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Buon compleanno, rugby
Cinque anni di palla ovale a Bitonto, cinque modi diversi di viverla
Bitonto - giovedì 20 aprile 2017
08.50
Era il 20 aprile di cinque anni fa quando un gruppo di ragazzi si allenava per la prima volta a rugby a Bitonto, nel campo comunale "Rossiello". In passato era Asd Omnia, poi ad agosto 2016 un rinnovo societario ed il cambio di denominazione in "Rugby Bitonto" seguito da "2012" a simboleggiare la continuità con il passato. Oggi, 20 aprile 2017 l'associazione sportiva dilettantistica può vantare una squadra maschile senior in serie C1, una femminile impegnata nella Coppa Seven di categoria, una compagine under 16 ed una under 14 oltre ai piccoli giocatori del mini rugby per un totale di ben 130 tesserati. Cinque gli intervistati, quanti gli anni che lo sport della palla ovale si appresta a celebrare a Bitonto.
Marco Marcario, vicepresidente del Rugby Bitonto 2012, oltre che pilone ed allenatore della squadra senior maschile nella seconda parte della stagione e tecnico della compagine femminile: come è nata l'idea di una squadra di rugby qui a Bitonto?
"All'epoca eravamo un gruppo di ragazzi e giocavamo nell' Asd Lions Bitritto, per la maggior parte bitontini. Nel 2012 decidemmo di provare a creare una realtà tutta nostra e scegliemmo come sede la nostra città. Eravamo poco più che ventenni e l'avventura che ci apprestavamo ad intraprendere, ci spaventava un bel po'. Il 20 aprile il nostro primo allenamento, giorno che abbiamo fatto coincidere con la nascita della nostra squadra. Gran parte dei ragazzi dell'epoca non gioca più, ma tra chi è diventato tecnico, chi dirigente, tutti hanno contribuito a formare l'ossatura che nel tempo ci ha permesso di seguire giovanili, femminile e mini rugby".
Con Marcario rugbista a Bitonto dai primissimi tempi anche Davide Antuofermo, pilone. Quale il ricordo di questi cinque anni al quale è più legato?
"La prima vittoria della nostra squadra, che ho dedicato ad una persona alla quale ero molto legato. La prima vittoria era un obiettivo molto importante per una squadra, come la nostra, che aveva iniziato a giocare da poco: eravamo come gnomi in mezzo ai giganti. Passò del tempo e riuscimmo a conseguire il primo successo, portando così a compimento la promessa fatta. In quell'occasione ho sentito quello che il rugby rappresenta: amicizia, rispetto, forza, cuore, ma soprattutto consapevolezza. Il sapere che dopo ogni caduta, che sia da solo o con l'aiuto di amici o familiari: rialzarsi diventa sempre più facile".
Angelica Lacetera, capitano e tallonatore della squadra femminile. Da leader delle Ladies, cosa diresti ad una ragazza che volesse intraprendere questo sport?
"Sicuramente che è una prova. La squadra è una seconda famiglia: è un gruppo prima nella vita e poi nel campo. Fatica, impegno, ma anche tanto divertimento: dalle cadute nelle docce agli allenamenti conclusi tuffandoci nelle pozzanghere di fango. Da ricordare anche quando una nostra compagna ci tenne sulle spine per una settimana: voleva parlarci ed eravamo tutte in ansia. Poi scoprimmo che ci aveva fatto una sorpresa preparando un video commemorativo per il primo anno della nostra squadra".
Antonio Pazienza, capitano e terza linea centro della squadra Senior e tecnico dell'under 14. Cosa l'ha spinta ad allenare la rappresentativa giovanile?
"All'inizio il puro entusiasmo, in seguito mi sono accorto che era una duplice occasione. Con il mio ruolo potevo allo stesso tempo formare dei ragazzi, che un giorno sarebbero diventati dei giocatori molto più completi tecnicamente di ognuno di noi ed allo stesso tempo potevo imparare meglio le dinamiche di questo sport. Ho iniziato ad applicare gli insegnamenti in campo e la mia visione di gioco è molto migliorata: conoscendone l'effettiva finalità riesco a fare propri i comandi che mi vengono dati e ad apportare anche delle modifiche in base all'avversario di turno".
Raffaele Minichino, capitano dell' Under 16, terzo centro o flanker, un vero e proprio jolly della squadra. Fresco di convocazione nella rappresentativa pugliese che ha affrontato il Torneo Internazionale di Avezzano. Quale l'aspetto che più le piace della sua avventura bitontina?
"Aver trovato una squadra con grandi potenzialità con cui poter migliorare e con la quale poterci togliere anche qualche soddisfazione in campo. Un esempio? La gara contro il Bari: siamo riusciti a tener loro testa nonostante fossero i primi in classifica. Cosa mi piace del rugby? Il gioco di squadra: è molto educativo e mi ha aiutato a crescere".
Marco Marcario, vicepresidente del Rugby Bitonto 2012, oltre che pilone ed allenatore della squadra senior maschile nella seconda parte della stagione e tecnico della compagine femminile: come è nata l'idea di una squadra di rugby qui a Bitonto?
"All'epoca eravamo un gruppo di ragazzi e giocavamo nell' Asd Lions Bitritto, per la maggior parte bitontini. Nel 2012 decidemmo di provare a creare una realtà tutta nostra e scegliemmo come sede la nostra città. Eravamo poco più che ventenni e l'avventura che ci apprestavamo ad intraprendere, ci spaventava un bel po'. Il 20 aprile il nostro primo allenamento, giorno che abbiamo fatto coincidere con la nascita della nostra squadra. Gran parte dei ragazzi dell'epoca non gioca più, ma tra chi è diventato tecnico, chi dirigente, tutti hanno contribuito a formare l'ossatura che nel tempo ci ha permesso di seguire giovanili, femminile e mini rugby".
Con Marcario rugbista a Bitonto dai primissimi tempi anche Davide Antuofermo, pilone. Quale il ricordo di questi cinque anni al quale è più legato?
"La prima vittoria della nostra squadra, che ho dedicato ad una persona alla quale ero molto legato. La prima vittoria era un obiettivo molto importante per una squadra, come la nostra, che aveva iniziato a giocare da poco: eravamo come gnomi in mezzo ai giganti. Passò del tempo e riuscimmo a conseguire il primo successo, portando così a compimento la promessa fatta. In quell'occasione ho sentito quello che il rugby rappresenta: amicizia, rispetto, forza, cuore, ma soprattutto consapevolezza. Il sapere che dopo ogni caduta, che sia da solo o con l'aiuto di amici o familiari: rialzarsi diventa sempre più facile".
Angelica Lacetera, capitano e tallonatore della squadra femminile. Da leader delle Ladies, cosa diresti ad una ragazza che volesse intraprendere questo sport?
"Sicuramente che è una prova. La squadra è una seconda famiglia: è un gruppo prima nella vita e poi nel campo. Fatica, impegno, ma anche tanto divertimento: dalle cadute nelle docce agli allenamenti conclusi tuffandoci nelle pozzanghere di fango. Da ricordare anche quando una nostra compagna ci tenne sulle spine per una settimana: voleva parlarci ed eravamo tutte in ansia. Poi scoprimmo che ci aveva fatto una sorpresa preparando un video commemorativo per il primo anno della nostra squadra".
Antonio Pazienza, capitano e terza linea centro della squadra Senior e tecnico dell'under 14. Cosa l'ha spinta ad allenare la rappresentativa giovanile?
"All'inizio il puro entusiasmo, in seguito mi sono accorto che era una duplice occasione. Con il mio ruolo potevo allo stesso tempo formare dei ragazzi, che un giorno sarebbero diventati dei giocatori molto più completi tecnicamente di ognuno di noi ed allo stesso tempo potevo imparare meglio le dinamiche di questo sport. Ho iniziato ad applicare gli insegnamenti in campo e la mia visione di gioco è molto migliorata: conoscendone l'effettiva finalità riesco a fare propri i comandi che mi vengono dati e ad apportare anche delle modifiche in base all'avversario di turno".
Raffaele Minichino, capitano dell' Under 16, terzo centro o flanker, un vero e proprio jolly della squadra. Fresco di convocazione nella rappresentativa pugliese che ha affrontato il Torneo Internazionale di Avezzano. Quale l'aspetto che più le piace della sua avventura bitontina?
"Aver trovato una squadra con grandi potenzialità con cui poter migliorare e con la quale poterci togliere anche qualche soddisfazione in campo. Un esempio? La gara contro il Bari: siamo riusciti a tener loro testa nonostante fossero i primi in classifica. Cosa mi piace del rugby? Il gioco di squadra: è molto educativo e mi ha aiutato a crescere".