StoryTulling
Per la strade di Bitonto, il rischio dell’inciviltà
«E poi mi ucciderà, nell’indifferenza generale»
mercoledì 6 giugno 2018
10.58
Cammino per il centro di Bitonto.
Davanti a me un ragazzo tira fuori la sua ultima sigaretta, la appoggia fra le labbra e butta per terra il suo pacchetto vuoto.
Sono indeciso se ignorarlo, fracassargli il cranio con una mazza da baseball o invocare un asteroide che colpisca il pianeta ed estingua per sempre l'umanità. Decido di armarmi di coraggio, pazienza e benevolenza, andando contro la mia stessa natura.
Raccolgo il pacchetto, mi avvicino al ragazzo, gli poggio amichevolmente un braccio sulla spalla.
Lui si gira.
La sua faccia non mi rassicura.
È rosso in viso ed ha già l'aria incazzata.
"Ormai ho fatto la cazzata", penso, e porto avanti il mio progetto di civilizzazione/ moralizzazione sapendo che il tipo mi spaccherà il setto nasale, gli incisivi, e mi strapperà a morsi pure il lobo dell'orecchio.
E poi mi ucciderà, lasciandomi in pieno centro in una pozza di sangue, nell'indifferenza generale.
"Perché butti il pacchetto per terra se proprio lì c'è un bidone?".
Chiudo gli occhi e penso ai titoli dei giornali del giorno dopo.
"Ragazzo bitontino muore in pieno centro a Bitonto perché non si fa i cazzi suoi".
Apro gli occhi.
Il tipo è di fronte a me e non mi ha ancora colpito.
Mi guarda stupito e mi dice
"Hai ragione, ho sbagliato, scusami".
Incredibile.
Non solo non mi ha pestato, mi ha chiesto scusa, ha raccolto il pacchetto, lo ha buttato nel raccoglitore e mi ha pure ringraziato.
Pazzesco.
Gli dico che apprezzo molto la sua reazione.
Mi sento un Supereroe.
Ho salvato l'umanità dall'invasione dei pacchetti di sigarette vuoti.
Tutti i passanti si trasformano in musicisti. E cominciano a suonare la colonna sonora di Superman, diretti da John Williams.
Mi aggiusto il mantello e, con un balzo, spicco il volo con nel cuore una speranza in più.
Ma se un giorno doveste leggere che un uomo è stato pestato in pieno centro a Bitonto perché non si è fatto i cazzi suoi, sappiate che sono io.
Davanti a me un ragazzo tira fuori la sua ultima sigaretta, la appoggia fra le labbra e butta per terra il suo pacchetto vuoto.
Sono indeciso se ignorarlo, fracassargli il cranio con una mazza da baseball o invocare un asteroide che colpisca il pianeta ed estingua per sempre l'umanità. Decido di armarmi di coraggio, pazienza e benevolenza, andando contro la mia stessa natura.
Raccolgo il pacchetto, mi avvicino al ragazzo, gli poggio amichevolmente un braccio sulla spalla.
Lui si gira.
La sua faccia non mi rassicura.
È rosso in viso ed ha già l'aria incazzata.
"Ormai ho fatto la cazzata", penso, e porto avanti il mio progetto di civilizzazione/ moralizzazione sapendo che il tipo mi spaccherà il setto nasale, gli incisivi, e mi strapperà a morsi pure il lobo dell'orecchio.
E poi mi ucciderà, lasciandomi in pieno centro in una pozza di sangue, nell'indifferenza generale.
"Perché butti il pacchetto per terra se proprio lì c'è un bidone?".
Chiudo gli occhi e penso ai titoli dei giornali del giorno dopo.
"Ragazzo bitontino muore in pieno centro a Bitonto perché non si fa i cazzi suoi".
Apro gli occhi.
Il tipo è di fronte a me e non mi ha ancora colpito.
Mi guarda stupito e mi dice
"Hai ragione, ho sbagliato, scusami".
Incredibile.
Non solo non mi ha pestato, mi ha chiesto scusa, ha raccolto il pacchetto, lo ha buttato nel raccoglitore e mi ha pure ringraziato.
Pazzesco.
Gli dico che apprezzo molto la sua reazione.
Mi sento un Supereroe.
Ho salvato l'umanità dall'invasione dei pacchetti di sigarette vuoti.
Tutti i passanti si trasformano in musicisti. E cominciano a suonare la colonna sonora di Superman, diretti da John Williams.
Mi aggiusto il mantello e, con un balzo, spicco il volo con nel cuore una speranza in più.
Ma se un giorno doveste leggere che un uomo è stato pestato in pieno centro a Bitonto perché non si è fatto i cazzi suoi, sappiate che sono io.