopo diversi passaggi di proprietà ha visto il suo prezzo lievitare dagli iniziali 2.900 euro ai finali 34.000 mila» fino a 38.400 euro, il valore stimato per ottenere l'indennizzo dalla compagnia assicurativa.
«Costituire un'associazione criminale, e compiere una serie di reati-fine - secondo il giudice che ha firmato l'ordinanza -, sono tutti elementi che manifestano un rilevante allarme sociale». Gli indagati sono tutti incensurati, ma «hanno posto in essere una serie di condotte dalle quali si desume una particolare spregiudicatezza e malafede, sia nei confronti delle istituzioni (investendo le forze dell'ordine di false denunce), che nei confronti degli operatori del mercato che si vedevano investiti di falsi sinistri che, il più delle volte, liquidavano ingiustamente».
Inoltre «la sofisticata organizzazione del modus operandi emerge anche dalla scelta del gruppo di stipulare polizze assicurative con compagnie differenti, così cercando - scrive il gip Ferraro - di non destare sospetti per le numerose denunce di furto e/o tentato furto». Ed ancora: «Va segnalato, altresì - annota ancora il giudice - che il gruppo sporgeva le predette denunce dinanzi a forze dell'ordine quasi sempre diverse» (da Terlizzi a Bisceglie, da Bitonto sino a Bari) con l'obiettivo «di consentire agli stessi di perpetrare l'attività criminale, nella convinzione, attraverso questo maldestro tentativo, di non attirare l'attenzione degli investigatori».
Sempre secondo il giudice di Bari «il modus operandi emerso evidenzia anche l'ingiusto arricchimento» che gli indagati (undici, tre ai domiciliari, otto deferiti in stato di libertà) avrebbero tratto da «tale attività delinquenziale svolta alla stregua di una professione». Domani mattina, intanto, si terranno gli interrogatori di garanzia.
È l'esito di un'inchiesta della Guardia di Finanza della Tenenza Bitonto. Ai domiciliari, ieri mattina, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Alfredo Ferraro, sono finiti il 59enne Francesco Parisi, il 57enne Giovanni Cannato e il 38enne Pasqualino Guastadisegno, tutti residenti a Giovinazzo, per aver orchestrato, secondo l'ipotesi accusatoria, finti furti con metodi consolidati e studiati ad arte per ottenere il risarcimento dei danni. Truffa ai danni di compagnie assicurative e riciclaggio, è quanto contesta il pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, Marcello Quercia, che ha avviato l'inchiesta nel 2018, poi proseguita sino al 2021 anche sulla scorta di intercettazioni, perizie ed esposti, con indagini delegate ai finanzieri del tenente Vittorio Davide Cristalli. Fino a creare un corposo faldone di carte e a mettere a nudo un «articolato sistema», in grado di coinvolgere numerose persone.
Stando a quanto accertato dagli inquirenti, a capo dell'organizzazione, «un'associazione per delinquere - scrive il giudice - finalizzata alla commissione di diversi delitti, tra cui simulazione di reato, fraudolento danneggiamento di beni assicurati e riciclaggio», ci sarebbe stato Cannato.
In particolare, l'uomo, carrozziere noto in città, con il supporto di Guastadisegno, «braccio destro» del capo, e di Parisi, che viene definito «partecipe», si sarebbe prodigato per «acquistare, personalmente o tramite società commerciali a loro riconducibili, auto incidentate per le quali risultava antieconomica la riparazione», ovvero «rottami e relitti dal ridotto valore commerciale», al fine di «acquisire la disponibilità delle targhe».
Targhe che sarebbero poi state apposte «su altre auto con caratteristiche simili per modello e colore, già in loro possesso» e «attraverso una serie di acquisti, far aumentare il valore delle stesse e farle apparire circolanti». La fase successiva, sempre secondo gli inquirenti, prevedeva la costituzione di «documentazione ad hoc per consentire, a loro stessi oppure a terzi, di richiedere indennizzi, maggiori e indebiti, alle compagnie di assicurazione, a seguito di false denunce di furto, tentato furto o incendio». Nel 2019, tanto per citare uno dei casi più eclatanti, la Multilevel Service s.r.l.s., una società rappresentata da Guastadisegno, ha acquistato per 4mila euro una Fiat 500X «gravemente incidentata e la cui riparazione risultava antieconomica», poi venduta un anno dopo per 15mila euro a Parisi, che un mese più tardi ha denunciato il tentato furto della sua auto e lo smarrimento della targa, ottenendo un indennizzo pari ad oltre 5mila euro.
A questo punto sarebbe avvenuto il cambio della targa e una nuova vendita alla stessa società. A distanza di un poco meno di anno, però, la Polizia Stradale di Bari ha fermato proprio quella Fiat 500X, con al volante il fidanzato della figlia di uno degli indagati, e «dall'analisi della banca dati con riferimento al numero di telaio e motore del veicolo controllato» è venuto fuori che l'auto era la stessa di cui, proprio l'anno prima, era stato denunciato il furto. Inevitabile, a quel punto, il sequestro del mezzo.
Nel 2021, invece, «Cannato, Guastadisegno e Parisi, in concorso tra loro», avrebbero simulato il furto di una Fiat Tipo per poi consentire alla proprietaria di incassare l'indennizzo della compagnia di assicurazioni. Stesso modus operandi utilizzato anche per i proprietari di una Hyundai Tucson, una Kia, una Volvo V40 e un'altra Tucson.
Furti, ma anche incendi. Come quello che nel 2019 ha distrutto la Fiat Stelvio di Guastadisegno, un suv che «dopo diversi passaggi di proprietà ha visto il suo prezzo lievitare dagli iniziali 2.900 euro ai finali 34.000 mila» fino a 38.400 euro, il valore stimato per ottenere l'indennizzo dalla compagnia assicurativa.
«Costituire un'associazione criminale, e compiere una serie di reati-fine - secondo il giudice che ha firmato l'ordinanza -, sono tutti elementi che manifestano un rilevante allarme sociale». Gli indagati sono tutti incensurati, ma «hanno posto in essere una serie di condotte dalle quali si desume una particolare spregiudicatezza e malafede, sia nei confronti delle istituzioni (investendo le forze dell'ordine di false denunce), che nei confronti degli operatori del mercato che si vedevano investiti di falsi sinistri che, il più delle volte, liquidavano ingiustamente».
Inoltre «la sofisticata organizzazione del modus operandi emerge anche dalla scelta del gruppo di stipulare polizze assicurative con compagnie differenti, così cercando - scrive il gip Ferraro - di non destare sospetti per le numerose denunce di furto e/o tentato furto». Ed ancora: «Va segnalato, altresì - annota ancora il giudice - che il gruppo sporgeva le predette denunce dinanzi a forze dell'ordine quasi sempre diverse» (da Terlizzi a Bisceglie, da Bitonto sino a Bari) con l'obiettivo «di consentire agli stessi di perpetrare l'attività criminale, nella convinzione, attraverso questo maldestro tentativo, di non attirare l'attenzione degli investigatori».
Sempre secondo il giudice di Bari «il modus operandi emerso evidenzia anche l'ingiusto arricchimento» che gli indagati (undici, tre ai domiciliari, otto deferiti in stato di libertà) avrebbero tratto da «tale attività delinquenziale svolta alla stregua di una professione». Domani mattina, intanto, si terranno gli interrogatori di garanzia.