Cronaca
A Bitonto la guerra per spartirsi il mercato della droga
I dati dell'Antimafia mettono in risalto i sequestri avvenuti anche a Giovinazzo e Mariotto
Bitonto - sabato 6 gennaio 2018
13.12
«Tra le città della provincia su cui va posta particolare attenzione si segnala Bitonto, nota per la recrudescenza di gravi episodi commessi anche con l'uso delle armi». Lo scriveva, già nel 2017, l'Antimafia nella relazione dell'attività svolta nel secondo semestre 2016.
«La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - proseguiva la Direzione Investigativa Antimafia nella relazione ufficiale inviata al ministro dell'Interno e al Parlamento - sembra favorire l'interazione criminale tra il capoluogo ed i comuni della provincia, come peraltro pienamente confermato dalle evidenze acquisite nell'ambito dell'operazione "Attila 2"».
Minimo comune denominatore «la disponibilità di armi provenienti dai Paesi dell'area balcanica e la propensione ad avvalersi sempre più di persone incensurate, costrette, per evitare rappresaglie, a custodire in appartamenti armi o sostanze stupefacenti, con quest'ultime che rimangono un prioritario ambito di interesse delle organizzazioni».
«Sul piano generale, - si legge nel documento ufficiale sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dall'Antimafia, a pagina 174 - la criminalità barese manifesta una tendenza espansionistica verso i comuni dell'hinterland barese, non disgiunta da persistenti tentativi di instaurare "legami" con imprenditori, professionisti e amministratori locali».
Un contesto, dunque, assai complicato nel quale «insorgono ciclicamente tensioni e conflitti, determinati sia da figure emergenti che spingerebbero per conquistare spazio nell'ambito del gruppo criminale di appartenenza, sia da interessi contrapposti tra differenti sodalizi in relazione alle estorsioni e ai traffici di sostanze stupefacenti e di armi».
Nella relazione, a pagina 178, c'è anche un'approfondita analisi della provincia e dei legami con il capoluogo, in "contiguità" con «il diffuso fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti e il costante rinvenimento di piantagioni di marijuana. L'andamento della delittuosità in provincia continua, inoltre, a risentire dell'influenza di personaggi legati ai clan baresi, in passato trasferitisi nei comuni limitrofi».
In due distinte operazioni, avvenute nel 2017 e di cui ne dà notizia la Gazzetta del Mezzogiorno «la Tenenza della Finanza di Bitonto e i Baschi Verdi hanno scoperto serre e piantagioni di marijuana, ricavate in un capannone sulla strada provinciale 88 per Giovinazzo (oltre 200 piante) e nello scantinato di un agriturismo a Mariotto (nella circostanza furono arrestati due altamurani)».
La mappatura geo-criminale di Bitonto resta sostanzialmente immutata: la città è sempre contesa dai clan Cipriano, le cui attività illecite si concentrano in particolar modo nel centro storico di Bitonto, e Conte-Cassano, particolarmente attivo nella zona 167 e nelle periferie del nucleo urbano, storicamente contrapposto al clan bitontino dei Cipriano.
I sodalizi sono quasi esclusivamente dediti alle attività di traffico e spaccio di stupefacenti. Attività che hanno creato una vera e propria guerra, culminata con il delitto di Anna Rosa Tarantino. Lo ha confermato anche la Procura: la donna è una vittima innocente della guerra tra clan.
«La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - proseguiva la Direzione Investigativa Antimafia nella relazione ufficiale inviata al ministro dell'Interno e al Parlamento - sembra favorire l'interazione criminale tra il capoluogo ed i comuni della provincia, come peraltro pienamente confermato dalle evidenze acquisite nell'ambito dell'operazione "Attila 2"».
Minimo comune denominatore «la disponibilità di armi provenienti dai Paesi dell'area balcanica e la propensione ad avvalersi sempre più di persone incensurate, costrette, per evitare rappresaglie, a custodire in appartamenti armi o sostanze stupefacenti, con quest'ultime che rimangono un prioritario ambito di interesse delle organizzazioni».
«Sul piano generale, - si legge nel documento ufficiale sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dall'Antimafia, a pagina 174 - la criminalità barese manifesta una tendenza espansionistica verso i comuni dell'hinterland barese, non disgiunta da persistenti tentativi di instaurare "legami" con imprenditori, professionisti e amministratori locali».
Un contesto, dunque, assai complicato nel quale «insorgono ciclicamente tensioni e conflitti, determinati sia da figure emergenti che spingerebbero per conquistare spazio nell'ambito del gruppo criminale di appartenenza, sia da interessi contrapposti tra differenti sodalizi in relazione alle estorsioni e ai traffici di sostanze stupefacenti e di armi».
Nella relazione, a pagina 178, c'è anche un'approfondita analisi della provincia e dei legami con il capoluogo, in "contiguità" con «il diffuso fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti e il costante rinvenimento di piantagioni di marijuana. L'andamento della delittuosità in provincia continua, inoltre, a risentire dell'influenza di personaggi legati ai clan baresi, in passato trasferitisi nei comuni limitrofi».
In due distinte operazioni, avvenute nel 2017 e di cui ne dà notizia la Gazzetta del Mezzogiorno «la Tenenza della Finanza di Bitonto e i Baschi Verdi hanno scoperto serre e piantagioni di marijuana, ricavate in un capannone sulla strada provinciale 88 per Giovinazzo (oltre 200 piante) e nello scantinato di un agriturismo a Mariotto (nella circostanza furono arrestati due altamurani)».
La mappatura geo-criminale di Bitonto resta sostanzialmente immutata: la città è sempre contesa dai clan Cipriano, le cui attività illecite si concentrano in particolar modo nel centro storico di Bitonto, e Conte-Cassano, particolarmente attivo nella zona 167 e nelle periferie del nucleo urbano, storicamente contrapposto al clan bitontino dei Cipriano.
I sodalizi sono quasi esclusivamente dediti alle attività di traffico e spaccio di stupefacenti. Attività che hanno creato una vera e propria guerra, culminata con il delitto di Anna Rosa Tarantino. Lo ha confermato anche la Procura: la donna è una vittima innocente della guerra tra clan.