Cronaca
Viola la libertà vigilata a Voghera: torna in carcere un 40enne di Bitonto
Vincenzo Surriano, vicino al clan Capriati, è stato arrestato: fermato ad oltre mille chilometri di distanza dopo un lungo inseguimento
Bitonto - domenica 31 dicembre 2023
13.19
Non avrebbe potuto allontanarsi. Per effetto della misura di sicurezza della libertà vigilata, con obbligo di non spostarsi da Voghera, il 40enne Vincenzo Surriano, di Bitonto, da poco tornato in libertà e ritenuto vicino al clan Capriati di Bari, non si sarebbe potuto allontanare dalla cittadina in provincia di Pavia, a sud del Po.
L'ha fatto, però, recandosi a Molfetta e rendendosi dunque irreperibile per timore che il Tribunale di Milano, dopo la condanna definitiva a 13 anni nell'ambito del processo "Pandora", in continuazione con alcune precedenti sentenze, gli revocasse 10 mesi di liberazione anticipata, ma è stato fermato dalla Polizia Locale. Scoperto per caso, inseguito per chilometri, acciuffato e tratto in arresto per la violazione delle prescrizioni relative alla misura di sicurezza della libertà vigilata.
I fatti sono avvenuti lo scorso 29 novembre, quando una volante del Comando molfettese ha intercettato il 40enne, alias «la Porchetta», già sorvegliato speciale e con una lista interminabile di precedenti alle spalle, su un Piaggio Beverly 500. Si aggirava lungo la strada provinciale 112, fra Molfetta e Terlizzi, guardandosi intorno in maniera circospetta. E proprio il suo atteggiamento ha finito per attirare l'attenzione degli agenti, che hanno ipotizzato potesse nascondere qualcosa.
Così, dopo aver tentato di avvicinarsi all'uomo alla guida, per fermarlo - il conducente avrebbe ignorato l'alt imposto -, si sono visti costretti ad un inseguimento, tentando di bloccarlo in ogni modo attraverso i dispositivi luminosi e acustici. L'uomo, arrestato nel 2016 perché un anno prima avrebbe tentato di vendicarsi del suo capoclan, Domenico Conte, che lo aveva epurato, ha cercato di defilarsi, uscendo a tutta velocità da Molfetta, sempre marcato a uomo dalla Polizia Locale.
Alla fine inseguito e inseguitori si sono ritrovati su un'altra provinciale, la 88 fra Giovinazzo e Bitonto, dove il centauro, persa la lucidità avuta fino a quel momento, è finito a terra. Bloccato, è stato arrestato dopo un'ordinanza del magistrato di sorveglianza di Milano che ha disposto l'aggravamento della misura di sicurezza della libertà vigilata con quella della casa-lavoro, deferito per resistenza a pubblico ufficiale e condotto all'ospedale don Tonino Bello, dove è rimasto piantonato.
Un colpo davvero futile quello del 40enne, finito con il rigetto del ricorso sulla liberazione anticipata, grazie al lavoro del suo avvocato, Giuseppe Galliani. L'uomo, che se non avesse deciso di spostarsi di oltre mille chilometri, non sarebbe tornato in carcere, è stato trasferito nella casa di reclusione di Castelfranco Emilia.
L'ha fatto, però, recandosi a Molfetta e rendendosi dunque irreperibile per timore che il Tribunale di Milano, dopo la condanna definitiva a 13 anni nell'ambito del processo "Pandora", in continuazione con alcune precedenti sentenze, gli revocasse 10 mesi di liberazione anticipata, ma è stato fermato dalla Polizia Locale. Scoperto per caso, inseguito per chilometri, acciuffato e tratto in arresto per la violazione delle prescrizioni relative alla misura di sicurezza della libertà vigilata.
I fatti sono avvenuti lo scorso 29 novembre, quando una volante del Comando molfettese ha intercettato il 40enne, alias «la Porchetta», già sorvegliato speciale e con una lista interminabile di precedenti alle spalle, su un Piaggio Beverly 500. Si aggirava lungo la strada provinciale 112, fra Molfetta e Terlizzi, guardandosi intorno in maniera circospetta. E proprio il suo atteggiamento ha finito per attirare l'attenzione degli agenti, che hanno ipotizzato potesse nascondere qualcosa.
Così, dopo aver tentato di avvicinarsi all'uomo alla guida, per fermarlo - il conducente avrebbe ignorato l'alt imposto -, si sono visti costretti ad un inseguimento, tentando di bloccarlo in ogni modo attraverso i dispositivi luminosi e acustici. L'uomo, arrestato nel 2016 perché un anno prima avrebbe tentato di vendicarsi del suo capoclan, Domenico Conte, che lo aveva epurato, ha cercato di defilarsi, uscendo a tutta velocità da Molfetta, sempre marcato a uomo dalla Polizia Locale.
Alla fine inseguito e inseguitori si sono ritrovati su un'altra provinciale, la 88 fra Giovinazzo e Bitonto, dove il centauro, persa la lucidità avuta fino a quel momento, è finito a terra. Bloccato, è stato arrestato dopo un'ordinanza del magistrato di sorveglianza di Milano che ha disposto l'aggravamento della misura di sicurezza della libertà vigilata con quella della casa-lavoro, deferito per resistenza a pubblico ufficiale e condotto all'ospedale don Tonino Bello, dove è rimasto piantonato.
Un colpo davvero futile quello del 40enne, finito con il rigetto del ricorso sulla liberazione anticipata, grazie al lavoro del suo avvocato, Giuseppe Galliani. L'uomo, che se non avesse deciso di spostarsi di oltre mille chilometri, non sarebbe tornato in carcere, è stato trasferito nella casa di reclusione di Castelfranco Emilia.