Cronaca
Faida tra clan a Bitonto, confermate le condanne nel clan Cipriano
La pena più severa (21 anni) per il capoclan Francesco Colasuonno, ridotta quella per Giuseppe Pastoressa: 17 anni e 10 mesi
Bitonto - martedì 21 gennaio 2025
18.35
Sedici condanne confermate, quattro revisionate e soltanto una ridotta. Ieri la seconda sezione penale della Corte d'Appello di Bari ha rideterminato la condanna per il boss Francesco Colasuonno (21 anni di reclusione) coinvolto nel maxi blitz "Porta Robustina" che, più di tre anni fa, ha chiuso il cerchio sul clan Cipriano.
L'indagine, dal nome di una delle quattro originarie porte della città di Bitonto, luogo simbolo del conflitto con il clan Conte per il controllo dello spaccio in città, è partita dopo la faida armata del 2017 che culminò, il 30 dicembre di quello stesso anno, nell'omicidio della anziana sarta Anna Rosa Tarantino, uccisa durante un inseguimento tra pusher dei due gruppi criminali rivali. E con il capoclan, soprannominato «Ciccio Cipriano», finirono in carcere 24 persone, 43 quelle indagate.
Il collegio presieduto da Ornella Gozzo che ha giudicato capi, vedette e spacciatori, ha ridotto la pena inflitta a Giuseppe Pastoressa, in primo grado riconosciuto colpevole alla pari di Colasuonno di aver diretto e organizzato l'associazione finalizzata al traffico di droga nei comuni di Bitonto, Palo del Colle e in altre zone del nord barese, a 17 anni e 10 mesi. Rideterminate, invece, le pene a carico di Vito Rizzi e Bruno Schiraldi (13 anni e 4 mesi ciascuno) e di Giorgio Costa (12 anni).
L'indagine che portò agli arresti del 4 luglio 2022 e alle condanne di ieri si è sviluppata dopo l'omicidio dell'albanese Edvin Sadiku, avvenuto a Binetto il 4 febbraio 2017 e al delitto dell'anziana sarta, in un contesto di "guerra" tra i due gruppi Cipriano e Conte per la gestione dello spaccio di droga nel borgo antico. Il canale di rifornimento della cocaina e dell'eroina su Bitonto sarebbe stato Ottavio Di Cillo: i giudici hanno confermato la pena a 10 anni e 8 mesi come Giovanni Centrone.
La Corte ha confermato le pene per gli altri imputati: Biagio Antifora (10 anni), Carlo Antonelli (4 anni e 4 mesi), Damiano Cataldi (9 anni), Francesco Colasuonno (classe 1991, 9 anni), Christian Leccese (1 anno e 4 mesi), Roberto Lovero (9 anni), Rocco Mena (14 anni), Vito Mercurio (10 anni), Felice Mongelli (9 anni e 8 mesi), Biagio Papaleo (9 anni), Michele Pasquale (10 anni), Benito Ruggiero (1 anno e 4 mesi), Francesco Ruggiero (6 anni) ed Arcangelo Zamparino (10 anni).
I giudici, infine, hanno disposto la rifusione delle spese sostenute dalle due parti civili, il Comune di Bitonto e la Regione Puglia. L'inchiesta ha documentato una organizzazione del clan di tipo verticistica, con un capo, Ciccio Colasuonno, e la manovalanza incaricati dell'attività di spaccio a Bitonto, organizzati su più turni.
L'indagine, dal nome di una delle quattro originarie porte della città di Bitonto, luogo simbolo del conflitto con il clan Conte per il controllo dello spaccio in città, è partita dopo la faida armata del 2017 che culminò, il 30 dicembre di quello stesso anno, nell'omicidio della anziana sarta Anna Rosa Tarantino, uccisa durante un inseguimento tra pusher dei due gruppi criminali rivali. E con il capoclan, soprannominato «Ciccio Cipriano», finirono in carcere 24 persone, 43 quelle indagate.
Il collegio presieduto da Ornella Gozzo che ha giudicato capi, vedette e spacciatori, ha ridotto la pena inflitta a Giuseppe Pastoressa, in primo grado riconosciuto colpevole alla pari di Colasuonno di aver diretto e organizzato l'associazione finalizzata al traffico di droga nei comuni di Bitonto, Palo del Colle e in altre zone del nord barese, a 17 anni e 10 mesi. Rideterminate, invece, le pene a carico di Vito Rizzi e Bruno Schiraldi (13 anni e 4 mesi ciascuno) e di Giorgio Costa (12 anni).
L'indagine che portò agli arresti del 4 luglio 2022 e alle condanne di ieri si è sviluppata dopo l'omicidio dell'albanese Edvin Sadiku, avvenuto a Binetto il 4 febbraio 2017 e al delitto dell'anziana sarta, in un contesto di "guerra" tra i due gruppi Cipriano e Conte per la gestione dello spaccio di droga nel borgo antico. Il canale di rifornimento della cocaina e dell'eroina su Bitonto sarebbe stato Ottavio Di Cillo: i giudici hanno confermato la pena a 10 anni e 8 mesi come Giovanni Centrone.
La Corte ha confermato le pene per gli altri imputati: Biagio Antifora (10 anni), Carlo Antonelli (4 anni e 4 mesi), Damiano Cataldi (9 anni), Francesco Colasuonno (classe 1991, 9 anni), Christian Leccese (1 anno e 4 mesi), Roberto Lovero (9 anni), Rocco Mena (14 anni), Vito Mercurio (10 anni), Felice Mongelli (9 anni e 8 mesi), Biagio Papaleo (9 anni), Michele Pasquale (10 anni), Benito Ruggiero (1 anno e 4 mesi), Francesco Ruggiero (6 anni) ed Arcangelo Zamparino (10 anni).
I giudici, infine, hanno disposto la rifusione delle spese sostenute dalle due parti civili, il Comune di Bitonto e la Regione Puglia. L'inchiesta ha documentato una organizzazione del clan di tipo verticistica, con un capo, Ciccio Colasuonno, e la manovalanza incaricati dell'attività di spaccio a Bitonto, organizzati su più turni.